Verso Roma. Lefebvriani, dal Papa «licenza» per celebrare matrimoni
Il vescovo Bernard Fellay, superiore generale della FSSPX
Un passo ulteriore verso la piena regolarizzazione canonica della Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX), i figli spirituali dell'arcivescovo francese Marcel Lefebvre (1905-1991). È quello che si compie per volere del Papa è che è stato comunicato ieri a «ai presuli delle Conferenze episcopali interessate» in una lettera firmata dal cardinale Gerhard Ludwig Müller, in qualità di presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, e del suo segretario, l’arcivescovo Guido Pozzo.
Dopo il Giubileo, licenza per la Confessione
Dopo aver ricordato come Francesco già nella lettera apostolica di fine Giubileo, Misericordia et misera, avesse deciso di concedere in modo permanente ai sacerdoti della FSSPX «le facoltà per confessare validamente i fedeli, in modo da assicurare la validità e la liceità del sacramento da loro amministrato e non lasciare nell’inquietudine le persone», Müller e Pozzo rendono noto che sempre Bergoglio ha deciso di autorizzare gli Ordinari del luogo (i vescovi diocesani) «a concedere anche licenze per la celebrazione di matrimoni dei fedeli che seguono l’attività pastorale della Fraternità».
Questa decisione, che nasce «su proposta della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Commissione Ecclesia Dei», segue la stessa linea pastorale delle precedenti, ovvero «contribuire a rasserenare la coscienza dei fedeli, malgrado l’oggettiva persistenza per ora della situazione canonica di illegittimità in cui versa la Fraternità di San Pio X».
Le modalità del matrimonio
Due sono le modalità che vengono indicate per i matrimoni celebrati da sacerdoti “lefebvriani” (nel matrimonio a conferirsi il sacramento sono gli sposi, il ruolo del sacerdote è quello di accogliere il consenso degli sposi e celebrare la Messa).
Se è possibile «la delega dell’Ordinario per assistere al matrimonio verrà concessa ad un sacerdote della diocesi (o comunque ad un sacerdote pienamente regolare) perché accolga il consenso delle parti nel rito del Sacramento che, nella liturgia del Vetus ordo, avviene all’inizio della Santa Messa, seguendo poi la celebrazione della Santa Messa votiva da parte di un sacerdote della Fraternità».
Ma dove ciò non sia possibile, «l’Ordinario puὸ concedere di attribuire direttamente le facoltà necessarie al sacerdote della Fraternità che celebrerà anche la Santa Messa, ammonendolo del dovere di far pervenire alla Curia diocesana quanto prima la documentazione della celebrazione del sacramento».
Richiesta ai vescovi di collaborazione
E la lettera di Müller e Pozzo si conclude con parole che sembrano voler impedire sul nascere possibili ostruzionismi: «Certi che anche in questo modo si possano rimuovere disagi di coscienza nei fedeli che aderiscono alla FSSPX e incertezza circa la validità del sacramento del matrimonio, e nel medesimo tempo si possa affrettare il cammino verso la piena regolarizzazione istituzionale, questo dicastero confida nella sua collaborazione».
Nel 1988 Lefebvre incorse nella scomunica insieme ai quattro vescovi che aveva ordinato illecitamente. Ma il dialogo tra la FSSPX e la Santa Sede riprese immediatamente e da allora, con alti e bassi, non si è mai interrotto. Ora, passo dopo passo, sembra avvicinarsi la meta.