Già dalle prime ore dopo l'apertura della basilica di San Pietro, si è formato un vasto affollamento davanti alla tomba dove dalla serata di ieri riposano le spoglie mortali del beato Giovanni Paolo II, sotto l'altare della cappella di San Sebastiano. Il flusso di pellegrini che entra nella basilica trova subito la coda, e per transitare prima davanti alla Pietà di Michelangelo e poi davanti all'attigua cappella di San Sebastiano, si procede molto lentamente, a piccolissimi passi.La folla, che già si conta in migliaia di persone, è incanalata da un sistema di barriere e transenne, mentre i gendarmi invitano i fedeli a non fermarsi troppo presso la tomba, dalla grande lapide di marmo bianco con la scritta "Beatus Ioannes Paulus PP. II". Tanti sono quelli che scattano fotografie, mentre molti pellegrini vorrebbero fermarsi a pregare. Qualche difficoltà potrebbe essere creata dal fatto che, mentre prima l'afflusso dei pellegrini si divideva tra quanti andavano nelle Grotte Vaticane per pregare sulla tomba di Wojtyla e quanti entravano direttamente in Basilica, ora tutti confluiscono verso l'ingresso principale.
IERI LA MESSA DI RINGRAZIAMENTO L'ultimo Rosario davanti alla bara di Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro è previsto per le 17.30, ma la fila dei fedeli che sperano di potercela fare a porgere il loro omaggio al Papa beato si allunga a vista d’occhio. Il flusso dei pellegrini è iniziato domenica al termine della beatificazione, intorno alle 13. Era stato Benedetto XVI a porgere per primo il saluto al suo predecessore, chinandosi sul feretro, posto nella mattinata davanti all’altare centrale, «della Confessione». Dopo di lui i cardinali e le delegazioni ufficiali.Da allora davanti alla bara di legno del Pontefice, sulla quale è stato posto l’evangeliario di Lorsch, redatto tra il 778 e l’820, i fedeli scorrono in fila, in silenzio. Molti di loro, domenica, hanno aspettato in fila per ore. Monica Bravin, 42 anni, arriva da Torino. «Tutta la sera di sabato abbiamo pregato a Sant’Agnese e a piazza Navona. Wojtyla per me è stato un padre. Sono qui per ringraziarlo». «Noi siamo in 13 e siamo arrivati a Roma da Modena poco prima di mezzanotte, poi abbiamo pregato in due chiese del centro storico», racconta subito dopo Anna Barozzi. «Gli volevamo molto bene. Era un Papa buono, attirava i giovani». «No, non solo i giovani», la corregge subito Nazzarena Fiorani. «Tutta la sua vita è stata all’insegna della grande spiritualità, trascinava tutti», aggiunge Salvatore Accardo. Gianfranco, 38 anni, è di Roma: «Era il Papa dei giovani, ha portato la Parola di Dio e la pace nel mondo».I pellegrini, commossi raccontano il loro Wojtyla provano a spiegare il perché dell’interminabile per salutarlo. «Ci ha chiamato lui», provano a spiegare alcuni spagnoli. Giuseppe Masca viene da Ittili, in provincia di Sassari. Nonostante la notte insonne e in piedi, domenica pomeriggio si è messo in fila riuscendo a entrare in basilica verso le 23. «No, non mi lamento affatto. È stato naturale farlo». È sarda anche Ileana Marongiu. «Eravamo qui quando è morto, è una conseguenza logica oggi stare di nuovo accanto a lui. Io lo identificavo in mio padre». Elisabetta Iorfino, con il figlio Carmelo Prestia e la collega Angela Currà, sono di Vibo Valentia. «Mi è rimasto impresso come uomo, Papa, padre, fratello». Poi confida con voce tramante: «Aspettavo un figlio quella notte del 16 ottobre quando si affacciò alla finestra e disse "se mi sbaglio mi corrigerete". Ho cominciato a piangere. Avevo difficoltà a portare avanti una gravidanza. "Aiutami a portare avanti almeno questo mio figlio", gli ho detto, e lui mi ha aiutato. Sono qua per ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per me».Alle tre di lunedì mattina la basilica è chiusa. Fino ad allora, circa 250mila persone sono riuscite ad avvicinarsi, seppure per poco, al feretro. Alle 5, eccone altre migliaia di nuovo in attesa. L’omaggio si ferma solo alle 10 e mezza, per la Messa di ringraziamento celebrata dal segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. Subito dopo il flusso dei fedeli ricomincia senza sosta. Katia Avella viene da Bari. Domenica non è riuscita neanche ad entrare nella piazza. «E oggi (ieri ndr) finalmente sono riuscita a salutare Giovanni Paolo II. Ora posso andare via contenta», ammette sorridendo. «Non potevamo mancare – ribadiscono Angela Bonaventura e Anna Zarbo, da Catania –. Anche noi domenica non ce l’abbiamo fatto ad entrare in piazza. Giovanni Paolo II è stato un Papa meraviglioso. Siamo qui per ringraziarlo». Numerosi i polacchi in fila. Kinga, Minika e Marta sono tre ventenni e arrivano da Olsztin. «Noi Wojtyla lo amiamo. Ecco perché siamo qui», esemplificano sorridendo. La bara di Wojtyla, ieri, dopo la chiusura della basilica, è stata posta sotto l’altare della cappella di San Sebastiano, vicino alla Pietà di Michelangelo. E alle 19.30 è stata collocata la grande lapide di marmo bianco che porta le parole: «Beatus Ioannes Paulus PP. II».
Graziella Melina