Il cammino del Sinodo è aperto. Non ha chiuso i suoi battenti ieri e non ha sbattuto la porta in faccia a nessuno, l’ha lasciata aperta ricalcando il paradigma di «Cristo che ha voluto che la Sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza», come si è scritto nel messaggio sinodale approvato dall’ampia maggioranza dell’assemblea. E così come emerge dal testo della
Relatio Synodi, varato e consegnato ieri sera nelle mani del Papa e che egli ha voluto far subito pubblicare nella sua totale integrità per una assoluta trasparenza di quanto svoltosi in aula.Un testo, questo, che non è un documento dottrinale, né un documento chiuso – come si è ribadito più volte –, ma un contributo per un cammino ulteriore e che allo stesso tempo mostra il grado di maturità del percorso fin qui sostenuto dai Padri sinodali. Certamente è il frutto di un’elaborazione comune che si mostra rispettosa della pluralità, delle sensibilità e delle divergenze di opinioni emerse dall’ampio dibattito, vivace e franco, svoltosi in tutti questi giorni senza veli e senza censure, ed è quindi l’espressione di una "dinamica inclusiva", una dinamica autenticamente sinodale, riscoperta nel suo significato originario. Quella che ha portato innanzitutto la Chiesa a interpellarsi, a intraprendere un profondo moto di discernimento e ad aprire gli occhi sulla realtà guardando alle famiglie per quello che oggi sono e non soltanto per come dovrebbero essere. Ed è allo stesso tempo anche il paradigma di una Chiesa che non ha avuto paura del confronto aperto al suo interno e nei confronti delle realtà vissute dalle famiglie nel contesto globale del nostro tempo, cosciente che occorrono nuovi linguaggi e nuovi approcci pastorali per farsi prossimi a tutti.È dunque proprio questo metodo, questa consapevolezza di un rinato modo di procedere che sconfigge la sclerotizzazione, che fa la differenza e costituisce la novità più importante dell’assemblea straordinaria dei vescovi sul tema della famiglia. Proprio in continuità con quanto auspicava Paolo VI nella sua
Apostolica Sollecitudo istituendo per la Chiesa universale il Sinodo.Il Papa che oggi viene proclamato beato parlava della «sollecitudine apostolica, con la quale, scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie ed i metodi del sacro apostolato alle accresciute necessità dei nostri giorni ed alle mutate condizioni della società». «Potrei dire serenamente che con uno spirito di collegialità e di sinodalità abbiamo vissuto davvero un’esperienza di "Sinodo", un percorso solidale, "un cammino insieme"», ha detto Papa Francesco nel suo discorso conclusivo rivolgendosi all’assemblea. E con lucidità e intensità ha voluto sottolineare e rimarcare il valore di questi passi compiuti nell’autentica sinodalità attraverso quel dibattito non formale che il Papa stesso fin dall’inizio aveva sollecitato, e che si distanzia dai sinodi degli ultimi tempi: «Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state tentazioni e animate discussioni... se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato con gioia e riconoscenza discorsi e interventi pieni di fede, di coraggio e di
parresìa. E ho sentito che è stato messo davanti agli occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la
suprema lex, la
salus animarum». Confidando, poi, di aver vissuto «con serenità e con pace interiore» queste giornate di lavoro perché il Sinodo «si svolge
cum Petro et sub Petro e la presenza del Papa è garanzia per tutti», Francesco ha perciò voluto ribadire cos’è la Chiesa: «La Madre fertile e Maestra premurosa che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini, che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare le persone. Questa è la Chiesa... composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia». Con parole che offrono la chiave ermeneutica per riflettere sul percorso fin qui maturato e per quello che si apre ancora ha annotato: «Tanti commentatori hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra» e hanno dubitato «perfino dello Spirito Santo» che è «il vero promotore e garante dell’unità e dell’armonia della Chiesa che lungo storia ha condotto la barca». Così, invece, progredisce la Chiesa di Cristo. E questo è il suo modo di lavorare, il suo spartito per arrivare a una sintesi e a una comprensione più alta, ben diversa da un compromesso. Perché è la Chiesa, non un partito.