Chiesa

Festa. Ma oggi la castità è ancora un valore? La risposta di Luigi Gonzaga ai giovani

Filippo Rizzi venerdì 21 giugno 2024

Un particolare dell'altare di san Luigi Gonzaga nella chiesa di Sant'Ignazio in Campo Marzio a Roma

San Luigi Gonzaga (1568-1591), il nobile principe e giovane scolastico gesuita, spesso raffigurato dall’iconografia trionfante della Controriforma con l’inseparabile giglio, morto a soli 23 anni dopo aver contratto la peste per aver trasportato sulle sue gracili spalle un moribondo a Roma di cui oggi ricorre la memoria liturgica è un modello ancora attuale per il suo stile di carità e per come, nel segno della fede in Cristo, ha saputo custodire la purezza del corpo. Ma la sua cifra e la fama di santità (tra le curiosità fu dichiarato beato nel 1605 quattro anni prima del fondatore dell’Ordine cui apparteneva, Ignazio di Loyola) può trasmettere ancora oggi qualcosa di autentico, realizzabile e attraente per le nuove generazioni?

Di certo a più di 450 anni dalla sua nascita è ancora radicata la devozione per questo santo, devotissimo della figura dell’angelo custode, canonizzato da Benedetto XIII nel 1726, che rinunciò al marchesato per spendere tutto se stesso nell’assistenza ai malati, ai moribondi e ai poveri (tra l’altro dal 1991 per volere di Giovanni Paolo II è patrono dei malati di Aids). Una memoria ancora viva soprattutto nei due luoghi che nella nostra Penisola custodiscono le sue reliquie e la sua memoria: il santuario di San Luigi a Castiglione delle Stiviere nel Mantovano dove nacque il 9 marzo 1568 (e dove oggi è custodito il teschio) e la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in campo Marzio a Roma, città in cui si spense il 21 giugno 1591 (e dove riposa il resto del suo corpo). Come nel caso della compatrona d’Italia santa Caterina da Siena, infatti, il corpo di Luigi è stato diviso in due parti per simboleggiare in capite et membris, l’alfa e omega della sua breve vita.

Nella piccola Castiglione delle Stiviere, a pochi passi dal lago di Garda, in diocesi di Mantova di cui è compatrono la memoria di questo gigante della fede e «martire della carità» come lo ebbe a definire nel 1926 Pio XI quando lo dichiarò patrono della gioventù cattolica è ancora vivissima. A testimoniarlo sono le tante Messe, celebrazioni liturgiche e processioni – tra cui il corteo storico che rievoca la corte dei Gonzaga a cui il santo apparteneva – che hanno preceduto la solennità odierna. Oggi san Luigi verrà ricordato nella “sua” Castiglione con due Eucaristie solenni: una in Duomo alle 10.30 (in cui si festeggerà e si renderà omaggio anche ai 60 anni di ordinazione sacerdotale del vescovo emerito Roberto Busti) e l’altra alle 18.30 nel Santuario di San Luigi, che è stata elevata a Basilica minore nel 1964 per volere di Paolo VI, che sarà presieduta dall’attuale pastore di Mantova, Marco Busca.

