Chiesa

Solidarietà concreta. L’8xmille? Una firma che fa davvero bene a tutti. Anche a noi

Stefano Proietti domenica 5 maggio 2024

Una delle opere sostenute dall'8xmille alla Chiesa cattolica

È un gesto semplice, senza costi per chi lo compie, ma essenziale per sostenere il bene compiuto dalla Chiesa tramite migliaia di iniziative a sostegno dei più fragili: così il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni, spiega il senso della firma dell’8xmille a favore della Chiesa cattolica. Gli abbiamo chiesto di fare chiarezza su una materia in cui spesso si fa ancora molta confusione. Anche tra i cattolici.

Massimo Monzio Compagnoni - Marco Calvarese

Di 8xmille si potrebbe parlare a lungo, affrontando la questione da una moltitudine di punti di vista. Quali sono gli aspetti più importanti?

Direi che possiamo cominciare facendo un po’ di chiarezza su alcuni luoghi comuni fuorvianti riguardo all’8xmille e alla Chiesa cattolica. Ad esempio, ricordiamo che l’8xmille non costa nulla! Non è una tassa aggiuntiva e non si riferisce al proprio reddito personale, ma allo 0,8% dell’intero gettito Irpef, che viene comunque destinato dallo Stato, come previsto dalla legge, in base alla scelta di chi ha firmato. Quindi chi decide di non firmare rinuncia a partecipare alla scelta, un po’ come chi non va a votare quando ci sono le elezioni.

Quindi, a differenza del 5xmille, che fa riferimento al proprio reddito dichiarato e può dunque avere una consistenza diversa in base al contribuente, le firme per l’8xmille sono tutte uguali?

Esattamente. È un magnifico esempio di democrazia fiscale in cui la firma di un milionario e quella di un pensionato che percepisce un assegno sociale hanno lo stesso identico valore: ogni firma vale uno. E il diritto alla firma ce l’hanno tutti, purché percepiscano una qualsiasi forma di reddito. Anche chi non ha l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi, come ad esempio alcuni pensionati. Perché rinunciare ad esercitarlo? Qualcuno ancora pensa che la firma per l’8xmille sia in conflitto con quella per il 5 o il 2xmille, ma anche questo è sbagliato. Si può firmare per la Chiesa cattolica e contemporaneamente destinare il 5xmille alla propria associazione preferita. Sono tutti gesti che contribuiscono a far crescere il bene comune senza gravare in alcun modo sulle tasche dei cittadini (che l’Irpef l’hanno comunque già versata).

Perché firmare, a questo punto, è abbastanza chiaro. Ma perché farlo proprio per la Chiesa cattolica?

Innanzitutto, perché la Chiesa vive esclusivamente delle offerte dei suoi fedeli. Quindi ogni cattolico ha il dovere di sostenerla garantendo le risorse necessarie: allo svolgimento della sua attività pastorale, alla sopravvivenza dei sacerdoti, alla manutenzione di chiese ed oratori adibiti al culto e, infine, alle attività caritative. Detto ciò, aggiungo anche che la firma alla Chiesa cattolica "fa bene e fa del bene". Nella nostra campagna promozionale siamo partiti dalla constatazione che compiere gesti d’amore e di attenzione per gli altri fa stare bene chi li fa, oltre che chi li riceve. Ogni firma per la Chiesa cattolica si trasforma immediatamente in migliaia e migliaia di gesti di cura per chi è in difficoltà, in Italia e nei paesi più poveri del mondo. Quindi firmare vuol dire entrare in questo immenso vortice di bene. Un vortice che, se improvvisamente questi fondi venissero meno, si fermerebbe in modo catastrofico soprattutto per i 6 milioni di italiani ormai certificati sotto la soglia di povertà.

Ma di quanti soldi stiamo parlando? Possiamo dire che la Chiesa sia ricca?

Questa domanda mi permette di sgombrare il campo da un altro luogo comune: la Chiesa non è ricca! Pensate, ad esempio, che i redditi derivanti da tutti i patrimoni diocesani coprono solo il 6% del fabbisogno annuale necessario per garantire una remunerazione minima ai 32mila sacerdoti in Italia e in missione all’estero; circa il 70% di questo fabbisogno è coperto dai fondi provenienti dall’8xmille. Ma su questo tema voglio anche ricordare una figura a cui sono molto affezionato, un pioniere del sistema di sostegno economico alla Chiesa: il cardinale Attilio Nicora, che è mancato sette anni fa. "Non numen, nummus, sed artifex", diceva spesso: "il denaro non è un dio ma uno strumento". Uno strumento che va usato per fare il bene e con trasparenza. La Chiesa riceve ogni anno, dai fondi dell’8xmille, poco più di un miliardo di euro. Una cifra importante, è evidente, ma che ogni anno viene destinata, spesa e rendicontata con la massima trasparenza e secondo le finalità previste dalla legge 222 del 1985.

Ovvero?

I fondi servono in primo luogo per le esigenze di culto e pastorale della popolazione italiana, compresa, ad esempio, la cura dell’immenso patrimonio architettonico e artistico che fa parte della nostra cultura e della nostra tradizione (manutenere tutte le chiese costa molto). La seconda finalità è proprio quella della carità, nel nostro Paese e in quelli più poveri del mondo. Parliamo di quasi 250 milioni di euro che servono, attraverso migliaia di progetti, per sostenere anziani e disabili, famiglie in difficoltà, persone senza fissa dimora, vittime delle dipendenze, immigrati da integrare, donne vittime di violenza da proteggere, avviamento al lavoro per chi lo ha perso o mai trovato, etc. Infine la terza finalità per cui è stato istituito l’8xmille, come ho già accennato, è quella del sostentamento degli oltre 32mila sacerdoti che ci sono in Italia, una parte dei quali anche anziani e malati e circa 300 missionari fidei donum. Siamo noi fedeli che dobbiamo farci carico dei sacerdoti che svolgono a tempo pieno attività a servizio della comunità. Lo possiamo fare con le offerte o con una firma che non costa nulla. Per questo ogni firma è importantissima.

E come stanno andando le firme?

In calo. Negli ultimi 20 anni la Chiesa cattolica è passata dal 90% a poco meno del 70% dei consensi. Sono ancora moltissimi: più di 11milioni e mezzo di contribuenti firmano per la Chiesa cattolica. Ma la previsione è che continueranno a calare. Proprio per questo dobbiamo fare tutti la nostra parte, nessuno escluso, perché questa meravigliosa Istituzione che ci insegna ad amare la Parola di Gesù e questa indispensabile macchina della solidarietà continuino a funzionare. Mai come oggi, perciò, è essenziale esserne consapevoli e invitare tutti (anche i pensionati che non fanno la dichiarazione dei redditi) alla firma. La nostra Chiesa ne ha bisogno.