Due anni fa il «gran rifiuto» dell’Università «La Sapienza» alla visita di Benedetto XVI. Ieri il nuovo invito del rettore Luigi Frati, affinché la visita si svolga in un prossimo futuro. Il numero uno del più importante ateneo romano – oltre che tra i più prestigiosi d’Europa – affida l’invito al cardinale vicario, Agostino Vallini, che lo accoglie con un sorriso e che, al termine della Messa celebrata nella Cappella dell’Università, lo commenta con i giornalisti presenti. «Non posso decidere io naturalmente, ma so che il Santo Padre, come pastore, ama Roma e tutte le sue realtà. Quando riceverà un invito ufficiale, valuterà».Il 17 gennaio 2008 papa Ratzinger avrebbe dovuto tenere un discorso alla «Sapienza» in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico, ma rinunciò per motivi di sicurezza dopo le forti proteste di gruppi minoritari di studenti, cui si era aggiunta anche l’esplicita contrarietà di alcuni docenti. «Quello che il Papa aveva preparato per quell’occasione – ha ricordato ieri Vallini – era un discorso di alta cultura che certamente può unire, mai dividere. La parola del Papa – ha sottolineato – unisce sempre, non divide mai».Rivolgendo il suo saluto di benvenuto prima della Messa celebrata per inaugurare il nuovo portone e il nuovo piazzale antistante la Cappella universitaria, il rettore Frati aveva rinnovato l’invito al Papa «a venire in questa Cappella per celebrare la Messa e ad incontrare in Aula Magna i ricercatori, i giovani, gli studenti». Un ulteriore segnale di amicizia che si aggiunge a quelli dei mesi scorsi, da quando Frati è alla guida dell’ateneo romano.E proprio pensando ai giovani, il cardinale Vallini ha anche risposto ad alcune domande dei giornalisti presenti sul necessario raccordo tra studio e lavoro. «Noi ci auguriamo – ha detto – che in questo momento così difficile si possano aprire strade di inserimento per l’esercizio di un diritto fondamentale» qual è quello del lavoro. «È una grande pena – ha proseguito – non riuscire ancora ad offrire lavoro ad ogni giovane dopo tanti anni di studio, di sacrifici». L’inserimento dignitoso, ha concluso, è «un sacrosanto diritto di tutti i cittadini».