Chiesa

Ccee. Migranti, Bagnasco: «Ora si muova l'Onu»

lunedì 14 settembre 2015
“Cosa significa che l’Europa non ha saputo difendere i suoi confini esterni? Vuol dire forse che si dovevano erigere muri o fili spinati? Non è questa la logica di un’Europa civile! Inutile che si aspetti in Europa che questo fenomeno si dissolva. Il Sud del mondo si è messo in movimento verso uno spiraglio di vita migliore e nessuno lo fermerà. Per questo vado ripetendo che non solo l’Europa deve muoversi - e si è mossa molto tardi -. Ricordiamo che l’Italia è stata la prima che si è mobilitata, con grande generosità, e meglio che ha potuto. Ma anche l’Onu deve prendere seriamente in considerazione il fenomeno a livello internazionale”. Così il cardinale Angelo Bagnasco ha affrontato il tema dell'esodo migratorio, durante l'assemblea dei vescovi in Terra Santa.Migrazioni e persecuzioni dei cristiani: sono questi i principali temi che stanno facendo da sfondo all’assemblea plenaria dei vescovi e cardinali presidenti delle Conferenze episcopali europee (Ccee) in corso in Terra Santa, tra Korazim, Gerusalemme e Betlemme (fino al 16 settembre). Un evento storico poiché è la prima volta che i vescovi, presidenti di 35 Conferenze episcopali in rappresentanza di 45 Paesi europei si ritrovano nella terra di Gesù per la loro assemblea annuale. “La cosiddetta comunità internazionale a mio avviso, se volesse, potrebbe mettere la parola fine. Non attraverso particolari azioni di forza ma per mezzo di altri canali. Intendo dire che se si isolassero coralmente tutti i soggetti tirannici e violentatori che sono contro le libertà e la vita di tanta gente, con una continua condanna morale, ripetuta e universale - tagliando nel contempo ogni rapporto commerciale - io credo che le cose potrebbero cambiare”. Così il cardinale si è espresso sulle persecuzioni ai cristiani “Siamo qui per dare un segnale umile, discreto ma concreto di vicinanza, di ammirazione e gratitudine per la Terra Santa - spiega il presidente della Conferenza episcopale italiana - di grande stima per i cristiani che qui vivono e presidiano i luoghi santi cari a tutta l’umanità, cattolica e cristiana, e che sono in forte difficoltà. Tornare alle radici della nostra fede cristiana è una grande grazia che noi vescovi riceviamo”.(dagli inviati Sir a Korazim, Gianni Borsa e Daniele Rocchi)