«Sto molto bene, come potete constatare». Sono le prime parole di suor Marie Simon Pierre Normand, 50 anni, rilasciate in un’intervista coprodotta dalla Rai e dal canale cattolico francese Kto, in cui la religiosa racconta la propria storia. Con un sorriso sereno e radioso, la suora della Congregazione delle Piccole Sorelle delle Maternità Cattoliche si racconta a partire dall’infanzia trascorsa in una famiglia con 5 figli nel Nord della Francia, non lontano da Cambrai. «Sono sempre stata attirata dal sorriso delle Piccole sorelle. Mi chiedevo che cosa le rendesse così felici e sorridenti», ricorda la religiosa per introdurre la storia della sua vocazione, che fu molto precoce. «Il giorno della Cresima, mi sono detta: 'Darò la mia vita a Dio'», prosegue suor Marie Simon Pierre. Ma sarà diversi anni dopo, nel 1981, durante un pellegrinaggio a Lourdes come puericultrice volontaria al fianco dei malati più piccoli, che giungerà la scelta definitiva, nonostante certe perplessità dei genitori.Poi, la religiosa rievoca il momento in cui, nel 2001, le fu diagnosticata la stessa malattia di papa Wojtyla: «Ho subito pensato a Giovanni Paolo II. È stato per me una forza per andare avanti: accettare quello che mi sarebbe toccato vivere, anche se talvolta è stato difficile. All’inizio, potevo guardare Giovanni Paolo II in televisione. Ma verso la fine, durante l’ultimo anno, è diventato per me molto più difficile, perché mi trasmetteva l’immagine di ciò che avrei dovuto affrontare negli anni successivi. Per me, Giovanni Paolo II era molto vicino, come un amico. E resta molto vicino. È andato in cielo, ma resta sempre al mio fianco». Suor Marie Simon Pierre ricorda perfettamente la veglia di preghiera durante le ultime ore di vita del Pontefice: «È stato un momento molto commovente. La comunità era riunita al completo. Sono stati istanti molto intensi di preghiera e di comunione, momenti molto ricchi che restano incisi nel mio cuore».Al momento della morte di Giovanni Paolo II, i sintomi del Parkinson della religiosa si aggravano in modo quasi improvviso. L’intera congregazione comincia a pregare intensamente. In particolare, durante una novena in cui viene chiesta l’intercessione di Giovanni Paolo II. «Mi sentivo abitata da questa frase, 'se tu crederai, vedrai la gloria di Dio' e malgrado tutta la sofferenza, c’era qualcosa che mi permetteva di battermi e di andare avanti. Mi dicevo che con la fede tutto è possibile».La guarigione giungerà nella notte fra il 2 e il 3 giugno 2005, racconta con la voce rotta dall’emozione: «Al mattino del 2 giugno, ero del tutto prostrata, sfinita, non ne potevo più. Quel giorno, ho chiesto di cessare il servizio di sorveglianza alla maternità. Ma una consorella mi ha detto che Giovanni Paolo II non aveva ancora detto l’ultima parola. Abbiamo poi avuto un lungo scambio nel suo ufficio, in un clima molto sereno e di pace, ed è lì che mi ha chiesto di scrivere il nome di Giovanni Paolo II su un foglio». Suor Marie Simon Pierre sa di non poter più scrivere. Ciò che ne scaturisce è illeggibile. Ma la sera, dopo i Vespri, sentirà di nuovo un’inspiegabile voglia di scrivere. E questa volta, quanto ha scritto in camera è comprensibile. Alle 4 e mezza del mattino, dopo una notte insolitamente serena, la religiosa si alza e tutto è già cambiato: «Ho subito sentito che qualcosa era successo, non ero più la stessa». Con un’agilità in corpo che non ricordava più, si recherà in fretta a pregare davanti al Santissimo Sacramento.