Chiesa

Università Cattolica. Scienze linguistiche, l'arte di prendere la parola

Alessandro Zaccuri giovedì 10 giugno 2021

Laboratorio linguistico dell’ateneo

Continua dalla Facoltà di Scienze linguistiche l’inchiesta dedicata all’Università Cattolica del Sacro Cuore nel centenario della sua fondazione, avvenuta il 7 dicembre 1921. Unica per capillarità sul territorio grazie ai campus di Milano, Roma, Brescia, Piacenza e Cremona, la Cattolica si conferma ancora oggi un laboratorio insostituibile per il dialogo fra discipline differenti, per la ricerca in ambito umanistico e scientifico, per la spinta progettuale che tante volte, in passato, ha sostenuto la crescita del Paese.

«No, qui non si impara solo a tradurre: qui si acquisisce una mentalità plurilingue», avverte Giovanni Gobber. Il preside della Facoltà di Scienze linguistiche e Letterature straniere della Cattolica è un poliglotta conclamato, capace di passare con disinvoltura dal tedesco al georgiano, e dal magiaro al russo. Merito delle sue origini trentine, sostiene: «Crescere in una terra di passaggio permette di apprezzare la sfumatura che un concetto assume quando viene espresso in una determinata lingua. Prima di essere uno strumento, la parola è un punto di vista sulla realtà». La Facoltà è stata istituita nel 1991 su iniziativa del francesista Sergio Cigada, la cui impronta resta ben riconoscibile. In precedenza i corsi di lingue, distribuiti tra Lettere e Magistero, erano contraddistinti da un’impostazione filologico-letteraria che negli anni non è venuta meno, ma è entrata in contatto con numerose altre discipline, tutte ugualmente praticate all’interno di una struttura che ha fatto da modello per le iniziative di altri atenei.

«Da noi la complementarietà è questione di moltiplicazione, non di addizione», sintetizza Raul Caruso, docente di Economia della pace nel corso di laurea in Relazioni internazionali gestito in collaborazione con la Facoltà di Scienze politiche e sociali. «Da un lato la competenza linguistica rafforza il profilo di chi è chiamato a operare in un contesto globale – prosegue Caruso –, dall’altro il percorso che proponiamo si pone sotto il segno di un’interdisciplinarietà concreta, dalla quale discende una maggior propensione alla mediazione e al dialogo ». «L’abitudine all’analisi e l’attitudine al problem solving sono caratteristiche molto apprezzate in ambito lavorativo e molto sviluppate dalle nostre studentesse e dai nostri studenti», ribadisce l’economista Chiara Frigerio, che insegna Organizzazione aziendale e Gestione delle risorse umane all’interno del curriculum in Lingue straniere applicate. «Il che non significa trascurare le conoscenze tipiche del management propriamente inteso – precisa –. La specificità sta semmai negli obiettivi, che si collocano in una dimensione di cittadinanza d’impresa, se così vogliamo definirla.

Lo studio delle lingue predispone a una mentalità più elastica, particolarmente utile nelle grandi aziende internazionali e, in genere, nelle situazioni di accentuata diversità culturale». La ricerca di un legame più stretto con il mondo del lavoro è uno degli scopi che la Facoltà si è prefissa fin dall’inizio. «Era evidente che dopo il 1989 era iniziato un nuovo corso storico – ricorda Gobber –. La spinta verso la globalizzazione andava e va di pari passo con la volontà di aggiornamento manifestata da un’area intensamente produttiva come la Lombardia». L’attenzione alle ricadute pratiche non ha fatto venir meno l’interesse per gli elementi fondamentali dell’esperienza umana. Lo conferma l’attività dell’Archivio “Julien Ries” per l’antropologia simbolica, istituito nel 2009 all’interno del Centro di ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa e diretto dal filosofo Silvano Petrosino, professore di Antropologia religiosa e media nel corso di Lingue, letterature e culture straniere.