«L’affetto per questa figura – racconta il rettore del santuario aloisiano don Nelson Furghieri – non è solo testimoniato dalla presenza di tanti fedeli che sono suoi concittadini (un nostro parrocchiano custodisce un migliaio di immagini del santo che ne testimoniano la plurisecolare devozione) ma anche dai pellegrinaggi che avvengono spesso nei giorni che precedono la sua festa. In particolare, dagli Stati Uniti ogni anno l’università di Saint Louis a New York organizza un itinerario ad hoc per rendere omaggio a questo santo così singolare». Don Nelson da tre anni guida il santuario di stile gesuitico (qui la Compagnia di Gesù è rimasta come custode è rimasta in onore del suo illustre confratello fino alla sua soppressione nel 1773) a cui è annesso il castello dove visse il grande santo mantovano. Il sacerdote è rimasto da subito affascinato da questo giovane santo che decise di entrare tra i gesuiti a 17 anni. «Leggendo la biografia di Virgilio Cepari che era suo compagno di studi al Collegio Romano ho capito molto di lui – racconta –. Ne ho compreso lo spirito di povertà, umiltà e distacco dalla “vanità delle cose”. Egli non è nato santo ma si è fatto santo. Egli come ha detto papa Ratti, Pio XI, è stato un “martire della carità”». La devozione a questa figura così singolare ha guidato dalla Controriforma fino al Vaticano II, come ha spesso sottolineato lo storico Adriano Prosperi, generazioni di bambini e preadolescenti come modello per la purezza nel rapporto con il proprio corpo. E oggi continua a ricordare alle nuove generazioni la bellezza di vivere i valori contenuti nei voti di castità, povertà e obbedienza.

«Non mi soffermerei solo sull’immagine iconografica e spesso oleografica della sua purezza del corpo – sottolinea il rettore della Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola in Campo Marzio a Roma, il gesuita padre Vincenzo D’Adamo – o su come ha vinto le tentazioni, ma sulla trasparenza e integrità fisica anche a livello antropologico della sua persona e sul patrimonio interiore e di libertà con cui ha risposto il suo sì al Signore dopo aver fatto l’esperienza degli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio».

Un santo giovane controcorrente, dunque, molto attuale e ancora amatissimo anche nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma, famosa per gli affreschi di Andrea Pozzo. «Qui riposano le spoglie anche di altri due grandi santi gesuiti di cui uno fu suo direttore spirituale, Roberto Bellarmino, e Giovanni Berchmans ma Luigi rimane il santo più amato e venerato. Tanti sono – è la confidenza di padre D’Adamo – i latino-americani o i portoghesi, tra loro molti seminaristi anche laici che sostano in preghiera sulla sua tomba. E a impressionarmi, durante il difficile tempo della pandemia del Covid 19, è stato il modo in cui il santo è stato invocato e a cui si sono affidati per la sua protezione e intercessione tanti medici e infermieri della Capitale per chiedere la guarigione di tanti loro assistiti».

Oggi il santo dei giovani verrà ricordato nella chiesa di Sant’Ignazio con un’Eucaristia alle 18.30 presieduta dal vescovo ausiliare di Roma Dario Gervasi. «A conclusione della celebrazione eucaristica in cui verrà recitata, tra l’altro, la bellissima preghiera del cardinale Carlo Maria Martini dedicata a san Luigi – dei bambini vestiti da paggetti con gli stessi abiti che indossava probabilmente il santo quando viveva alla corte dei Gonzaga – è la riflessione finale di padre D’Adamo – raccoglieranno su dei foglietti le intenzioni di preghiera scritte dai fedeli. Quelle piccole carte saranno messe di fronte alla tomba del santo per essere bruciate in un braciere. Sarà questo un piccolo gesto di preghiera per san Luigi, che ci ricorda come il suo esempio ci aiuti a guardare a Dio».

​La preghiera del 1991 del cardinale Martini per l'apostolo del sorriso

Giovanni Paolo II il 22 giugno del 1991 si recò pellegrino a Castiglione delle Stiviere nel Mantovano per rendere omaggio al suo più illustre concittadino san Luigi Gonzaga. La scelta del Pontefice di recarsi nel luogo che diede i natali al santo che lui dichiarò proprio in quell’anno protettore dei malati di Aids, la “peste” di quella epoca, nacque dall’idea di celebrare il grande santo e di nobile dinastia a 400 anni dalla sua morte (1591-1991). Ad accompagnarlo in quella storia visita (la 96esima nella Penisola) al Santuario dedicato al Gonzaga ci furono l’allora vescovo di Mantova Egidio Caporello e il cardinale e arcivescovo di Milano il cardinale e in un certo senso confratello di san Luigi, il gesuita Carlo Maria Martini. In quel frangente il Pontefice polacco indicò attraverso la lettura di una sua preghiera personale l’attualità del santo ignaziano e il suo stile «controcorrente» capace ancora di parlare ai giovani per il suo modello di «castità perfetta». Oggi nella chiesa di Sant’Ignazio a Roma in campo Marzio dove riposa il corpo di san Luigi Gonzaga a conclusione delle celebrazioni per questa solennità verrà letta ad alta voce da tutti i fedeli, come ogni anno, la preghiera che vergò il cardinale Carlo Maria Martini nel 1991.

