La marcia. Macerata-Loreto, canto e preghiera vincono la fatica
Gli occhi del cardinale Marc Ouellet, come quelli dell’arcivescovo di Ancona-Osimo, Angelo Spina, e di Fabio Dal Cin, arcivescovo prelato di Loreto, sono fissi sulla discesa di Montereale enorme e deserta, in attesa di qualcosa, mentre alle spalle l’alba filtra appena dalle cupole della Basilica e inizia a colorare le colline marchigiane. Ma allo scoccare delle 6 e mezza della domenica, un’ora dopo il previsto, eccola spuntare laggiù da quell’orizzonte la marea umana dei pellegrini, i loro occhi puntati in direzione opposta, verso il traguardo di una notte di cammino e preghiere: la Basilica di Loreto con all’interno la Santa Casa di Maria, e la Madonna Nera “venuta” anche lei qui alla base della discesa ad aspettarli. L’hanno portata a spalla gli avieri dell’Aeronautica - simbolo di quegli angeli che secoli or sono portarono in volo dalla Terra Santa la Casa in pietra - mentre come ogni anno la signora Carla, la fiorista di Recanati, l’ha addobbata di rose bianche.
Sguardi che si incrociano da lontano, dunque. Poi la fatica di tutta una notte finalmente si scioglie nel tratto finale della Macerata-Loreto, dove si corre o si zoppica, si hanno ancora forze o si soffre con le piaghe ai piedi, si sorride soddisfatti o si scoppia in lacrime: per lo spossamento, o per la gioia, o per quella supplica segreta che ha spinto a fare il pellegrinaggio. La gran parte di loro canta ancora come ha fatto per ore. Ma tutti, invariabilmente, danno un lungo sguardo alla Madonna Nera e al suo Bambino, la carezzano con il Rosario passando, c’è anche chi si inginocchia e prega lì.
I primi, come sempre, sono i disabili, trainati con cinghie per tutta la notte dagli amici: sono loro l’avanguardia, in questo mondo capovolto. E dietro prorompe la folla dei centomila che hanno preso parte alla 40ª edizione del pellegrinaggio, dedicato quest’anno ai giovani con il titolo “Che cercate?”. «Mai visti così tanti, mi sa che per questo anniversario quest’anno sono molti di più», commenta la fiorista con gli avieri, e il servizio d’ordine concorda. «Questo ritardo è dovuto al chilometro che è stato aggiunto al percorso, ma soprattutto al numero impressionante di adesioni».
Ouellet, Spina e Dal Cin si uniscono al pellegrinaggio e lo conducono fino al sagrato, mentre la statua di Maria si muove solo quando anche l’ultimo degli ultimi è arrivato dalla discesa: lo fa ogni anno, non lascia indietro nessuno. Così quando ondeggiando sulle spalle degli avieri arriva anche lei nella piazza del santuario e sale sul sagrato è un colpo al cuore per tutti. Ouellet, assieme a Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica e ideatore instancabile del pellegrinaggio, guidano «l’atto di consacrazione della nostra vita a Cristo attraverso Maria, perché la Chiesa diventi sorgente di vita nuova per tutti i popoli» e corale è la preghiera finale.
«Ora buon riposo a tutti», augura l’arcivescovo Dal Cin, alla sua prima Macerata-Loreto, «Andate avanti con la speranza nella pace», aggiunge il cardinale Ouellet, mentre Vecerrica, 78 anni e quaranta pellegrinaggi nelle gambe, guarda già alla prossima edizione: «Se Dio vuole ci vediamo nel 2019, perché per arrivare al 50° bisogna pur ricominciare con il 41°! Guardate questo bimbo, Mattia, ha dieci anni, si è fatto tutto il cammino ed è qui beato…».