Accade sempre più spesso che alle porte delle chiese bussino migranti musulmani che magari chiedono un aiuto per sé e per le loro famiglie. Oppure è frequente che negli oratori o nei campi estivi si registri un’ampia partecipazione di ragazzi di fede islamica che i loro genitori affidano con fiducia alla comunità parrocchiale. Altrettanta vicinanza “cristiana” si tocca con mano negli ospedali o nelle carceri dove sacerdoti e consacrati sono accanto a chi soffre. Nell’Italia dalle molteplici presenze religiose i luoghi dell’incontro fra cristiani o musulmani sono ormai dietro l’angolo. Ambienti quotidiani che possono diventare “cattedre” del dialogo fra le due fedi. Serve, però, un’attenta conoscenza dell’altro, del suo credo, delle sue tradizioni. Da qui il percorso che ha appena lanciato l’Ufficio nazionale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Cei. Al centro una serie di schede pastorali (alcune sono già online su
www.chiesacattolica.it) per approfondire la conoscenza dell’islam da parte dei cristiani. «Pur non avendo la pretesa di essere un progetto esaustivo – nota il direttore dell’Ufficio Cei, don Cristiano Bettega – coltiva la speranza di suscitare interesse e di contribuire a creare una mentalità di dialogo». La comprensione consente di vincere i pregiudizi. «È innegabile – spiega il vescovo Mansueto Bianchi, già presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, che firma l’introduzione all’itinerario – che, almeno a livello emotivo e talvolta superficiale, nell’opinione pubblica i musulmani siano percepiti come la nuova realtà religiosamente connotata più problematica e spesso minacciosa. La dominante della mera paura istintiva e reattiva comporta il grande rischio per tutti dell’irrigidimento e della chiusura in cerchie autoreferenziali, falsamente rassicuranti e che scoraggiano o inquinano la relazione fra persone e comunità, unica autentica e praticabile via verso almeno la conoscenza e il rispetto reciproci». Certo, non aiutano, prosegue Bianchi, «le drammatiche condizioni delle minoranze cristiane in vaste aree del Medio Oriente, che lungi dal favorire e radicare ancor più diffidenza e conflittualità fra noi e i musulmani che risiedono nel nostro Paese, dovrebbero motivarci ulteriormente nel ricercare e rendere possibili forme diverse di interazione con essi». Le schede sono pubblicate online sul sito Cei (
www.chiesacattolica.it/unedi) e vengono curate da studiosi italiani. «Eviteranno un linguaggio accademico a beneficio di un linguaggio semplice, per essere il più possibile alla portata di tutti», sottolinea don Bettega. I temi saranno a vasto raggio: dalle basi dell’islam agli aspetti legati alla scuola, agli ospedali, alle carceri, passando per le feste islamiche, le regole alimentari, la questione della donna, il mondo del lavoro, l’atteggiamento da avere durante una visita in moschea o nel momento in cui in oratorio dovesse presentarsi un ragazzo musulmano. «I destinatari – afferma il direttore dell’Ufficio Cei – sono innanzitutto coloro che per ministero, professione o servizio incontrano regolarmente i fratelli musulmani nei più diversi contesti e tutti coloro che vogliono saperne di più su questo variegato mondo». Il dialogo con l’islam ha come punto di riferimento la dichiarazione conciliare
Nostra aetate dove si evidenzia che la Chiesa guarda «con stima i musulmani che adorano l’unico Dio». Spiega il vescovo Bianchi: «Le esperienze della storia non vanno certamente ignorate né sottovalutate, tuttavia non possono né devono essere un pretesto per rimanere succubi del male che spesso ha prevalso. Del resto l’attenzione, l’ascolto e la condivisione non sono “altro” rispetto all’annuncio della salvezza portata da Cristo e all’inizio del Regno già in mezzo a noi. E che questa suprema opera di riconciliazione sia intrinsecamente evangelica, lo dimostrano anche le attuali circostanze nelle quali le identità religiose ideologicamente intese e politicamente strumentalizzate sono tutte minacciate nella loro intima e autentica dimensione spirituale e morale».