La autorità mondiale che governi la finanza, e la riforma del sistema finanziario che, in prospettiva dovrebbe portare a una "Banca centrale mondiale", per il Vaticano deve "avere una impostazione realistica", essere "messa in atto con gradualità", per giungere a sistemi monetari e finanziari efficienti ed efficaci, mercati liberti e stabili, disciplinati da un "adeguato quadro giuridico". Deve nascere da un "accordo libero e condiviso" e con una "fase preliminare di concertazione" per far emergere una "istituzione legittimata" e "super partes".Tutto ciò viene prospettato nel documento "Per una riforma del sistema finanziario e monetario internazionale nella prospettiva di una autorità pubblica a competenza universale", del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace, una quarantina di pagine che sviluppano intuizioni e prospettive della dottrina sociale della Chiesa, da Giovanni XXIII a Benedetto XVI, presentato in sala stampa vaticana dal cardinale Peter Turkson e dal mons. Mario Toso, presidente e segretario di Giustizia e pace."Logica vorrebbe" per il Vaticano che questa autorità mondiale si sviluppasse "avendo come punto di riferimento l'Organizzazione delle Nazioni Unite". Nella nuova autorità politica mondiale, dovrebbero convivere politiche di "governance" e di "shared government", cioè il coordinamento orizzontale e una autorità super partes".Premesse per la riforma del sistema finanziario mondiale è un "corpus minimo condiviso di regole necessarie alla gestione del mercato finanziario globale", dopo che è entrato in crisi il sistema di Bretton Woods, il Fondo monetario internazionale ha perso il carattere di stabilità per la finanza mondiale, e "non si dispone più di quel 'bene pubblico universale che è la stabilità del sistema monetario mondiale".Il testo chiede di riflettere su "misure di tassazione delle transazioni finanziarie, forme di ricapitalizzazione delle banche, anche con fondi pubblici, e "condizionando il sostegno a comportamenti virtuosi e finalizzati a sviluppare l'economia reale", definizione "dell'ambito di attività del credito ordinario e di Investment Banking". Altre disfunzioni denunciate dal documento vaticano - che si muove sullo sfondo della Caritas in veritate , enciclica sociale pubblicata da Benedetto XVI il 7 luglio del 2009 - sono la diminuzione della "qualità del credito" e la tendenza a definire orientamenti strategici della politica economica e finanziaria "all'interno di club o di gruppi più o meno estesi di Paesi più sviluppati", cosa che non rispetta il "principio rappresentativo, in particolare dei Paesi meno sviluppati o emergenti".