1991
L’anno di attivazione della Facoltà, con la denominazione iniziale di Lingue e letterature straniere: in seguito viene aggiunta la dicitura di Scienze linguistiche

4.831
Gli studenti attualmente iscritti nelle sedi di Milano e Brescia, presso le quali si svolgono le attività della Facoltà (dati aggiornati ad aprile 2021)

7
I centri di ricerca: linguistica, audiovisivi e tv, terminologia, lingua araba, viaggio, computerizzazione linguistica e culture del mondo contemporaneo (gli ultimi due in collaborazione con Lettere e Filosofia)

«Attraverso i seminari promossi dall’Archivio esploriamo temi come il viaggio o la festa, in una prospettiva che, senza essere teologica, non è neppure meramente sociologica – spiega –. La categoria di homo religiosus fissata da Ries contiene in sé l’intuizione dell’istanza spirituale come fatto plurilinguistico, comune all’essere umano in ogni luogo e in ogni epoca». Quello dei media è, del resto, un altro settore che ha largamente beneficiato dell’articolazione di cui la Facoltà si è dotata. «Parliamo di un’industria sempre più internazionale e sempre più sfaccettata – sottolinea Massimo Scaglioni, direttore del Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi (Certa) –. La dimestichezza con l’inglese è ormai un requisito minimo, per il resto occorre una visione il più possibile ampia, allenata a riconoscere e valorizzare i tratti specifici di ciascuna cultura. A trarne vantaggio è anche l’Italia, come dimostrano le indagini che abbiamo condotto sulla funzione di promozione del turismo esercitata da cinema e tv». Anche il turismo è, in effetti, un contesto nel quale la Facoltà è impegnata con profitto. «Corsi sull’argomento sono presenti sia a Milano sia a Brescia, tanto per la laurea triennale quanto per la magistrale – osserva lo storico dell’economia Giovanni Gregorini –. Curiamo molto i rapporti con le attività imprenditoriali e con il territorio, anche attraverso un programma di stage che permette agli studenti di cimentarsi subito nel settore della progettazione turistica. Siamo persuasi che, nella stagione successiva alla pandemia, il turismo di prossimità rivestirà un ruolo considerevole, che comporta un investimento in termini di consapevolezza culturale».

Non per niente, tra le lingue studiate in Facoltà, un posto di tutto rispetto è riservato al latino, inteso essenzialmente come risorsa di innovazione. Ne sa qualcosa Guido Milanese, che ai corsi incentrati sulla tradizione classica e medievale ne affianca altri, molto autorevoli, sull’informatica umanistica. «I primi – ribadisce – invitano a sviluppare una coscienza storica più motivata: anche dal punto di vista linguistico, l’Europa non è un’invenzione di oggi, né un prodotto dell’Illuminismo. Il ricorso alla strumentazione digitale, invece, si concentra su quella che, a mio avviso, è la conquista più rilevante degli ultimi decenni, ovvero la possibilità di codificare il singolo dato, così da metterlo in relazione con gli altri». Si tratta di una disciplina che lambisce il campo della linguistica computazionale, coltivata a livelli di eccellenza dal Circse, il Centro interdisciplinare di Ricerche per la computerizzazione dei segni dell’espressione che la Facoltà di Scienze linguistiche condivide con Lettere. «Ci avvaliamo del sostegno del Miur, di una borsa Marie Curie e di un prestigioso Consolidator Grant del Consiglio europeo della ricerca – spiega il direttore Marco Passarotti –. Il nostro punto di partenza rimane l’Index Thomisticus realizzato da padre Roberto Busa, oggi disponibile online nella versione Treebank. Ma il progetto più ambizioso è il LiLa, ovvero Linking Latin: stiamo mettendo in correlazione tra loro tutte le risorse digitali relative al latino, stabilendo una rete di connessioni che può essere applicata anche ad altre lingue e che, più in profondità, attiene alle logiche del cosiddetto web semantico». «In definitiva, lo scopo della Facoltà consiste nell’imparare a riconoscere i fenomeni linguistici, indipendentemente dal contesto in cui si manifestano», conclude Gobber. Per questo, alla fine, si smette di tradurre e comincia a prendere parola.