Chiesa

INTERVISTA. Camisasca: «Preghiamo perché continui l’opera di riforma»

Matteo Liut venerdì 1 giugno 2012
​Un momento drammatico che deve spingere tutta la Chiesa a stringersi ancora di più attorno a Benedetto XVI e a seguire la strada dell’essenzialità da lui stesso indicata. Don Massimo Camisasca, superiore della Fraternità San Carlo, commenta così i recenti fatti legati al trafugamento e alla pubblicazione di documenti riservati del Papa.Che sentimenti suscitano queste vicende in chi guarda al Papa come una guida e un padre?Profonda tristezza per l’offesa alla sua persona, che fa eco a quella di cui ha parlato il Santo Padre nel suo intervento all’udienza di mercoledì. Vorrei poter confortarlo con la preghiera e con l’affetto e penso che in molti nella Chiesa stiano pregando per il Papa e vorrebbero fargli sentire la loro vicinanza. Allo stesso tempo, però, mi chiedo cosa ci sia dietro a questi fatti. Certo è che questo Pontefice sta attuando una riforma che punta a rendere più essenziale la vita della Chiesa. Lui stesso ne ha parlato più volte, ponendo l’accento sulla fede (pensiamo all’Anno della fede), sull’educazione a essa, soprattutto attraverso la proposta di testimoni (con l’Anno Paolino e le vite dei santi sui quali Ratzinger spesso si sofferma), sulla santità dei preti e dei vescovi (si pensi all’Anno Sacerdotale), sull’unità dei fedeli su "ciò che è necessario". Questo programma di riforma a mio parere preoccupa Satana, preoccupa chi vive nella Chiesa con desideri di carriera e preoccupa i centri mondiali di potere che vedono nella Chiesa cattolica l’unica istituzione mondiale che oppone ai potentati economici una visione diversa dell’uomo.Il Papa stesso ha dichiarato di trovare sostegno nella preghiera di tutti i fedeli. C’è qualcos’altro che lo sostiene?Penso che, oltre che dalla preghiera della Chiesa, egli sia confortato anche dalla sua profonda visione storica degli eventi. Guardando ai secoli d’oro dei grandi Concili, si scopre che purtroppo erano caratterizzati anche da lotte di potere: sembra, infatti, che da sempre, quando l’attenzione della Chiesa si concentra di più sulla fede e sull’educazione a essa, emergano tensioni. Ma questo ricorda una volta in più che gli uomini che guidano la Chiesa devono continuamente chiedere al loro Maestro la grazia di vivere con lui e per lui e devono continuamente convertirsi al fatto che non c’è gioia nel potere ma soltanto nel servire il corpo di Cristo. In questo momento, forse, Dio vuole richiamare soprattutto chi guida la Chiesa a seguire questo Papa nell’indicazione di una riforma operata dalla santità, che è l’unica strada perché la Chiesa possa risplendere in mezzo agli uomini nella verità della sua missione.La Fraternità san Carlo da lei fondata come esprime questa vicinanza in particolare?Tutte le sere dopo cena diciamo il Rosario per il Papa, perché sia sostenuto e sorretto e senta il conforto e la vicinanza di chi lo ama al posto di coloro che gli hanno causato dolore.Che consiglio dare a chi, come i preti, i religiosi, gli operatori pastorali, vivono a contatto con la gente che vuole risposte su questi fatti?Non va assolutamente sminuita agli occhi del mondo la responsabilità degli uomini di Chiesa, ma dobbiamo anche ricordare che essi sono soggetti alle stesse tentazioni di tutti gli uomini. La Chiesa è il luogo in cui a poco a poco il mondo si converte a Dio e nella misura in cui resiste a questa conversione, resiste a diventare Chiesa. Ma va ricordato che la Chiesa è fatta dai testimoni di santità, è fatta da coloro che accettano di essere trasformati dall’Eucaristia, da coloro che vivono il martirio, da coloro che semplicemente, madri e padri di famiglia, testimoniano ogni giorno Cristo risorto attraverso le loro responsabilità educative o lavorative. Chi ha sbagliato deve imparare da questi testimoni. E non dimentichiamo che, oltre alla responsabilità di chi ha diffuso i documenti, c’è anche quella di coloro che li hanno pubblicati. Inoltre non è di secondaria importanza il fatto che la Curia romana è fatta in grandissima parte da persone che serenamente, nascostamente e laboriosamente prestano il loro servizio quotidiano al Papa senza essere conosciuti da nessuno, senza finire mai sui giornali, perché la loro opera sarà nota soltanto a Dio. Mi sembra questo il significato più profondo del ringraziamento che a loro il Papa ha rivolto alla fine dell’Udienza di mercoledì.