Piena sintonia tra il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il vertice della Chiesa italiana e della segreteria di Stato vaticana nel sollecitare un’Europa più solidale al suo interno e verso le popolazioni che al suo esterno sono in emergenza, in particolare quelle del Nord Africa. Ieri il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha definito «necessaria» una «convergenza d’azione» che sia «rapida e concreta » dell’Europa nelle vicende migratorie di questi giorni. Il problema migratorio, ha sottolineato Bagnasco è «in crescita», ma «dovrebbe e deve essere l’occasione perché l’Italia abbia una sola voce verso l’Europa» e, da parte della Ue, l’occasione per dimostrare di essere «una realtà con un cuore unico che affronti i problemi in sinergia e con responsabilità». Costituire «una voce unitaria» in un «momento di emergenza», ha argomentato il porporato, è necessario «non solo per l’Europa e per il Paese, ma per tanta gente che in condizioni disperate arriva sulle nostre coste». Per quanto riguarda più in generale la situazione della politica italiana, il presidente della Cei ha affermato che «al di sopra di tutto ci deve essere il desiderio e la meta concreta del bene comune, che è fatto di tanti aspetti che devono essere affrontati in un clima di maggiore serenità, altrimenti non si va da nessuna parte». Parlando da Praga, dove sta svolgendo una visita di Stato, Napolitano ha definito «altamente apprezzabili» le preoccupazioni espresse poco prima dal presidente della Cei, e dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che martedì ha lanciato un monito al Vecchio Continente affinché «ritrovi la sua anima, un’anima di grande solidarietà e generosità » verso le popolazioni che sono in emergenza e «non lasci sola l’Italia». «La libera circolazione delle persone – ha detto il Napolitano dopo il colloquio a porte chiuse con il presidente della Repubblica Ceca Vaclav Klaus – è una delle principali conquiste dell’integrazione europea». Possono crearsi delle situazioni «impreviste, come quella che stiamo vivendo» a seguito della crisi libica e tunisina che pongono «la comunità internazionale e l’Unione europea di fronte a dilemmi difficili» anche rispetto alla libertà di circolazione. «La politica di accoglienza – ha rimarcato il capo dello Stato – non deve mai essere in contrasto con l’esigenza di fissare delle regole» di fronte ad ondate di flussi illegali e tenuto conto che la nostra economia e le nostre imprese hanno bisogno di manodopera. «Di fronte ad emergenze così difficilmente gestibili», ha aggiunto, occorre perseguire degli accordi con i paesi di provenienza, in questo caso la Tunisia, e inoltre bisogna tenere conto che en- trare in territorio italiano significa entrare in territorio europeo. Sono perciò «preoccupazioni altamente apprezzabili», per Napolitano, quelle espresse dai cardinali Bertone e Bagnasco. Secondo il presidente «le autorità di Tunisi, in questa fase di trapasso della gestione po-litica, non sono state in grado di rispettare l’accordo già stipulato con l’Italia che prevede il rimpatrio di chi arriva illegalmente». Ma dal 5 aprile vale un nuovo accordo, perciò ha aggiunto: occorre vedere come in sede europea si deciderà di considerare i permessi temporanei di ingresso rilasciati dall’Italia. E in serata Napolitano, nel pranzo di Stato offerto da Vaclav Klaus, ha inviato un monito contro ogni isolazionismo: «Non illudiamoci di conservare i benefici allentando i legami di interdipendenza. Non lasciamoci trarre in inganno». Questa Europa «è certamente perfettibile, deve mostrare capacità di adattarsi alle circostanze sopravvenute, ma è la base di cui i nostri popoli oggi non potrebbero fare a meno». L’instabilità nel Mediterraneo, i flussi migratori, le violazioni dei diritti umani, sono questioni che gli Stati membri non possono affrontare da soli. Perciò «cedere alle lusinghe di anacronistiche chiusure nazionali e di sterili particolarismi », significa condannarsi tutti all’«irrilevanza ».