Chiesa

MESSA IN DUOMO. Scola ricorda Martini: «Portatore di speranza»

sabato 31 agosto 2013
La messa per il primo anniversario dalla morte del cardinale Carlo Maria Martini "è un'occasione privilegiata per rendere grazie a Dio del bene compiuto nel suo ministero episcopale". Lo ha detto l'arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, durante l'omelia in Duomo. Scola ha ricordato lo "sguardo appassionato per tutti gli uomini" di Martini, invitando ciascuno a un "salto di qualità", ad aderire alla commemorazione non in modo "esteriore" ma dall'interno di noi stessi dando una "risposta personale che ci spalanchi a tutti i nostri i fratelli, al campo che è il mondo intero".Forse anche per questa apertura agli altri, a rendere omaggio alla sua salma alla camera ardente in cattedrale arrivarono almeno centomila persone, credenti e non, e al funerale assistettero in 20 mila. E anche a un anno dalla sua morte la cattedrale si è gremita di fedeli, di 'amicì e suoi successori (oltre a Scola anche il cardinale Dionigi Tettamanzi), e anche in tutte le 1.107 parrocchie della diocesi la messa vigiliare sarà dedicata a lui."Non esistono domande autentiche di un uomo - ha detto Scola - che non siano di tutti gli uomini: le 'periferie esistenzialì, per usare l'espressione di Papa Francesco, sono innanzitutto i confini della stessa esperienza di ciascuno di noi". Le domande sulla morte e sul bene della vita "attraversano, senza distinzione, l'esistenza di credenti e non credenti, incamminati sulla stessa strada". E Martini, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, è stato "indomito portatore" della "speranza affidabile che deriva dalla fede incrollabile nella Resurrezione di Gesù". E di questo, dell'importanza che dava alla dimensione contemplativa (che - Martini ha scritto nella sua prima lettera pastorale - restituisce l'uomo a se stesso) bisogna tener conto per capire il contesto in cui si inseriscono la sua "passione civile", il suo "indomito tentativo di indagare gli interrogativi brucianti dell'uomo di oggi" "tutta la sua riflessione e la sua azione"."Ciò che stato e che viene detto e scritto sulla sua figura - ha concluso il cardinale Scola -, sul suo pensiero e sulla sua opera diventerebbe facilmente unilaterale, se non venisse collocato in questa unificante prospettiva".