Riaffidare il Paese a Maria? Significa prima di tutto «imparare uno stile ben preciso, fatto di saggio discernimento, profonda compassione, forte speranza e costante preghiera». È questo, secondo padre Silvano Maggiani, preside della Pontificia Facoltà Teologica «Marianum», il significato del gesto che oggi alle 17.30 i vescovi italiani compiranno nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, guidati dal Papa.
Che importanza ha la presenza di Maria oggi nella vita degli italiani?La presenza di Maria armonizza tra loro molti aspetti, dal cuore ai sentimenti, dalla fede alla ragione, e dopo la Croce, in Italia, è forse il «simbolo» più importante, il più incisivo e determinante nella vita di fede.
Perché questo rapporto speciale dell’Italia con Maria?Le ragioni forse vanno rintracciate già nella cultura arcaica delle nostre terre, dove in epoca precristiana si è diffusa una particolare sensibilità a partire da misteri legati al culto delle acque o al culto della «grande madre». Ma se è vero che esiste una base culturale etrusca o greco-romana, la fede cristiana ha profondamente rielaborato questi miti e ha donato a questa sensibilità un volto storico: quello di Maria, donna ebrea vissuta in Palestina che ha compiuto un chiaro e concreto cammino di fede. E questa figura storica è entrata sempre più nel cuore delle gente della Penisola anche grazie a continui approfondimenti e riflessioni ad opera di autori, padri, pensatori. Un rapporto cresciuto pure con il diffondersi delle feste liturgiche, istituite dai Pontefici ma anche dalle Chiese locali. E non va dimenticato, poi, il contributo dato da pittori, poeti, musicisti che hanno raffigurato, cantato, lodato la Madre di Dio. Tutti fattori che hanno fatto sempre di più della presenza di Maria un elemento determinante nella fede e nella pietà popolare.
E oggi com’è vissuta questa presenza?Il fenomeno mariano rimane molto complesso, coinvolge numerose dimensioni e ha tantissime espressioni. Il Concilio Vaticano II ha dato un forte impulso perché Maria venisse riconsiderata in relazione a Cristo e alla Chiesa. Al cuore del suo messaggio sono state poste le parole «fate quello che vi dirà», che ricordano come sia Gesù il suo costante punto di riferimento. Un cammino di riflessione che viene operato non solo in ambienti «specializzati» e di ricerca ma che sta animando anche la devozione popolare. Lo si percepisce quando si va nei tanti santuari mariani o si leggono le preghiere e i testi della devozione: Maria non è più solo una presenza «celeste», lontana, ma un elemento fondamentale nei cammini di fede. Su questo percorso, poi, ha influito il fiorire di tante congregazioni religiose di ispirazione mariana. Certo, accanto a questo si pone anche un movimento magmatico alle volte di difficile interpretazione, che rende il culto a Maria in alcuni ambiti ancora bisognoso di purificazione.
Cosa insegna la Madre di Dio all’Italia?Insegna uno stile, che si esprime in quattro suoi atteggiamenti: quello profondo di fede che si confronta con i problemi, li medita e li valuta nel suo cuore; quello tutto evangelico della compassione, della capacità di «sentire con»; quello che la caratterizza come donna di speranza e di vita; infine, quello che nasce dalla sua costante presenza orante nella comunità delle origini. Tutti atteggiamenti non basati su speculazioni, ma presenti nelle pagine evangeliche. Per questo, forse, Maria resta un «simbolo» in grado di arrivare direttamente al cuore dei fedeli. Da qui nascono quelle che io definisco le tre «c» che devono caratterizzare la devozione mariana: il culto a Dio, la cultura e la carità. Non si può essere devoti a Maria, insomma, senza chinarsi sui bisogni della realtà che ci circonda.