Chiesa

Verona. A 150 anni dalla nascita di don Calabria la sua chiesa sarà santuario

Romina Gobbo mercoledì 4 ottobre 2023

La chiesa di San Zeno in Monte a Verona

Sono passati molti decenni da quando, il 26 novembre 1907, un pretino, che poi sarebbe diventato un santo, fondò a Verona la “Casa Buoni Fanciulli”, per accogliere e dare un’opportunità ai tanti ragazzi di strada.

Dall’8 ottobre 2022, la famiglia calabriniana (preti, suore e fratelli laici) sta celebrando il proprio fondatore nel 150° della nascita (8 ottobre 1873), con eventi vari in Italia e nelle missioni estere. Il clou sarà la prossima domenica 8 ottobre, quando il vescovo di Verona Domenico Pompili erigerà a santuario diocesano “San Giovanni Calabria” della chiesa di San Zeno in Monte, dove don Calabria abitò per oltre quarant’ anni e che ancora oggi è la sede dell’Opera da lui fondata.

«Per la Chiesa di Verona, don Giovanni è stato il riferimento di una fede che si traduce in carità – ha detto il vescovo - . Egli, non solo ha creduto in Dio, ma è stato capace di vedere il prossimo e di mettersi al suo servizio, rimanendo sganciato da qualsiasi forma di collusione con il potere, ed agendo sempre con gratuità. Non è stato solo bravo, è stato anche bello. Il bravo suscita solo curiosità, mentre quando uno è bello, seduce e attira verso di sé».

Dei tanti giovani che ha aiutato, qualcuno si è perso, ma alla maggior parte il prete veronese ha davvero salvato la vita. Ieri come oggi.

«Erano gli anni ’50. Il dopoguerra era un momento di miseria e fame per tutti. Con altri ragazzi fui accolto a casa San Benedetto (comunità educativa per minori, ndr ), dove frequentai le scuole elementari e dove potevo avere un pasto caldo. Quando don Calabria veniva di persona, era una festa, perché era già allora considerato un’icona di carità. Gli sono soprattutto grato per quella sua raccomandazione tratta dal Vangelo, che mi ha accompagnato per tutta la vita: “Ama il prossimo tuo come te stesso”», racconta il maestro Albano Poli, classe 1935, fondatore di Progetto Arte Poli che, proprio in occasione dell’anniversario, ha voluto realizzare un dipinto sul don Calabria, che sta girando per le missioni.

Il tempo passa, contesti e bisogni cambiano. Oggi l’Opera Don Calabria si occupa molto di minori stranieri non accompagnati, come Bledian Sula, di origini albanesi, trentottenne, libero professionista, sposato, con due bambine. «Sono approdato sulle coste pugliesi l’1 settembre 2001. Un gommone fatiscente, una trentina di persone. Avevo appena compiuto sedici anni; è toccato ai miei genitori pagare allo scafista i due milioni di lire del viaggio. Ma era l’unico modo, venire in Italia in maniera regolare era quasi impossibile».

Bledian arriva a Verona e trova accoglienza a casa San Benedetto. «Gli educatori sono stati per me una seconda famiglia. Ho ripreso a studiare, medie, superiori, fino a laurearmi in Scienze politiche. Sono rimasto da loro finché mi sono reso autonomo. E ho cercato di non deluderli. Fare volontariato sulle ambulanze è stato il modo per dimostrare la mia riconoscenza. Mi considero un esperimento riuscito dell’Opera di quel santo uomo che noi chiamavamo semplicemente don Ca».