Testimoni. Riscoprire Armida Barelli, una vita per l'evangelizzazione
Armida Barelli
Fondatrice della Gioventù femminile dell’Azione cattolica, insieme ad altri dell’Istituto Giuseppe Toniolo e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, insieme a padre Agostino Gemelli dell’Istituto secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo, “madre putativa” di una congregazione di suore in Cina… l’elenco delle opere su cui Armida Barelli (1882-1952) mise la firma nella sua vita potrebbe continuare e colpisce. Questo 2021, con il centenario dell’Università Cattolica e il riconoscimento di una guarigione miracolosa avvenuta per sua intercessione – e che la porterà sugli altari – sono propizi per conoscere meglio questa figura singolare. L’Istituto Toniolo, per esempio, ha pensato di agevolare il compito con una scelta curiosa ma efficace, una graphic novel, cioè una vita a fumetti della nostra protagonista.
«La beatificazione verrà celebrata a Milano nella prossima primavera, siamo in attesa della conferma della data da parte della Santa Sede – spiega Ernesto Preziosi, vice postulatore della causa – la notizia del decreto della Congregazione delle cause dei santi ha contribuito a suscitare attenzione intorno a una figura nota all’interno del mondo cattolico, ma rispetto alla quale la storiografia ha praticato una sorta di dimenticanza, se pensiamo al contributo per la formazione e la partecipazione delle donne nella Chiesa e nella società italiana. Nei prossimi mesi vi saranno più iniziative, sia locali sia nazionali. Oltre alla pubblicazione che ha citato, l’editrice Vita e Pensiero ha ripubblicato proprio in queste settimane la fondamentale biografia di Maria Sticco Una donna fra due secoli, l’editrice Ave ha edito un agile volume di Barbara Pandolfi, Vivi una vita piena, in cui la Barelli si racconta ai giovani. Altri testi usciranno nei prossimi mesi».
Una famiglia laico-risorgimentale
La vita di Armida Barelli si presta a molti approfondimenti. Uno, per esempio, potrebbe essere quello sulla sua conversione e il suo rapporto con la famiglia, lontana dalla fede. «Non parlerei di conversione, ma di una ricerca personale iniziata nel Collegio in Svizzera – puntualizza sempre Preziosi – alcune esperienze milanesi e l’incontro con padre Gemelli la portano ad accogliere una vocazione laicale nel mondo, per tanti aspetti nuova, condivisa con tante giovani donne che la seguiranno sulla sua stessa strada. La formazione della Gioventù Femminile ha favorito tante vocazioni ecclesiali, le giovani sceglievano il matrimonio come la vita religiosa attiva e claustrale o la consacrazione nel mondo. La sua famiglia di provenienza risentiva dei sentimenti laico-risorgimentali presenti in quella stagione in tante famiglie della borghesia milanese. Non vi era avversione alla religione, se mai ci si limitava ad alcune pratiche formali. L’entusiasmo con cui Armida scelse un esigente percorso spirituale, coinvolse la famiglia: la madre, inizialmente fredda finì per coinvolgersi ed aiutarla nel suo apostolato; la conversione di un fratello, portato dagli studi ad un positivismo antireligioso, sarà l’occasione per il suo primo incontro con padre Gemelli da cui si reca per chiedere consiglio. Un altro fratello Fausto, ingegnere, la affiancherà per lunghi anni nella costruzione di edifici utilizzati per le varie Opere, come le Oasi che ancora si trovano ad Assisi, a La Verna. La sorella Gemma testimonierà l’affetto e la cura avuta da Armida per i suoi familiari».
Armida Barelli, prima da sinistra, con, tra gli altri, padre Agostino Gemelli e il cardinale Gaetano Bisleti - .
La croce della maldicenze
Un altro aspetto su cui sarà interessante fare luce in occasione della beatificazione sono le incomprensioni e le maldicenze che Armida Barelli dovette subire, una prova comune a tante anime speciali, a cui i profili biografici accennano fugacemente. «Era inevitabile – dice Preziosi – che il successo ottenuto nella realizzazione della Gioventù femminile, il ruolo di cassiera con la raccolta fondi per l’Università Cattolica, lo speciale legame che ebbe negli anni con i Papi, con tanti vescovi, suscitassero gelosie e invidie che sfociarono anche in vari tipi di maldicenza, ivi comprese le lettere anonime e le informative della polizia del regime. Oggetto di critica fu anche la lunga collaborazione con padre Gemelli. Non pochi vedevano come disdicevole la vicinanza di una giovane di bell’aspetto con l’altrettanto giovane francescano. Nella sua vita sono poi presenti le incomprensioni e le tensioni originate da differenti punti di vista con un’altra protagonista del movimento cattolico femminile, Maria Rimoldi, o con la parte femminile della federazione universitaria per la convinzione della Barelli che le universitarie della Gf dovessero rimanere interne all’associazione».
Il coraggio della militanza
Armida Barelli, nulla sarebbe stato possibile senza di lei è appunto il titolo di una biografia, una graphic novel, pubblicata dalla Franco Cosimo Panin (52 pagine, 18 euro), da settembre in libreria. È promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo, scritta dalla giornalista Tiziana Ferrario, con la consulenza storica di Ernesto Preziosi e Aldo Carera, con i disegni di Pia Valentinis e Giancarlo Ascari. È una soluzione leggera quella del fumetto che permette virtualmente a tutti di ripercorrere in breve tempo e in modo piacevole una vita ricca sia spiritualmente che di episodi da “fiction”, che si presterebbero bene per qualche sceneggiatura. Due sono resi bene dalle penna e dalla matita degli autori. Quando all’inzio del 1918 l’allora arcivescovo di Milano, il beato cardinale Andrea Carlo Ferrari, chiese ad Armida Barelli di fondare la Gioventù femminile cattolica, chiedendole una militanza sul territorio, “di piazza”, lei si rifiutò. Cambiò idea quando ricevette una telefonata dalla curia ambrosiana di questo tenore (così la riportò la confidente e biografa di Armida Barelli, Maria Sticco): «Complimenti al gentil sesso, signorina, sa che cosa è accaduto ieri? In una scuola media mista una professoressa ha detto: “Penso che non ci sia nessuno tra voi così imbecille da andare ancora alla Messa”. Sette ragazzi della Gioventù maschile sono balzati in piedi: “Non siamo tra gl’imbecilli che vanno ancora alla Messa”. In quella classe vi erano trentadue studentesse, e non una ha osato difendere la sua fede». Dopo quelle parole, decise di dire di sì, di dedicarsi anima e corpo a far nascere e crescere la Gioventù femminile. E ottenendo risultati che fecero sensazione. Nello stesso anno il primo sindaco socialista di Milano, Emilio Caldara, allontanò dall’orfanotrofio delle Stelline le suore e il cappellano, mettendo al loro posto delle maestre laiche. Armida Barelli riuscì a portare 2.000 socie della neonata Gioventù Femminile a protestare sotto la prefettura, con la minaccia di replicare la protesta ogni domenica. Caldara preferì non rischiare: cappellano e suore poterono di nuovo tornare a prestare il loro servizio nell’istituto.
La tomba di Armida Barelli nella cripta dell'Università Cattolica - .