Chiesa

IL RICORDO. Martini, il legame con Avvenire, «strumento di speranza»

Giacomo Gambassi mercoledì 5 settembre 2012
«Da bambino una delle vocazioni che sentivo fortemente era quella di fare il giornalista per scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo». Il cardinale Carlo Maria Martini aveva scelto la redazione di Avvenire per confidare il suo sogno d’infanzia. Era il 30 aprile 1999 quando l’arcivescovo di Milano si immergeva per una mattina nella sede del quotidiano dei cattolici, in piazza Carbonari. E con la sua visita – preceduta e seguita da numerosi interventi pubblicati sulle pagine del quotidiano e dai messaggi per le Giornate di Avvenire celebrate nella sua diocesi – confermava il forte radicamento ambrosiano della testata.Un rapporto costitutivo, quello fra il quotidiano e la Chiesa di Milano, che Martini ha coltivato anche con i suoi scritti in pagina. «Il mio auspicio – sottolineava nel novembre 2001 in occasione della Giornata di Avvenire – è che il quotidiano cattolico sia soprattutto strumento di speranza». E poi descriveva il ruolo che il cardinale immaginava per la testata: «Penso Avvenire come una finestra della Chiesa aperta sul mondo che, da una parte, permette alle nostre comunità di trasmettere con un linguaggio adeguato e comprensibile a tutti il cammino che come comunità cristiane facciamo per essere nel mondo segno di speranza; e, dall’altra, fa entrare nelle nostre comunità i problemi e le tensioni che il mondo vive, aiutandoci a leggerle e comprenderle a partire da una ispirazione cristiana di fondo».Da secondo successore sulla cattedra di Ambrogio di Giovanni Battista Montini che da Papa volle la nascita di Avvenire nel 1968, Martini ha incoraggiato il progetto di Paolo VI. «Il quotidiano cattolico ha un insostituibile ruolo e una grave responsabilità di servizio alla Chiesa italiana», avvertiva nel 1996 alla vigilia della Giornata di Avvenire. E verso gli appuntamenti promossi dal giornale il cardinale ha manifestato il suo favore. Come dimostra la sua presenza nel marzo 1994 all’incontro «Il cielo oltre Babele: culture e religioni in dialogo» voluto da Avvenire e dall’Unione editori e librai cattolici italiani all’interno del Salone del libro e della comunicazione religiosa a Milano. Nell’introduzione alla tavola rotonda Martini aveva invitato a «favorire la comunicazione religiosa» guardando anche al confronto fra le fedi.Per l’arcivescovo che voleva fare il giornalista, l’impegno del quotidiano dei cattolici richiamava l’importanza che le «meraviglie» dei media hanno anche per la Chiesa. «Insieme con Avvenire – suggeriva nel 1996 – siamo invitati a riflettere sulla cultura mediatica, una cultura che mette l’adulto nella fede di fronte alla sfida di comunicare il Vangelo con i nuovi mezzi della comunicazione sociale». E nel 2000 proponeva: «A me piacerebbe che si sviluppasse una sinergia fra il pulpito, la stampa cattolica e la radio televisione». È quanto fanno Avvenire, Tv2000 e InBlu. Ed è il percorso intrapreso oggi da molte diocesi italiane anche grazie a Internet.«Avverto un po’ di invidia per voi», rivelava il cardinale ai giornalisti di piazza Carbonari. Ma dalle colonne di Avvenire ammoniva nella lunga intervista con Dino Boffo per i venti anni di episcopato: «Parlando dei mass media in questi anni, ho fatto spesso osservare che c’è una ricerca quasi morbosa di contrapposizioni e conflitti. Per questo vengono anche talora riferite malamente le parole dei vescovi. Si tratta di un pessimo costume giornalistico che va corretto».​