Chiesa

Pellegrinaggio. Le notti di San Pietroburgo in preghiera con san Nicola

Filippo Rizzi giovedì 20 luglio 2017

Il patriarca russo Kirill bacia il reliquiario di san Nicola (Ansa)

E' stata lunga circa due chilometri la fila dei fedeli che ogni giorno hanno sostato con pazienza e devozione per ammirare da “vicino” le reliquie di san Nicola esposte nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Una folla del tutto simile per proporzioni – spesso nove ore è stata l’attesa – a quella sperimentata in questi giorni a San Pietroburgo per riuscire a baciare o per lo meno vedere un frammento osseo di 13 centimetri appartenente a san Nicola, il vescovo di Myra nel monastero di Aleksandr Nevskij. Dal 28 luglio le reliquie di san Nicola lasceranno San Pietroburgo torneranno a casa nella Basilica a lui dedicata nel centro storico di Bari. Era da 930 anni che non succedeva una cosa del genere: la spoglie mortali del santo di Myra vissuto in Turchia tra il 250 e il 326 non avevano mai lasciato il capoluogo pugliese.

Un evento di portata storica per il suo significato secondo il domenicano di origine avellinese Gerardo Cioffari, classe 1943, membro della comunità della Basilica di San Nicola a Bari ma soprattutto docente di storia della teologia orientale ed occidentale e storia della teologia russa nella Facoltà Teologica Pugliese, che rappresenta il segno e l’espressione di «un’antica e diffusa religiosità che fa parte anche della letteratura popolare di questo Paese».

Venerdì 28 luglio a “riportare a casa” – a nome della Chiesa cattolica– la reliquia del patrono dei naviganti, pescatori, marinai e dei bambini saranno il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Kurt Koch, l’arcivescovo di Bari-Bitonto, Francesco Cacucci, e il rettore della Basilica il domenicano Ciro Capotosto. Padre Cioffari è un profondo conoscitore della letteratura russa e della teologia ortodossa («appresa a New York negli anni Settanta in un Istituto dipendente dal patriarcato di Mosca... c’era ancora l’Unione Sovietica») e ha dedicato proprio al santo una serie di saggi e biografie tradotti anche in russo (la prima risale al 1997 ed è edita dalla San Paolo) «molti dei quali venduti – sorride – più in Russia che qui a Bari».

Ma si dice convinto il domenicano– che è anche direttore del Centro studi nicolaiani proprio a Bari e conosce da “vicino” il patriarca Ki-È rill («a cui spesso ho fatto da interprete durante molte delle sue visite alla nostra Basilica a Bari quando era un semplice arcivescovo ortodosso») – di un’essenziale verità alla luce di questa storica traslazione: «San Nicola è il santo per eccellenza per il popolo russo fin dal 1100 quasi quanto il santo nazionale san Sergio.

Una figura presente nelle loro fiabe o in quelle che loro chiamano bylina, l’antica epica degli slavi. Spesso san Nicola è raffigurato come un “vecchio che gira tra città e campagne” dove è a fianco dei deboli e dei diseredati. Quello che mi ha sempre impressionato in tanti anni di ricerche su di lui è che 70 anni di comunismo ateo non hanno minimamente scalfito l’amore del popolo verso questa figura». E annota un particolare, alla luce anche dei gesti di venerazione del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, e del presidente Valdimir Putin: «Sono più di 1.200 le chiese a lui dedicate. Senza contare a Mosca i tanti ospedali, università, istituzioni laiche che hanno scelto il santo di Myra come protettore. In quasi ogni famiglia ortodossa è presente un’icona di san Nicola: a testimoniarci questo è stato lo stesso patriarca Kirill al momento della consegna della reliquia».

E aggiunge il religioso: «Viene definito, infatti, “difensore di chi è senza difensori”. In Russia e non solo si arriva a dire con un motto che “quando Dio morirà, ci sarà sempre san Nicola a difenderci”. È considerato un eterno viandante nella nazione russa e nei suoi spostamenti cerca di aiutare tutti i bisognosi. E tutto questo ci spiega le folle oceaniche a Mosca come a San Pietroburgo». Un culto, quello per il santo di Bari, che ha radici antiche nella Chiesa di Roma come in quella di Mosca. «Se oggi la sua festa è molto sentita – è la riflessione –lo si deve anche al metropolita di Mosca Makarij quando da arcivescovo di Novgorod decise nel 1545 di non escludere, tra le fonti, il “Racconto della traslazione a Bari di san Nicola”.

È antico il debito di riconoscenza degli ortodossi russi per i baresi, un manipolo di valorosi, che nel lontano 1087, quando solo pochi anni era avvenuto lo scisma tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente nel 1054, salvarono proprio a Myra le ossa del santo dalle “mani impure” dei musulmani che certamente ne avrebbero profanato la tomba. Da allora i russi esaltarono la missione compiuta dai baresi. Questo sentimento ha consolidato la simpatia tra due Chiese, quella cattolica e quella ortodossa, che sono ancora divise».