La comunione. Solo la comunione con le Chiese ortodosse. Questa è “l'unica cosa che la Chiesa cattolica desidera e che io ricerco come Vescovo di Roma”. Al culmine della sua visita in Turchia, nel giorno di sant'Andrea, fondatore del patriarcato di Costantinopoli, dopo aver già compiuto sabato sera il gesto dell'inchino davanti a Bartolomeo (che a sua volta ha ricambiato con un bacio sul capo), Francesco pronuncia queste parole che appaiono come il suggello di tutto il viaggio. L'
ecumenismo, aveva detto, poco prima il Patriarca è anche guardare avanti “al futuro”. E il Papa "vede" in questo futuro anche e soprattutto la piena unità, alla quale bisogna tendere con tutte le forze. Ma nel contempo Francesco rassicura: “Piena comunione non significa né sottomissione l'uno dell'altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza”. E poi aggiunge: “Voglio assicurare che pur di giungere alla meta sospirata della
piena unità, la Chiesa cattolica non intende imporre alcune esigenza se non quella della professione della fede comune”. Spieghierà poco dopo in aereo, nella consueta conferenza stampa sul volo di ritorno a Roma, che con questa frase egli ha voluto rilanciare la proposta di Giovanni Paolo II di discutere sulle forme di esercizio del primato: “Dobbiamo andare un po’ al primo millennio per ispirarci. Non dico che la Chiesa ha sbagliato: no, no. Ha fatto la sua strada storica. Ma adesso la strada storica della Chiesa è quella che ha chiesto San Giovanni Paolo II: ‘Aiutatemi a trovare un punto d’accordo alla luce del primo millennio”.
La conversazione con i giornalisti, durata quasi 40 minuti, è servita anche per chiarire altri aspetti del viaggio. Ad esempio la cosiddetta