Il caso. Da Betlemme il grido all’Italia: aiutate i bambini sordi amati da Paolo VI
Uno degli alunni sordi dell'istituto Effetà voluto da Paolo VI a Betlemme
Era il 1971 quando ventidue bambini sordi, da tre a sette anni, entravano per la prima nell’istituto Effetà di Betlemme. Si realizzava così il sogno di Paolo VI che, di ritorno dal viaggio in Terra Santa del 1964, aveva chiesto una scuola per i piccoli “senza parola” della Palestina. Figli prediletti del Papa santo. Tutti sordi. E tutti protagonisti di quel miracolo dell’“effatà”, di quell’“apriti” pronunciato da Cristo per ridare la parola a un muto. Un miracolo che oggi ha al centro 180 alunni, dal nido al liceo delle scienze umane, e che negli anni ha coinvolto oltre settecento studenti passati da queste aule dove viene abbattuto il muro del silenzio totale e si compie un’insperata apertura agli altri e al mondo che, partendo dall’udito, tocca l’intera persona. Storie di rinascita oltre la disabilità. Come quella di Isrà, 26 anni, che dopo essere stata studentessa dell’istituto è adesso un’insegnante nelle stesse classi in cui lei ha cominciato a parlare. O di Alì, 25 anni, che nonostante il suo gravissimo difetto all’udito ha concluso un corso in scienze infermieristiche all’Arab American University di Jenin.
All’ingresso del plesso si legge che è un «istituto pontificio per la rieducazione audiofonetica». Fra pochi mesi la scuola celebrerà il mezzo secolo di vita. Ma non mancano le difficoltà. Economiche prima di tutto. Costa mantenere un corpo docenti che comprende anche tutor per le lezioni personalizzate di logopedia. Costa avere un convitto per i ragazzi che ogni sera non possono rientrare nelle case distanti decine di chilometri. Impossibile contare sulle rette di famiglie poverissime che vivono all’interno di villaggi isolati, fra Betlemme e Hebron, dov’è tradizione sposarsi fra cugini anche di primo grado per non disperdere il patrimonio e dove, per questa ragione, l’incidenza della sordità è davvero alta.
L'istituto Effetà per i ragazzi sordi voluto da Paolo VI a Betlemme - Federico Ghelli
Il grido d’aiuto arriva dalla direttrice dell’istituto, suor Lara Hijazin. Originaria della Giordania, è una delle sette religiose della congregazione italiana delle Maestre di Santa Dorotea che ha realizzato il sogno di Montini e che gestisce la scuola. «Siamo consapevoli di quanto il coronavirus abbia toccato la vita anche in Occidente – scrive in una lettera aperta –. E, mentre stiamo cercando di ricreare una nuova normalità, dobbiamo essere più attenti a coloro che sono più vulnerabili, come i bambini con bisogni particolari». Suor Lara racconta che «la scuola è stata chiusa quando si sono avuti i primi casi di Covid a Betlemme». Era il 5 marzo. Sebbene siano state sospese le lezioni, spiega la religiosa, «la nostra missione non è venuta meno per aiutare gli studenti nell’apprendimento e per migliorare il loro vivere sociale. In questi mesi siamo sempre stati vicini agli alunni e alle loro famiglie. Gli insegnanti hanno fornito ai genitori programmi settimanali e hanno seguito i progressi dello studente». Non solo. «Abbiamo sostenuto psicologicamente i ragazzi, i genitori e gli insegnanti per essere in grado di superare questa crisi». Tuttavia, aggiunge suor Lara con amarezza, «per continuare nel nostro impegno abbiamo bisogno del supporto generoso di tanti». Un supporto «apprezzato soprattutto in questi tempi difficili».
A fianco dell’istituto c’è la Fondazione Giovanni Paolo II, la onlus per lo sviluppo e la cooperazione promossa dalle diocesi della Toscana. «Da anni aiutiamo Effetà – spiega il vescovo Luciano Giovannetti, emerito di Fiesole e presidente della Fondazione –. Ora c’è bisogno di assicurare un futuro certo a questa realtà che non ha eguali in Palestina e non riceve fondi dallo Stato».
COME SOSTENERE LA SCUOLA DEI BAMBINI SORDI DI PAOLO VI
Un gesto concreto di solidarietà per ricordare Paolo VI, il primo Papa pellegrino in Terra Santa che a Betlemme nel 1964 volle si realizzasse un istituto pontificio specializzato nell’educazione e nella riabilitazione audiofonetica di bambini sordi. La scuola Effetà da quasi 50 anni accoglie ogni giorno oltre centosessanta bambini di varie religione e di diverse zone della Palestina. Ad Effetà entrano bambini sordi, isolati, emarginati ed escono ragazzi autonomi, capaci di relazionarsi con la società ed affrontare coraggiosamente il futuro. “Avvenire” e la Fondazione Giovanni Paolo II invitano ad aiutare i bambini di Betlemme in ricordo di Paolo VI. È possibile sostenere i ragazzi di Effetà attraverso:
- Bonifico bancario intestato a Fondazione Giovanni Paolo II utilizzando il seguente Iban IT04I0539005458000000092116 (ricorda di inserire anche il tuo indirizzo nel campo causale)
- Bollettino su conto corrente postale n. 95695854 intestato a Fondazione Giovanni Paolo II, via Roma, 3 - 52015 Pratovecchio Stia (AR). Causale: “Per i bambini di Effetà Betlemme”
- Bancoposta intestato a Fondazione Giovanni Paolo II utilizzando il seguente Iban IT11V0760114100000095695854
- Carta di credito o PayPal sul sito www.sostienieffeta.org
I versamenti vanno intestati alla Fondazione Giovanni Paolo II via Roma, 3 - 52015 Pratovecchio Stia (AR) con la causale «Per i bambini di Effetà Betlemme».
Inoltre è possibile adottare UN BAMBINO A DISTANZA con meno di 1 € al giorno - 25 € al mese - per garantirgli un futuro migliore. Oltre alla donazione singola è possibile sostenere un bimbo attraverso l'adozione continuativa a distanza, contribuendo al pagamento della retta scolastica e degli alti costi sostenuti per la cura e la riabilitazione. Adottare un bambino di Effetà significa offrirgli concretamente la possibilità di imparare a comunicare pensieri ed emozioni, per avere un futuro dignitoso ed integrato nella società in cui vivrà.