Verso Natale. Le nostre mani per aiutare Dio
San Pietro vista attraverso l'albero natalizio
A Natale contempliamo la gioia della nascita, ci fermiamo stupiti davanti al dono meraviglioso di un Dio che si fa bambino. Al tempo stesso ricordiamo chi neanche in questi giorni potrà godere di un po’ di gioia, preghiamo per essere capaci di mettere le nostre povere forze al servizio della carità, per aiutare chi ha bisogno.
Perché Marie volle chiamarsi Natale
Un sentimento che Marie Noël, ha fatto proprio in una delle sue più note poesie spirituali. Molto particolare il legame con il Natale dell’autrice francese di cui il 23 dicembre ricorre il 51° anniversario della morte, sopravvenuta a 69 anni. Nata Rouget, infatti, Marie assunse lo pseudonimo di Noël, Natale appunto, in memoria del fratello minore morto all'indomani di un Natale.
Dio mio che dormi debole tra le mie braccia,
Bambino mio tutto caldo sul mio cuore che batte,
Adoro nelle mie mani e cullo sorpresa,
La meraviglia che Tu, oh Dio, mi hai donato.
Oh Dio mio, io non avevo figli.
Vergine come sono, in questo umile stato,
Quale gioia in fiore da me sarebbe nata?
Ma Tu, Onnipotente, me l’hai donata.
Cosa Ti darò in cambio, io che ho ricevuto
La tua grazia? Oh Dio, sorrido dolcemente
Perché avevo anch’io, piccola e limitata,
Avevo una grazia e Te l’ho donata.
Oh Dio mio, Tu non avevi un bocca
Per parlare agli uomini sperduti quaggiù…
La tua bocca di latte rivolta verso il mio seno,
Oh figlio mio, sono io che te l’ho donata.
Oh Dio mio, Tu non avevi una mano
Per guarire con un dito i loro poveri corpi stanchi…
La tua mano, bocciolo chiuso, rosa ancor incerto,
Oh figlio mio, sono io che te l’ho donata.
Oh Dio mio, Tu non avevi un corpo
Per spezzare con loro il pane quotidiano…
Il tuo corpo a primavera da me plasmato,
Oh figlio mio, sono io che te l’ho donato.
Oh Dio mio, tu non avevi la morte
Per salvare il mondo… Quanto dolore! Laggiù,
La tua morte d’uomo, una sera, nera, abbandonata,
Piccolo mio, sono io che te l’ho donata.