Chiesa

Le aggregazioni laicali. «La politica non è un tabù, la priorità è la pace»

Marco Iasevoli venerdì 3 maggio 2024

Associazioni e movimenti a confronto a Trieste

Dire che sia un fatto storico sarebbe sbagliato. Da anni le principali aggregazioni laicali hanno iniziato percorsi “sinodali” per condividere le esperienze, allenare le differenze e anche, ora lo si ammette con meno timidezza, affrontare insieme debolezze e fatiche. Una su tutte, quella di trovare le strade per essere, e tornare a essere, una voce significativa nel dibattito pubblico. Non è un fatto storico, insomma, però assume un valore particolare il convenire a Trieste, nel giorno in cui si annuncia la presenza di papa Francesco e Mattarella alla Settimana sociale, dei leader di Azione cattolica, Comunione e liberazione, Agesci, Acli, Sant’Egidio, Movimento politico per l’unità, Rinnovamento nello spirito e Mcl. Un appuntamento che parte da lontano, ma che è caduto, ieri, in un giorno decisamente felice. A “convocare” le principali aggregazioni laicali nazionali, insieme alle associazioni diocesane, Francesco Russo, vicepresidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia e ultimo segretario dei giovani popolari. Ma l’evento ha assunto sin dai primi passi una portata “nazionale”, richiamando a Trieste anche numerosi amministratori locali che oggi si fermeranno per un confronto più “politico”. Il tema è stimolo e spina da anni, sia per le aggregazioni laicali sia per chi è già impegnato nelle istituzioni: la presenza dei cattolici e il loro ruolo per la democrazia. Un tema che ha bisogno di «luoghi e tempi», come dice nella sua introduzione mons.Michele Tomasi, vescovo di Treviso. Un tema la cui premessa, dice proprio l’animatore dell’iniziativa, Russo, sta nel «riavvicinare i bordi di un fossato tra cammini ecclesiali e impegno politico».

È possibile farlo? Come? Ad associazioni, movimenti e comunità laicali è chiesta una risposta particolare, non solo per la storia, ma anche per un presente che forse non trova adeguata visibilità. Il direttore di Avvenire, Marco Girardo, è ai leader delle aggregazioni che chiede una «sintesi» sui grandi temi di questo tempo, dalla pace alla transizione ecologica, sintesi che però siano una via d’uscita, dice il direttore di Avvenire, dalle «polarizzazioni» che stanno allontanando i cittadini e in particolare i giovani non solo dalla politica, ma addirittura dalle urne.

Le esperienze già in campo sono tante: dai corridoi umanitari di Sant’Egidio alla particolare testimonianza di partecipazione del Movimento studenti di Ac, dalle proposte di legge popolare articolate da Acli e Argomenti 2000 alle reti di scuole di Cielle. Ciascuna delle otto aggregazioni presenti sta producendo degli sforzi per la formazione l’educazione alla cittadinanza attiva e alla politica, ma sale la consapevolezza di dover unire i fili.

Francesco Scoppola, per l’Agesci, va al punto: la crisi democratica è anche la crisi di un contributo dei credenti, ma la strada, avvisa, non è correre per improvvisare risposte, ma paradossalmente recuperare i «tempi lenti» di un processo. Nessuno dei presidenti e responsabili torna sul tema del partito unico, ma sulla strada di una individuazione delle priorità, di un’uscita dalla polarizzazione populistica, c’è convergenza. Adriano Roccucci per Sant’Egidio, e Cesare Pozzoli di Comunione e liberazione, provano a fissare una priorità: ridare voce alla pace, non adeguarsi al bellicismo. Come fosse un punto da cui ripartire, che scontato non è più. Un tema che richiede lavoro educativo e formativo, ricorda Giuseppe Notarstefano per l’Azione cattolica, e che non può esulare, questo lo mettono al centro Argia Albanese per il Movimento per l’unità e Giuseppe Contaldo per Rns, un costante lavoro interiore proiettato al servizio verso l’altro. Pace che non può essere altro nemmeno dalla giustizia sociale, come ribadiscono Emiliano Manfredonia per le Acli e Guglielmo Borri di Mcl, ricordando la piaga del lavoro povero frutto di una globalizzazione non più orientata alla persona.

Il clima è in parte nuovo. Ascolta i lavori per intero mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e presidente del Comitato delle Settimane sociali. Che prende la parola alla fine: parla di un «esame di coscienza» da fare sull’allontanamento dei cattolici dalla politica, e dice parole chiare sul «nemico» che è «il populismo». Non solo: le «visioni» non sono «identiche», continua Renna, spronando a uscire da una malintesa neutralità. E proprio il magistero di papa Francesco è un’iniezione di coraggio ad affrontare i temi su cui si decide il futuro e a combattere senza timori «eresie sociali».

Tornare indietro a schemi passati non si può, la Dc certo viene rievocata, ma l’esempio che più viene richiamato è piuttosto quello di don Sturzo e della via popolare. Una traccia, questa, che oggi sarà al centro del confronto tra aggregazioni e amministratori. Un dialogo per vincere la solitudine di chi s’impegna, e che inizierà con una keditazione di mons. Enrico Trevisi, vescovo di Trieste.