Coronavirus. Le Messe sempre in sicurezza: ma è l'ora della prudenza
Una Messa seguendo le misure anti-Covid frutto dell'intesa fra Cei e governo
Le chiese sono luoghi sicuri. E in questi mesi si sono dimostrate sicure anche le celebrazioni che vi si svolgono. Ma la seconda ondata dell’emergenza coronavirus che fa tremare la Penisola è presa in seria considerazione dalla Chiesa italiana. Lo testimonia anche la scelta di convocare martedì in videoconferenza un Consiglio episcopale permanente straordinario sulla progressiva diffusione della pandemia nel Paese. Nessuna sottovalutazione, quindi. La tutela della salute è una priorità imprescindibile per la comunità ecclesiale. Di fronte alle restrizioni decise dal governo per ridurre il dilagare del virus, le chiese restano accessibili: com’era già accaduto durante il periodo del lockdown. E le Messe “aperte” proseguono seguendo le indicazioni anti-Covid frutto dell’intesa fra la Cei e le autorità nazionali. Un accordo siglato lo scorso maggio che consente di scongiurare passi affrettati, fughe in avanti, decisioni unilaterali.
Tutelare la salute
L’ultimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte ne ribadisce l’importanza e l’efficacia. Infatti si legge che «le funzioni religiose con la partecipazione di persone si svolgono» ancora «nel rispetto dei protocolli sottoscritti». Ciò testimonia come il dialogo sia una via proficua. «La segreteria generale della Conferenza episcopale italiana assicura un’interlocuzione costante con la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministero dell’Interno e il Comitato tecnico-scientifico per monitorare il quadro epidemiologico e l’evoluzione della pandemia», ha scritto il segretario generale della Cei, il vescovo Stefano Russo, in una lettera indirizzata a tutti i pastori del Paese. Come a dire: i riti con i fedeli continuano ma non può essere trascurato il riacuirsi della crisi sanitaria. Perciò l’osservanza delle regole diventa più che mai necessaria. È quanto successo in questi mesi, dal 18 maggio, dopo la ripresa delle celebrazioni comunitarie.
Nelle parrocchie italiane la sicurezza è una priorità. Seguite in modo puntuale le disposizioni: dal contingentamento di posti nelle chiese al rispetto delle distanze sulle panche; dalla mascherina da indossare durante l’intera liturgia alla distribuzione della Comunione in mano ma senza l’obbligo dei guanti indossati dal sacerdote, dal diacono o dal ministro straordinario dell’Eucaristia. Lo ha ribadito a chiare lettere anche il direttore dell’Ufficio nazionale Cei per le comunicazioni sociali, Vincenzo Corrado, commentando gli ultimi due decreti governativi.
Attenzione alla persona e alla sua incolumità è l’impegno della Cei che ha sempre fatto proprie le parole di papa Francesco, comprese quelle dello scorso aprile quando nella Messa mattutina a Casa Santa Marta il Pontefice aveva detto: «Preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni». Un richiamo a tutta la comunità ecclesiale in Italia e in ogni parte del mondo a evitare scossoni, grida o trascuratezze capaci di favorire indirettamente il contagio.
Possibili ritocchi?
Coniugare Messe e prudenza è ciò a cui guarda la Chiesa italiana in queste settimane difficili. Ed è una sfida che coinvolge i vescovi. «Mai come in questo momento è chiaro che le ragioni della fede sono le ragioni della vita – ha scritto il vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, Massimo Camisasca, ai suoi preti –: Dio non ci abbandona, ci prende per mano e lo fa chiedendoci di soccorrere a suo nome chi è nel bisogno. Senza demordere da tutte le attenzioni dovute, dobbiamo continuare a vivere».
Settembre e ottobre sono stati i mesi dove si sono recuperate le Prime Comunione e le Cresime che non erano state possibili in primavera. Celebrazioni che le parrocchie hanno organizzato ricorrendo alla formula dei piccoli gruppi e con numeri limitati di parenti e amici. Non solo. Molti vescovi hanno delegato i parroci o i vicari per il sacramento della Confermazione. Adesso si attende un calo benché, come ha specificato Corrado, la Cresima continui a essere celebrata «assicurando il rispetto delle indicazioni sanitarie (in questa fase l’unzione può essere fatta usando un batuffolo di cotone o una salvietta per ogni cresimando) e la stessa attenzione vale per le unzioni battesimali e per l’unzione dei malati».
Certo, il quadro complesso può richiedere alcuni ritocchi benché la condizione sanitaria cambi da regione a regione. Come ipotizza il vescovo di Pinerolo, Derio Olivero, finito in terapia intensiva per il virus e oggi guarito, che non esclude l’eventualità «della riduzione del tetto massimo dei fedeli in chiesa se la situazione continua così». E fa sapere che «c’è una grande presa di coscienza» sul tema. L’accortezza che segna la vita ecclesiale ha portato anche alla scelta per la solennità di Ognissanti e per la commemorazione dei defunti a ridurre o evitare le Messe ai cimiteri “trasferendole” nelle chiese parrocchiali.
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Cautela nelle attività pastorali
Stessa cautela viene posta per le iniziative pastorali. Anche in questo caso, soprattutto per la catechesi dell’Iniziazione cristiana, si è optato per gruppi ridotti. E sono stati varati protocolli locali che valgono anche per gli oratori o gli incontri comunitari. La nuova impennata di contagi, però, entra nelle agende parrocchiali. Il vescovo di Prato, Giovanni Nerbini, ha invitato i preti a valutare la possibilità di rimandare le «attività di catechismo» in presenza qualora non sia possibile applicare le misure di sicurezza. E ha suggerito anche di «riprendere in mano gli strumenti che alcuni catechisti hanno già saputo utilizzare e ci riferiamo ai social e all’uso di Internet» per tenersi in contatto con i ragazzi. L’arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti, ha richiamato le «rigorose disposizioni» per le celebrazioni o la catechesi ma ha anche stabilito di «annullare e se possibile trasferire in modalità da remoto tutti gli incontri pubblici come convegni, spettacoli e concerti organizzati, e magari già calendarizzati, dalle parrocchie come anche dalla diocesi». La soglia di protezione resta elevata.
Bassetti: serve responsabilità
«È l’ora della responsabilità – spiega il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, ad Avvenire nei giorni scorsi prima di essere ricoverato ieri all’ospedale di Perugia per gli accertamenti sul Covid –. Intorno alla mensa del Signore vengono portate le sofferenze, le paure, i disagi di chi è contagiato e di quanti sono toccati dalla pandemia che irrompe di nuovo nel nostro quotidiano». Poi in una lettera per la solennità di Ognissanti indirizzata alla sua arcidiocesi, quella di Perugia-Città della Pieve, aggiunge: «L’Eucarestia, soprattutto in questo periodo così difficile, non può essere lasciata ai margini delle nostre esistenze ma dev’essere rimessa, con ancora più forza, al centro della vita dei cristiani. Anche le vicende drammatiche che stiamo vivendo in Italia - come l’aumento della diffusione dell’epidemia, la grave crisi economica per molti lavoratori e imprese, l’incertezza per i giovani della scuola - non sono al di fuori dell’Eucarestia». E conclude: «Dal Pane spezzato scaturisce ogni gesto di carità che oggi più che mai è urgente per aiutare i più fragili e i più colpiti dall’emergenza sanitaria. La Chiesa italiana c’è. E proseguirà a essere accanto a tutti con la preghiera e con il sostegno concreto, come ha sempre fatto».