Natale. Bambinello “africano” nella cattedrale di Palermo: «La diversità arricchisce»
Il Bambino Gesù deposto sull'altare della cattedrale della città, dove si trovano anche le spoglie di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia e proclamato beato a Palermo 25 dicembre 2019
Quest'anno il Bambinello nella cattedrale di Palermo è una scultura proveniente dalla Tanzania. Un dono utilizzato in questo Natale 2019 per aiutare ad accettare la sfida dell'accoglienza e della protezione dei migranti che arrivano sulle coste siciliane: "Questo Bambinello vuole provocare una riflessione contro tutte le forme di razzismo - ha spiegato il parroco della cattedrale, monsignor Filippo Sarullo - e aiutare a comprendere che la diversità arricchisce reciprocamente e che non può esserci futuro senza l'integrazione delle diversità".
Il Bambinello è stato portato in processione al canto del Gloria, durante la Messa della Notte presieduta dall'arcivescovo Corrado Lorefice, da una coppia della cattedrale. La moglie è cubana, il marito un italiano. I due figli sono ministranti della Cattedrale. In cattedrale è allestito il bel presepe tradizionale in un altare e in un altro è collocata la raccolta di presepi di provenienza da tutto il mondo. Tra questi il presepe che l'artigiano lampedusano Franco Tuccio ha realizzato con il legno dei barconi dei migranti approdati sull'isola, i cui personaggi sono rivestiti con i teli termici.
Il Bambino Gesù deposto sull'altare della cattedrale della città, dove si trovano anche le spoglie di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia e proclamato beato a Palermo 25 dicembre 2019 - ANSA / IGOR PETYX
Gesù è venuto a rischiarare "il mondo amato da Dio Padre - ha detto nella sua omelia di Natale, l'arcivescovo Lorefice - la casa comune abitata dall'unica famiglia umana nella creativa e feconda contaminazione dei popoli, delle lingue e delle culture". La via di Dio è l'uomo: "Natale ci ricorda che dobbiamo ripartire dall'uomo. Noi non possiamo avere altra via per rimanere umani, per alimentare la fede cristiana e condividerla in questo nostro tempo che conosce il travaglio della custodia del volto autentico dell'uomo".
Giovanni Paolo II nel 1978 in un messaggio radiotelevisivo natalizio disse: "Natale è la festa dell'uomo". Ha infine citato il grande padre spirituale del monastero di San Macario in Egitto, Matta El Meskin per dire che il mondo "è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande. C'è una concorrenza spietata tra governi, tra chiese, tra popoli, all'interno delle famiglie, tra una parrocchia e un'altra: chi è il più grande tra di noi? Il mondo è piagato da ferite dolorose perché il suo grande morbo è: chi è il più grande? Ma oggi abbiamo trovato in te il nostro unico medicamento, Figlio di Dio. Noi e il mondo tutto non troveremo né salvezza né pace, se non torniamo a incontrarti di nuovo nella mangiatoia di Betlemme".