Chiesa

La storia. Nella culla di santa Teresa di Lisieux le preghiere di tutto il mondo

Andrea Galli domenica 18 agosto 2024

La culla con le intenzioni di preghiera nella camera dei coniugi Martin

Se la famiglia è chiamata a essere una «Chiesa domestica», secondo le definizione della Lumen gentium che tanta fortuna ha avuto, dove «i genitori devono essere per i loro figli i primi maestri della fede e secondare la vocazione propria di ognuno, quella sacra in modo speciale», la famiglia Martin di Alençon, in Normandia, più che una chiesa fu una Cattedrale domestica: Louis Martin (1823-1894) e sua moglie Marie-Azélie Guérin, detta Zélie (1831-1877) oggi sono santi, i primi sposi a essere stati canonizzati insieme; dei loro nove figli solo cinque superarono i primi anni di vita, cinque femmine, che entrarono tutte in clausura; di loro, Thérèse (1873- 1897), nota a tutti col suo nome da carmelitana di Teresa di Gesù Bambino, oggi è santa e dottore della Chiesa, oltre che una delle maestre di spiritualità contemporanee più lette e citate; un’altra, Léonie (1863-1941), suora visitandina, è serva di Dio, in quanto anche per lei è stata aperta la causa di beatificazione.

Di questa famiglia a dir poco eccezionale oggi resta la casa ad Alençon – bella e defilata cittadina di 30mila abitanti nel dipartimento dell’Orne – in Rue Saint-Blaise al numero 50. Una villetta di due piani ottimamente conservata dai discendenti dei Martin-Guérin, poi acquistata da un’associazione legata al Carmelo di Lisieux che l’ha donata alla diocesi di Séez, la quale per la canonizzazione di Louis e Zélie nel 2015 l’ha approntata per farne una vera casa-santuario. Visitarla oggi è fare un salto indietro nel tempo, nella Francia di fine ’800, ed è entrare dentro un’unica grande reliquia. Il cuore dell’abitazione è la camera nuziale dei coniugi Martin che è come inglobata dentro la cappella, a separarla dai banchi e dell’altare è infatti solo una grande vetrata. Nella camera è presente il letto originale dei santi sposi e a fianco una culla. Non è quella che fu usata dalla piccola Thérèse, andata perduta, ma un’altra appartenuta sempre alla famiglia, degli stessi anni. Lì regolarmente le cinque suore che prestano servizio nella casa-santuario – Carmelitane Messaggere dello Spirito Santo, una famiglia religiosa fondata nel 1984 in Brasile, giovane e florida di vocazioni – depositano dei foglietti con le richieste di preghiera che giungono per posta ordinaria, email o per telefono al centro di ascolto che funziona dal lunedì al venerdì e lì rimangono nove mesi. La comunità del Santuario prega per quei desiderata all’ombra della famiglia Martin, perché arrivi una grazia, attesa come un bambino.

La cappella della casa-santuario dei santi coniugi Martin e il rettore don Thierry Hénault-Morel - sanctuaire-louisetzelie.com

«L’origine di questa pratica è che molto spesso i pellegrini chiedevano di poter mettere le loro intenzioni di preghiera o sul letto o comunque il più vicino possibile Louis e Zélie e in qualche modo il più vicino possibile a santa Teresina» racconta don Thierry Hénault-Morel, rettore del Santuario, che è anche un discendente della famiglia Martin, la sua trisnonna era sorella minore di Louis. E parla di un fiume di intenzioni che arrivano, un fenomeno che è andato crescendo negli ultimi anni: «A luglio erano circa 2.600. Ognuna di queste intenzioni contiene spesso più di un nome. A volte vengono affidate alla preghiera anche dieci persone. Sono richieste di grazie per parenti, amici, conoscenti, oppure per se stessi, per trovare la propria strada, la propria vocazione, per ottenere la liberazione da dipendenze, per superare difficoltà di vario tipo. Queste intenzioni vengono raccolte da una piccola equipe, vengono pregate quotidianamente dalle suore, sono ricordate nelle nostre Messe e abbiamo una serata speciale dedicata ad esse, ogni primo venerdì del mese. In quell’occasione ne leggiamo circa un centinaio, non possiamo leggerne migliaia ovviamente, poi vengono tutte nuovamente riposte nella culla, per la loro gestazione».

Don Hénault-Morel spiega che dalla canonizzazione del 2015 a oggi il culto della famiglia Martin si è grandemente diffuso e il Santuario ha risposto a questo interesse con iniziative diversificate, agevolate anche da un ostello voluto dalla diocesi che permette di ospitare pellegrini in modo economico ma degno: «Organizziamo dei fine settimana per i fidanzati, per sposi che vogliono rinnovare la loro alleanza e vivere un tempo speciale di ritiro, momenti di preghiera per vedovi e vedove. Questa settimana abbiamo avuto ospiti madri che si prendono carico da sole dei loro figli, o perché sono separate o perché il padre non ha riconosciuto i figli. Ci sono proposte per le diverse situazioni e necessità della vita familiare, servire la quale è il cuore del nostro lavoro pastorale. Proposte anche per coloro che non hanno ancora incontrato la loro anima gemella e vogliono vivere un momento spirituale forte, nella condivisione, nell’amicizia e nella preghiera, che li aiuti a superare un periodo di celibato vissuto con fatica e a volte dolore. I coniugi Martin intercedono per tutti e le grazie non mancano. Giorni fa ho ricevuto la telefonata di una donna che era venuta al fine settimana dei single due anni fa. Soffriva perché non aveva ancora incontrato suo marito. In quel ritiro c’era un altro giovane, con cui lei non solo non aveva legato, ma non l’aveva quasi notato. Però alla fine si erano trovati vicini a tavola, avevano parlato e si era manifestato qualcosa di speciale. Si sono sposati e la telefonata era per dirmi che hanno appena avuto una bambina». «E un’ultima cosa – aggiunge il rettore – non solo riceviamo i pellegrini ad Alençon, ma con le reliquie di Louis e Zélie teniamo missioni in diocesi, parrocchie e comunità, soprattutto in Francia in questo momento, ma ci stiamo aprendo ad altri Paesi, in particolare al Benin e al Brasile. Vogliamo offrire ai lontani la possibilità di vivere un tempo speciale con Louis e Zélie, di beneficiare della loro presenza celeste».