Chiesa

SCUOLA DI UMILTA'. L’omaggio a Padre Pio un infinito fiume di fede

Nello Scavo giovedì 24 settembre 2009
Padre Pio lo aveva detto che da morto avrebbe mobilitato più gente che da vivo: 8,6 milioni in 17 mesi. E decine di migliaia ancora ieri si sono messi in coda a San Giovanni Rotondo per le ultime ore dell’ostensione delle spoglie del Santo di Pietrelcina. «Nella vita di San Pio, nulla potremo spiegarci, senza la logica divina dell’amore». Le parole di Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, riassumono le domande di molti.Quasi ventimila fedeli hanno partecipato alla veglia di martedì, alla vigilia della giornata che il calendario liturgico dedica al frate cappuccino. «Padre Pio non ha cercato le folle, ma le folle hanno cercato lui». Com’era accaduto per il curato d’Ars e per madre Teresa di Calcutta. Lo ricorda il cardinale Angelo Comastri nel corso della Messa di ieri pomeriggio. «Perché la gente cercava padre Pio?». A questa domanda il porporato risponde con Paolo VI: «Perché diceva Messa umilmente, confessava da mattina a sera ed era rappresentante coerente delle stimmate di nostro Signore».Sarà quasi l’alba di oggi quando l’ultimo pellegrino si avvicinerà alla teca che preserva le spoglie del frate. Poi intorno al santo si stringeranno solo i padri cappuccini, per una celebrazione fraterna, mentre i tecnici chiuderanno la teca. «Le spoglie – spiega il portavoce della comunità, fra’ Antonio Belpiede – torneranno in una condizione di normalità, di sobrietà, come si addice alla morte». I pellegrini potranno continuare a pregare sulla tomba del santo, il quale però non sarà più visibile.Padre Pio che confessa e assolve. Padre Pio che prega. Padre Pio che lotta. La magnifica galleria dei mosaici di padre Marco Rupnik risucchia i fedeli nella suggestiva cripta della chiesa di San Pio. Le acrobatiche volte disegnate dall’architetto Renzo Piano si intrecciano come a proteggere questo tesoro di arte e spiritualità che ammutolisce i devoti. È qui che verrà portato Padre Pio in una data ancora da definire. «Nessuno di noi – assicura fra’ Belpiede – ha idea di quando potrà essere trasferito nella nuova chiesa», la cui cripta venne benedetta il 21 giugno scorso da papa Benedetto XVI in occasione della sua visita pastorale a San Giovanni Rotondo. Poco lontano dai luoghi sacri c’è l’ospedale che la gente del Gargano chiama semplicemente  «la casa». «Come leggere – domanda ancora l’arcivescovo Castoro a proposito del santo – la sua volontà così determinata di edificare un luogo che potesse essere una casa e un sollievo per chi sta soffrendo?». La «Casa sollievo della sofferenza» non è che una dei molti modi con cui il cappuccino testimoniava «la sua disponibilità ad accogliere ed ascoltare tanta gente». A cominciare dai penitenti, «sin dalle prime ore della giornata, senza mai riposarsi, finché le forze glielo hanno consentito, e forse anche al di là di questo limite che ha cercato di superare finché ha potuto». Anche fra’ Mauro Jöhri, ministro generale dell’Ordine del Frati minori cappuccini, rammenta nel corso della veglia di quando Francesco Forgione, che poi si chiamerà Pio, se ne stava «inchiodato al confessionale con tale orrore per il peccato e tale infinita tenerezza per il peccatore». Nell’Anno Sacerdotale voluto da papa Benedetto XVI, padre Pio è insieme esempio e provocazione. «Perché – insiste monsignor Castoro – egli ha scelto di trascorrere tanto tempo seduto nel confessionale?». Non può esserci che una risposta: «Perché quella parola, la parola della misericordia, potesse giungere a quante più persone possibili. Si è quasi logorato perché questo fiume di misericordia giungesse ad irrorare la terra arida di tante esistenze».La processione di pellegrini intanto scorre in silenzio, incurante del buio. Tante le giovani coppie con bambini. E poi, in coda come gli altri, una delegazione di vescovi argentini. Nella notte precedente ad accostarsi al santo c’era anche Amii Stuart, l’artista che ieri sera sul palco allestito davanti alle ampie vetrate del nuovo edificio di culto ha intonato «Con te», un brano dedicato a san Pio. «Non ci sono parole – confida - per descrivere l’emozione che ho provato venendo a San Giovanni Rotondo e mescolandomi tra i fedeli, di fronte a tanto amore che si respira in questo posto». La lunga notte di San Giovanni rotondo sta per concludersi. Tra i devoti c’è anche chi è qui solo per curiosità. E soprattutto ad essi che deve aver pensato l’arcivescovo Michele Castoro, quando indica la cifra di san Pio da Pietrelcina: «Un amore che tenta fino all’ultimo di attirare lo sguardo di chi non ama ancora, e si offre indifeso alla possibilità di non essere riconosciuto e di rimanere sprecato».