Chiesa

La devozione. «Le reliquie dei santi? Così mettono in discussione la nostra fede»

Enrico Lenzi sabato 7 ottobre 2023

L'urna con il corpo di san Pio X nel Duomo di Treviso, prima tappa del pellegrinaggio

Tre diocesi coinvolte (Treviso, Padova e Venezia), due settimane di pellegrinaggi, un programma ricco di momenti di preghiera e riflessione. Il Triveneto da ieri ha iniziato a vivere il pellegrinaggio che il corpo di san Pio X compie nel suo paese natale - Riese in provincia di Treviso -, toccando anche alcune tappe significative del suo ministero sacerdotale ed episcopale (come Padova e Venezia, dopo aver fatto la sua prima tappa a Treviso accolto ieri dal vescovo Michele Tomasi, mentre oggi le Chiese del Triveneto gli hanno reso omaggio con una Messa presieduta dal patriarca di Venezia Francesco Moraglia). Grande la mobilitazione prevista in queste due settimane, anche se «non dobbiamo mai perdere di vista il vero e profondo significato di un evento come questo: incamminarsi sulla via della santità, che significa incontrare e conformarsi a Cristo» ricorda monsignor Maurizio Barba, 54 anni, sacerdote della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca e docente presso il Pontificio Istituto Liturgico “Sant’Anselmo” di Roma. Insomma, «dobbiamo domandarci se stiamo venerando dei semplici resti mortali o se attraverso di essi cogliamo e percepiamo una vera e propria testimonianza di luce, come è stata la vita del santo, in questo caso anche di un Pontefice». Una sottolineatura, aggiunge il docente, valida «in tutte le occasione nelle quali compiamo un gesto di devozione verso un santo o un beato, venerandone le reliquie o le spoglie». La venerazione delle reliquie dei santi è sempre stata custodita dalla Chiesa, anche perché «i resti mortali di un santo - così come di qualunque cristiano - sono stati tempio dello Spirito Santo. Nel caso dei santi un vero e proprio tabernacolo dello Spirito per come hanno vissuto il loro legame con Dio». Monsignor Barba cita una frase di san Paolo tratta dalla prima lettera ai Corinzi: «Siate miei imitatori, come anche io lo sono di Cristo».

«Ecco anche noi dobbiamo imitare l’esempio di santità, con l’obiettivo di percorrere la nostra via verso la santità, che è l’incontro con Cristo, il vivere profondamente il Vangelo ». Una chiamata alla santità ricordata con forza anche da papa Francesco nell’esortazione apostolica «Gaudete ed Exultate» del 2018 proprio su questa vocazione a cui tutti siamo chiamati. « La venerazione della reliquia di un santo o di un beato — ribadisce il docente del Pontificio Istituto Liturgico — diventa l’occasione per raggiungere la vera fonte della santità, che è Gesù». Insomma venerare il santo, ma riflettendo sulla propria vita e sul proprio percorso di santità. Monsignor Barba non si nasconde il fatto che in tante occasioni la pietà popolare forse non coglie pienamente questo obiettivo, « pur restando una tappa del percorso verso la santità a cui tutti siamo chiamati ». In questo caso si può riscontare un approccio al santo o al beato molto più legato a desideri e aspettative interiori, «come è la legittima preghiera per l’ottenimento di una grazia per se stessi o più facilmente per qualche familiare o amico malato». Ma «non bisogna mai dimenticare che la grazia o il miracolo vengono da Dio e che i santi a cui ci possiamo rivolgere sono degli intercessori», dunque, ancora una volta, una “porta” per arrivare alla fonte che è Dio. «Guai, però, a banalizzare la pietà popolare — avverte monsignor Barba —, perché nel cammino verso la santità non partiamo tutti dallo stesso punto di consapevolezza, ma tutti possiamo raggiungere il traguardo finale». Ma allora quale è l’atteggiamento migliore per vivere a pieno un pellegrinaggio di venerazione di un santo? « In primo luogo — risponde monsignor Barba — bisogna partire da una conoscenza approfondita della vita del santo, cogliendone la specificità che lo ha condotto sulla via della santità. Nel caso di san Pio X occorre conoscere lo specifico che lo ha reso un Papa santo». Ma questa è solo la prima parte, quella propedeutica al passaggio più importante: l’incontro con Cristo. «Ecco perché un pellegrinaggio dovrebbe includere come seconda tappa due momenti in cui possiamo incontrare il Signore —aggiunge il sacerdote —: la celebrazione dell’Eucaristia e l’accostarsi al Sacramento della Riconciliazione. Due momenti nel quale possiamo giungere alla fonte della santità».