Chiesa

Coronavirus. Messe, sì già da maggio: dall'11 all'aperto e dal 25 nelle chiese

Vincenzo R. Spagnolo mercoledì 29 aprile 2020

Le indiscrezioni si rincorrono per tutto il giorno, compresa quella, riportata da agenzie di stampa, sulla ripresa delle celebrazioni liturgiche pubbliche dall’11 maggio. Ma è sera quando, dai palazzi della politica, arrivano alcune conferme sulle concrete ipotesi allo studio del governo circa la ripresa delle Messe in condizioni di sicurezza, al centro dell’interlocuzione con la Conferenza episcopale italiana. «L’orizzonte temporale possibile», così lo definiscono diverse fonti interpellate da Avvenire, è compreso dentro il mese di maggio, ma la valutazione finale dovrà essere «necessariamente legata all’andamento della curva epidemiologica». Se i dati sul contagio da Covid-19 non dovessero risalire – argomentano le medesime fonti –, le date su cui si ragiona in seno all’esecutivo, con l’ausilio del Comitato tecnico scientifico, sono quattro. La prima, lunedì 4 maggio, è certa (perché prevista nell’ultimo Dpcm) e riguarda la ripresa della celebrazione dei funerali. Le altre tre sono al momento oggetto di valutazione e confronto: si tratta del lunedì seguente, l’11 maggio, per la possibilità di celebrare l’Eucaristia all’aperto (si partirebbe con le liturgie feriali); e del 18 – o «più realisticamente », dice una fonte qualificata –, del 25 maggio, per il ritorno delle celebrazioni all’interno delle chiese in condizioni di sicurezza (compresi il distanziamento fra i fedeli, guanti e mascherine, sospensione di alcuni gesti liturgici come lo scambio della pace).

Primo step: misure sulle esequie.
La road map allo studio del governo prevede una serie di passi successivi, frutto di una interlocuzione costante con la Cei e delle valutazioni del Cts. Il primo documento, al quale si sta già lavorando, è un mini-protocollo sulla celebrazione dei funerali dal 4 maggio: com’è noto, è prevista la presenza dei familiari stretti del defunto, per un massimo di 15 persone (più altri dettagli da definire in questi giorni). Riguardo ad altre cerimonie, le fonti precisano come i matrimoni siano attualmente consentiti (purché con la presenza dei soli nubendi e testimoni), mentre di battesimi, prime comunioni e cresime (di solito effettuate a maggio) non si sarebbe ancora discusso.

Protocolli per ogni confessione?
Dopo la nota domenicale di «disaccordo» dell’episcopato italiano e la correzione di rotta del governo, autorità politiche e tecniche si sono messe in moto per la stesura di un protocollo per la sicurezza delle celebrazioni religiose. Per realizzarlo il premier Conte, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e altri esponenti dell’esecutivo sono in costante contatto con la Cei. Peraltro, secondo fonti di maggioranza, alla fine i protocolli potrebbero essere diversi, uno per ciascuna confessione religiosa che avvierà un dialogo col governo, a partire dalle comunità ebraiche e dai rappresentanti dell’islam italiano. «È importante continuare a rispettare le disposizioni del governo per superare l’emergenza – osserva il presidente dell’Unione delle comunità islamiche in Italia Yassine Lafram – ma chiediamo che vengano messe a disposizione il prima possibile misure ad hoc che permettano ai fedeli di partecipare alle preghiere in condizioni di sicurezza».

L’emendamento alla Camera.
Nel frattempo, alla Camera il deputato dem e costituzionalista Stefano Ceccanti ha depositato un emendamento al decreto 19 (in Aula giovedì) che «parlamentarizzerebbe» i Dpcm, introducendo un parere preventivo (obbligatorio ma non vincolante) delle Camere ai decreti del presidente del Consiglio, con l’intento di prevenire le criticità. Ceccanti ha presentato un altro emendamento al medesimo decreto per affrontare la questione delle messe domenicali. Dalla Lombardia, invece, il governatore Attilio Fontana ha scritto una lettera al premier per chiedere il via libera alle celebrazioni religiose.