Gmg. «Io, disabile, a Lisbona grazie agli amici»
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La sua è una Gmg “itinerante”. E’ partita da Rovigo, è andata a Montpellier, Lourdes, tappa a Palencia e infine eccola a Lisbona, sulla sua efficiente sedia a rotelle, per partecipare alla Via Crucis, alla Veglia e alla Messa con il Papa.
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Tra andata e ritorno, 4.800 chilometri. Con Maria Sicchiero che, per la prima volta, ha detto “no” ai familiari e ha detto “sì” agli amici: ed è con loro che lei, tetraplegica dalla nascita, 28 anni, ha iniziato un grande viaggio attraverso l’Europa e sino al Portogallo. Con persone che hanno deciso di vivere la Gmg aiutando Maria in ogni momento.
"Partecipare senza i miei genitori è un’opportunità che ho voluto fortemente per mettermi in gioco con tutta me stessa, anche negli aspetti più intimi”, dice Sicchiero, nascondendo ogni imbarazzo dietro uno sguardo vivace e una simpatia contagiosa. Quindi, accanto alla fede, questa Gmg viene vissuta da Maria “come uno spartiacque. Magari dopo Lisbona – spiega - deciderò di provare altre esperienze. Con meno paure e con una maggiore consapevolezza di avere i miei limiti, certo, ma superabili grazie all'aiuto degli altri".
Maria Sicchiero è dunque uscita dai confini di Lendinara, nella diocesi di Adria-Rovigo, e con la carrozzina elettrica e un computer adattato alle sue esigenze ha deciso di andare oltre le consuetudini. Superarsi è la sua sfida, intrapresa da tempo: è attiva nei percorsi parrocchiali e sociali della sua comunità e della sua città e, da un paio d’anni, collabora con le pagine del settimanale diocesano “La Settimana”, in uscita la domenica come dorso di Avvenire.
Si è integrata nella redazione, scrive, titola, chiede di modificare le pagine se la grafica non va bene. Come ogni giornalista, abituata alla scansione e alla gerarchia delle notizie in pagina, Maria sa che si può improvvisare molto poco se non c’è alle spalle una seria organizzazione. E sa che senza l'equipe della pastorale giovanile diocesana, “che mi ha aiutata – dice - a realizzare il mio sogno di autonomia”, sarebbe stato difficile rinunciare ai parenti, che l’avevano aiutata alla Gmg di Cracovia.
Scegliere i suoi amici della parrocchia è stata la conseguenza naturale di un percorso. Tre persone la accompagnavano, ma “ci siamo dati tutti una mano”, e "quella che sto facendo – continua - è una esperienza particolare e una sfida, perché ci sono tanti aspetti che non si possono calcolare e quindi l'imprevisto è all'ordine del giorno”.
Giornate più calde del previsto, scalinate, ritardi negli spostamenti, “ma è allo stesso modo – aggiunge - una scuola di vita, perché insegna ad apprezzare molti gesti, che prima erano scontati. E perché ti fa sentire parte di una comunità viva, con il sapore di Vangelo. Tutti siamo primi e ultimi allo stesso tempo perché sappiamo sostenerci, prenderci cura dell'altro e, per come è davvero, anche solo con un sorriso".