Eccola: «Signore Gesù, che hai rivelato a san Luigi il volto del Dio amore, e gli hai donato la forza di seguirti rinunciando a tutto ciò che al mondo appariva prestigio e ricchezza, di spendere la sua vita per i fratelli, nella letizia e nella semplicità di cuore, concedici, per sua intercessione, di accogliere il tuo disegno sulla nostra vita e di comunicare a tutti i fratelli la gioia del Vangelo, il sorriso della tua presenza d’amore. Fa’ che la tua croce sia, come lo è stata per Luigi Gonzaga, la nostra consolazione, la nostra speranza, la soluzione dei problemi oscuri della vita, la luce di tutte le notti e di tutte le prove.E tu Maria, che hai ispirato all’adolescente Luigi il proposito della verginità, consolida in noi il desiderio della purezza e della castità, ottienici il dono di contemplare il mistero di Dio attraverso quella Parola mediante la quale Gesù ci parla, ci chiama, suscita la nostra risposta. Te lo chiediamo, Padre, per Cristo nostro Signore nella grazia dello Spirito Santo. Amen».

La statua di San Luigi Gonzaga custodita nell'omonimo Santuario di Castiglione delle Stiviere nel Mantovano dove nacque il santo il marzo 1568 - Avvenire Filippo Rizzi


100 anni fa la Messa di don Orione per il suo santo protettore


Il 21 giugno 1924, esattamente cento anni fa, don Luigi Orione celebrava per la prima volta la Messa all'altare di San Luigi Gonzaga, nella chiesa di Santo Ignazio in Campo Marzio a Roma, per adempiere ad un voto. A partire da questa data il santo (canonizzato da Giovanni Paolo II nel 2004), ogni qualvolta gli fu possibile, rinnovò tale celebrazione. Dopo la sua morte (12 marzo 1940), i successori di don Orione alla guida di questa Famiglia religiosa hanno proseguito nell'adempimento del voto fatto dal loro fondatore Luigi Orione facendo sì che nel tempo, la Messa celebrata nella festa liturgica di san Luigi Gonzaga sul suo altare presso la Chiesa di Sant’Ignazio, diventasse un appuntamento fisso per tutti gli orionini. La celebrazione eucaristica sarà presieduta questa mattina alle 12 nell'altare che custodisce le spoglie mortali del santo gesuita dal consigliere generale degli orionini don Fernando Fornerod. In un messaggio l'attuale direttore generale dell'Opera Don Orione padre Tarcisio Vieira ha inviato un messaggio alla sua Congregazione ricordando l'importanza di questo anniversario . «Carissimi, - scrive nel suo messaggio padre Vieira - nel proporre la devozione e lo stile di vita e di santità di San Luigi Gonzaga (“Vivere come San Luigi”), Don Orione ricordava che è necessario mantenere in ogni momento della nostra esistenza una vita intensa di Dio in noi stessi “per amare, seguire e servire sempre il Signore e la Madonna Santissima».

Un'immagine del 1924 mentre presiede l'Eucaristia a Roma nella chiesa di Sant'Ignazio di Loyola. Nella immagine accanto un particolare dell'altare di San Luigi Gonzaga - Dal sito del Famiglia orionina