"Io spero che la voglia di vivere che esprimono tutti questi fratelli che si mettono sul barcone per tentare di avere una vita migliore e diversa non sia considerata un reato". Sono parole dell'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro.Appena rientrato da Lampedusa, è stato intervistato da Radio Vaticana sulla proposta di legge per l'abolizione del reato di clandestinità. "La voglia di vivere - dichiara senza esitazioni - è un diritto di ogni uomo! È strano che noi li condanniamo perché loro vorrebbero un futuro diverso e una speranza di vita nel cuore. Quindi non posso se non condividere questa apertura che spero davvero porti a qualcosa di nuovo e di diverso"."Io dico: se sta avvenendo questa tragedia come è avvenuta - denuncia monsignor Montenegro -, se altre tragedie ce ne sono state e forse noi non ne siamo venuti a conoscenza, probabilmente è perché c'è una legge che permette che succedano questi fatti. Io ho visto le salme, ho visto i volti di quei bambini. Queste vite spente devono far riflettere: qualcosa deve cambiare! L'Europa non si può reggere solo sull'economia e sono convinto che l'economia non riuscirà a fare un'Europa unita. Come ci dice il Papa è l'uomo al centro: è intorno all'uomo che bisogna ricucire una rete, una tela di vita nuova".Ieri l'arcivescovo si trovava a Lampedusa. "Ero presente - spiega - quando Barroso ha fatto il suo intervento. Lui si è impegnato affinché le nazioni europee siano più attente a questo problema. È un auspicio, un desiderio. Credo che questo sia legato a un futuro diverso dell'Europa. L'Europa se non sa guardare soprattutto ai poveri, come può sperare in un futuro?".Monsignor Montenegro ricorda che nei giorni scorsi a Lampedusa si è tenuto l'incontro dei direttori delle Caritas: "E l'impegno è proprio questo: una Chiesa che si unisce per farsi forte nel servizio dell'amore, che è chiamata a fare dal Vangelo".