Incontro. La Natività trova ospitalità nella moschea di Marghera
La Natività ospitata nella moschea del centro islamico bengalese di Marghera. In questa località con l’impegno di don Nandino Capovilla, parroco della parrocchia della Resurrezione nel popoloso quartiere multietnico della Cita, da anni la comunità islamica e quella cattolica compiono un cammino di dialogo
Un piccolo presepe intagliato in legno è posato su un tappeto. Chi l’ha collocato lì deve aver pensato che, dopo tanta fatica, la Sacra Famiglia aveva il diritto di essere adagiata su qualcosa di morbido. Un’idea semplice, tenera, ma inconsueta. Perché quel tappeto è uno di quelli che servono per la preghiera islamica, e la cornice è il Centro islamico bengalese di Marghera (Venezia).
La Madonna, san Giuseppe e Gesù bambino sembrano trovarsi a loro agio, con alle spalle l’immagine della Kaaba (il cubo in pietra all’interno della Sacra Moschea che si trova alla Mecca, l’edificio più sacro dell’islam, ndr.), e le parole del Corano. «In questa iniziativa non c’è nessuna forzatura – spiega Khan Shshidul, presidente della Comunità bengalese –. Da anni ormai siamo concittadini dei cristiani che nel Natale hanno la festa più bella. Mettendo il presepe nella nostra moschea volevamo unirci alla loro gioia nell’onorare Gesù» (per i musulmani Gesù è un profeta di pari dignità di Muhammed, ndr).
«Mi ha fatto molto felice sapere di questo regalo da parte dell’amico Khan – racconta don Nandino Capovilla, parroco della parrocchia della Resurrezione nel popoloso quartiere multietnico della Cita, dove si trova il Centro islamico guidato da Shshidul, e anche quello di via Monzani, a cui afferiscono una trentina di nazionalità diverse -. Però, non ne sono sorpreso, perché è frutto di un percorso decennale, fatto di relazioni, di frequentazioni, di conoscenza e confronto reciproci.
Gli amici musulmani vengono in chiesa a Natale, io vado da loro per la festa del sacrificio, ma anche per tenere il sermone alla preghiera del venerdì. E questo presepe è il segno, la cifra, di una gioia più grande, cioè che qui l’amicizia tra cristiani e musulmani, le due comunità maggiori, ma naturalmente anche con gli esponenti di altre confessioni, non è sporadica, ha messo radici e continua a crescere».
A don Capovilla sono anche arrivati gli auguri dell’imam Mahamed Hammad della moschea di via Monzani, che ha sottolineato: «La pace che porta Cristo non è solo tra cristiani, è un dono per tutta l’umanità, perché siamo una sola famiglia umana».
Sulle orme di san Francesco d’Assisi e del sultano Al-Malik al-Kamil,, ma anche di papa Francesco e dello sheikh Ahmed El Tayeb, che il 4 febbraio 2019 ad Abu Dhabi hanno firmato il Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale, è sorta l’Associazione della Fraternità Islamico Cristiana di Venezia, di cui fanno parte entrambe le comunità islamiche di Marghera.
«Abbiamo deciso di creare un’associazione per essere un’entità ben definita, poter avere voce e realizzare progetti assieme – spiega la presidente Angela Soldà –. Per il 2022 abbiamo già in programma incontri con le comunità cristiana e islamica della città di Dolo, e un workshop dedicato all’architettura urbana. Per capire quanto la nostra regione sia “architettonicamente aperta” alle esigenze delle altre religioni. Per quanto mi riguarda, a me piace la diversità, la considero l’unica cosa che ci salva dall’appiattimento».
In primo piano il piccolo presepe intagliato in legno accolto nel centro islamico bengalese di Marghera - Collaboratori