Vaticano. La Domenica della Parola, «La Scrittura il nostro pane»
Il monaco camaldolese ripercorre il senso più specifico della Lettera apostolica Aperuit Illis che mette proprio al centro la Bibbia «Dobbiamo imparare a leggere ma anche a declamare i testi sacri»
La Messa della Domenica della Parola nella Basilica di San Pietro sarà trasmessa in diretta televisiva su Rai1 e TV2000
Durante la celebrazione eucaristica, si avvicenderanno a proclamare le letture l’attore Pierfrancesco Favino, un giornalista della Rai, una persona non vedente che leggerà il brano biblico in braille e due giovani studenti.
È trascorso oltre un anno da quando papa Francesco, attraverso la Lettera apostolica Aperuit Illis, in forma di motu proprio, ha fissato nel calendario liturgico che la terza domenica del tempo ordinario diventi un giorno interamente dedicato alla Sacra Scrittura. «Le comunità troveranno il modo per vivere questa domenica come un giorno solenne. – si legge nel motu proprio di Francesco firmato il 30 settembre del 2019 nel giorno della memoria liturgica del padre di tutti gli esegeti san Girolamo– Sarà importante, comunque, che nella celebrazione eucaristica si possa intronizzare il testo sacro, così da rendere evidente all’assemblea il valore normativo che la Parola di Dio possiede».
E proprio questa domenica 24 gennaio si celebrerà la seconda edizione della Domenica della Parola di Dio (la prima avvenne il 26 gennaio del 2020). Il tema di quest’anno è tratto dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi: «Tenete alta la Parola di Vita!» (Filippesi 2,16). A causa della presentarsi della sciatalgia non sarà questa mattina, come previsto, alle 10 papa Francesco a celebrare l’Eucaristia nella Basilica di San Pietro. A presiedere la Messa sarà il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione l’arcivescovo Rino Fisichella.
Una tappa ma anche allo stesso tempo un traguardo quello di stabilire una giornata del calendario liturgico interamente dedicata alla Parola di Dio vissuto come un «disegno quasi profetico», impresso da Francesco, alla sua Chiesa secondo il monaco benedettino camaldolese e biblista Innocenzo Gargano.
Da più di 40 anni questo mite religioso amico di Madre Teresa di Calcutta – a cui confidò «mentre le mie suore a Roma portano il cibo quotidiano ai poveri tu prepari, da bravo monaco, il pane della Parola di Dio» –, classe 1944, spende parte del suo ministero oltre che allo studio della Sacra Scrittura a promuovere la scuola della Lectio Divina in due luoghi simbolo di Roma: il monastero di San Gregorio al Celio e quello femminile di Sant’ntonio Abate sull’Aventino. «Grazie a questa Lettera Apostolica – è la prima impressione del benedettino – è stata data una cittadinanza piena e solenne alla Parola di Dio in una domenica di inizio anno nel solco del Vaticano II. Leggendo questo testo ho respirato a pieni polmoni questa novità. Un'emozione simile a quella che sperimenta quando fu indetto il Concilio nel 1962. E questo documento, a mio giudizio, è in diretta continuità con le Costituzioni dogmatiche del Concilio: la Dei Verbum e la Lumen Gentium».
Don Gargano si dice convinto che questa intuizione geniale di Francesco «da grande uomo di gesti ma anche di comunicazione» la «domenica della Parola» aiuterà molti credenti «compresi i parroci» ad avere una maggiore familiarità con le Scritture dell’Antico e del Nuovo Testamento. «La Parola di Dio interroga la vita di ogni battezzato – è l’argomentazione dell’esegeta –. E la stessa liturgia della Parola è in fondo come una liturgia del pane, inteso come “nutrimento quotidiano” del credente». E annota: «Questo atto magisteriale di Francesco ci vuol dire in fondo che la Parola è il pane che il Signore ci regala tutti i giorni.
Non è un caso che quando nel Padre Nostro invochiamo il pane quotidiano non è inteso solo il cibo materiale ma anche quello spirituale, che è la Parola di Dio». Un documento dunque quello di Francesco costruito e pensato lungo le fondamenta della Tradizione e in continuità con la Riforma liturgica del Concilio che ha permesso «a tutto il popolo di Dio di conoscere meglio e in modo continuativo i quattro Vangeli» e comprendere la trama di continuità con l’Antico Testamento.
«Credo che la grande scommessa che sottende questo documento è proprio questa – osserva ancora don Gargano – ed è una sfida per tutti noi preti che nonostante il coronavirus ci abbia tolto la presenza fisica e reale di tanti fedeli alle Messe domenicali non ci ha sottratto la forza della Parola di Dio che proprio grazie ai social e ai nuovi strumenti di comunicazione può essere trasmessa e annunciata a tutti e divenire, se ben ruminata e vissuta come ci indicano i Padri della Chiesa, un vero nutrimento quotidiano per la nostra vita». Leggendo attentamente Aperuit Illis e pensando all’importanza di questa seconda edizione della Domenica della Parola, ai tempi del Covid-19, don Innocenzo intravede un’altra sfida a portata di ogni credente: quella di imparare a leggere e declamare la Bibbia. «Prima che morisse il grande attore Vittorio Gassman era un assiduo frequentatore delle mie “lectio divina” all’Aventino e con il gesuita Luis Alonso Schökel e l’attore Franco Giacobini avevamo ideato un laboratorio dedicato alla Parola di Dio dove si imparava a recitare e declamare un testo sacro. Credo che uno dei suggerimenti impliciti che ci arriva da Francesco è anche quello di imparare a proclamare, con il ritmo e il respiro giusto, la Parola di Dio quando si partecipa alle Eucaristie domenicali. Solo capendo nel profondo la Parola come ci indica la Dei Verbum in cui è custodito il tesoro della Rivelazione di Dio possiamo trasmettere agli altri ciò che veramente si legge e si annuncia dall’ambone e uscire così trasformati, con una vera compunzione del cuore, dalle nostre spesso stanche e ripetitive Messe domenicali». Un invito dunque a scoprire i tesori nascosti della Bibbia. «Credo che la strada privilegiata – è la riflessione finale di Gargano – è proprio questa. Come diceva il grande san Gregorio Magno: “impara a conoscere Dio dalle Parole di Dio”».