Coronavirus. Così gli oratori della Lombardia si preparano all'estate 2020
Gli oratori lombardi sono chiusi, come esige l’emergenza coronavirus: «ma non si sono fermati». Come e quando si riaprirà, ora non lo sa nessuno: future indicazioni non potranno che nascere dal dialogo con le istituzioni. Però «possiamo dire una cosa certa: in qualche modo, chiusi o aperti, l’Oratorio estivo o il Grest ci sarà. Nella forma che ci sarà permessa, continueremo a stare vicini ai nostri ragazzi e non ci fermeremo. Daremo vita a proposte originali e possibili e a suggerimenti adeguati alla situazione, con quella creatività dell’amore che ci rende quello che siamo».
Così si legge nel messaggio «a tutti gli oratori», diffuso venerdì 17 aprile, firmato dal vescovo di Vigevano Maurizio Gervasoni, delegato per la Pastorale giovanile della Conferenza episcopale lombarda, con i responsabili diocesani don Stefano Guidi (Milano), don Emanuele Poletti (Bergamo), don Giovanni Milesi (Brescia), don Pietro Bianchi (Como), don Paolo Arienti (Cremona), don Stefano Savoia (Crema), don Enrico Bastia (Lodi), don Fabio Scutteri (Mantova), don Davide Rustioni (Pavia), don Riccardo Campari (Vigevano) e con don Paolo Caiani (Salesiani don Bosco). «Non possiamo trascurare la cura che la comunità cristiana deve avere con i ragazzi 365 giorni all’anno, soprattutto nel tempo estivo, così fondamentale per accompagnare e far crescere le giovani generazioni. State pronti e pazientate in modo attivo e propositivo. Vogliamo lavorare con voi, mano nella mano, fianco a fianco con ogni oratorio, accogliendo ogni consiglio e spunto per camminare insieme in questo tempo che sta riscrivendo la nostra storia», conclude il messaggio. Parole certo attese, se si pensa che i 2.500 oratori lombardi, ogni estate, coinvolgono centinaia di migliaia di ragazzi e decine di migliaia fra educatori e animatori.
La lettera (in www.odielle.it il testo integrale) si apre nel segno della «profonda gratitudine» per «la creatività e l’intraprendenza» che sacerdoti, educatori e catechisti hanno saputo mettere in gioco «per non perdere il contatto educativo» con ragazzi e giovani, in questo tempo che ha visto le diocesi lombarde condividere «la scelta sofferta di chiudere gli oratori» per «alto senso di responsabilità verso la società di cui facciamo parte». Gli oratori, tuttavia, «non si sono fermati», né si sono «scoraggiati». Hanno saputo ascoltare «tante situazioni difficili e penose». Hanno saputo praticare «nuovi linguaggi e nuove dinamiche educative». «Ci siamo sentiti vicini, benché distanti»: ed è «un messaggio di incoraggiamento e di fiducia, di stima e di sincera disponibilità a collaborare», quello indirizzato agli oratori, «pensando ai mesi che verranno».
Ecco il punto: «tutti stiamo già pensando all’estate». Ma «non siamo in grado oggi di poter dire quando e come» riaprire ambienti e riprendere attività. «Siamo in costante dialogo con le istituzioni regionali per poter dare indicazioni più precise nelle successive fasi dell’epidemia. Questo nostro messaggio vuole invitare tutti a stare pronti. E vuole umilmente incoraggiare tutti al pensiero, alla presenza, all’attenzione soprattutto alle situazioni di maggior prova, fatica e povertà educativa, come nella migliore tradizione dei nostri oratori. Intanto noi vogliamo esserci», è l’impegno messo nero su bianco: sempre accanto ai ragazzi «nelle modalità che ci saranno indicate».
I servizi diocesani di Pastorale giovanile sono già all’opera «per intuire e realizzare la proposta educativa più adeguata alla prossima estate». Quando e come riaprire, lo si deciderà «insieme», «in attento ascolto delle indicazioni delle autorità competenti e dei nostri Pastori». Anche in questo tempo d’epidemia i ragazzi devono poter sentire che l’oratorio «non è sordo» alle loro domande di senso. E che «non è muto ma ci regala la Parola di Gesù».