La testimonianza. Ester, a Lisbona dopo la guarigione
Ester Iacono, pur 33enne, vive la sua prima Giornata mondiale della gioventù con l’entusiasmo di un’adolescente. Il sorriso non le abbandona mai il volto, mentre balla davanti alla parrocchia di Santo Isidoro (il paese vicino a Lisbona che la ospita), cimentandosi in danze tradizionali con la gioventù portoghese.
Fra un salto e un altro si sistema i capelli, lisci e neri, che continuano ad andarle sugli occhi. «Ci tengo molto – confessa –. Un tempo li avevo lunghissimi e li amavo». Oggi, invece, li porta a caschetto. Ma promette di farli crescere ancora, per dimenticare finalmente quel male che l’aveva costretta a perderli: «Un tumore al seno – spiega –. Non ho paura di chiamarlo con il suo nome».
Tutto è iniziato il 17 giugno 2021 quando, a pochi giorni dalla discussione della tesi di dottorato a Firenze, Ester riceve incredula la nefasta diagnosi. «Non immaginavo nemmeno di essermi ammalata – racconta –. Ho assimilato la cosa ma non credevo fosse così grave». Da quel momento, la sua vita è cambiata. Su binari comuni a oltre un milione e mezzo di malati oncologici in Italia: il ritorno alla sua casa in Sicilia, l’inizio della chemioterapia e la crescente sfiducia nei medici. Non senza le difficoltà della pandemia, che la costringeva a evitare i contatti riducendo le visite di parenti e amici. «I miei amici a Firenze e in Sicilia pregavano per me – spiega –, ma ero io ad avere qualcosa che non andava». Fino alla sentenza più difficile, arrivata a settembre: «Le cure non hanno funzionato – racconta – e il tumore è cresciuto moltissimo». In quel momento, Ester ha toccato il fondo. Con un unico pensiero: «La morte».
Con lei, anche la famiglia ha iniziato a temere il peggio. Ma senza disperare: «Mia sorella e i miei genitori mi sono sempre stati vicini – spiega – organizzando anche preghiere a casa, a cui partecipavano molti parrocchiani». Eppure, il sostegno che ricorda con maggiore affetto è stato quello delle persone più inaspettate: «Amici totalmente atei mi dicevano di pregare per me», confessa. Fino alla svolta, giunta in un momento di raccoglimento fra le mura di casa: «Un anziano della mia comunità ha chiesto di venire a pregare a casa mia – racconta – e, durante la preghiera, ha letto un versetto della Bibbia che mi chiedeva di avere fiducia in Dio. Sono scoppiata in lacrime». Da quell’istante, la ritrovata fiducia l’ha aiutata ad affrontare le cure. Che subito hanno portato i loro frutti, consentendole di giungere all’intervento chirurgico dopo pochi mesi di terapia. «Avevo ansia, il tumore mi aveva devastata psicologicamente – spiega –, ma Gesù ogni volta era pronto a starmi accanto tramite i fratelli e la comunità. Perciò, sono entrata in sala operatoria serenamente».
Giovani italiani alla Gmg di Lisbona - Siciliani
Dopo l’intervento, la strada di Ester è finalmente tornata in discesa e oggi, sebbene non riesca a parlare di guarigione, assicura: «Sto bene». Alla Gmg è venuta assieme alla sorella minore, tornando finalmente a guardare verso il futuro. «Sono qua – spiega – per capire quale sia il sogno di Dio con me».