Chiesa

Un incontro nel carcere romana sulla futura santa. Madre Teresa: un modello anche al Regina Coeli

mercoledì 31 agosto 2016
Quando lo spirito religioso di Madre Teresa supera qualsiasi barriera, anche quelle del carcere Regina Coeli. Come? Attraverso il linguaggio universale della pace e i valori di solidarietà, partecipazione e condivisione, che Madre Teresa ha promosso nel mondo: sono stati questi i temi affrontati nell’incontro seminariale che si è tenuto all’interno del carcere romano di Regina Coeli. Nell’anno giubilare l’iniziativa ha rappresentato uno dei momenti forti di promozione del valore della misericordia anche a coloro che vivono in regime di detenzione. Interesse e commozione hanno caratterizzato l'incontro a cui hanno preso parte i detenuti che, insieme alle autorità dell’Istituto di pena, alle religiose, al Cappellano e ai volontari, hanno assistito alla proiezione di un documentario sugli aspetti salienti della vita della fondatrice delle Missionarie della Carità. Le motivazioni dell’incontro, che ha visto la partecipazione di tanti ospiti di etnie e religioni diverse sono state spiegate in un'intervista alla Radio Vaticana da Maria Falcone, docente del penitenziario e organizzatrice dell’evento. «Abbiamo voluto organizzare questo evento per dare forza al valore della pace in un luogo come il carcere, dove la pace ha necessità e bisogno di essere rafforzata, ribadita, riproposta su più livelli e in varie forme. Dall’altra parte, abbiamo voluto fare un omaggio a Madre Teresa di Calcutta» ha spiegato Falcone. «Questi incontri hanno essenzialmente una funzione pedagogica, perché mettono le persone - ha proseguito la docente - nella condizione di apprendere i valori universali di umanità, di solidarietà, partecipazione e condivisione che Madre Teresa di Calcutta ha esteso a tutti. All’incontro erano presenti detenuti di tutte le etnie e di tutti i credo religiosi, tutti pronti ad abbracciare quello che è stato per noi il linguaggio universale della pace. Per loro è stato particolarmente toccante, particolarmente commovente. Quello che più mi ha colpito è stato il fatto che si avvicinassero spontaneamente a salutare le suore di Madre Teresa, in segno di devozione, e questo è stato importante, perché i detenuti partono da un percorso di sofferenza».