L'intervento. L'imam Pallavicini: con Benedetto XVI sulle rive del Giordano
L’imam Pallavicini con Benedetto XVI
Per ricordare una tappa della vita di Benedetto XVI e onorare la sua memoria e la sua autorità religiosa per i cristiani cattolici oso immaginare che egli possa aver raggiunto la meta celeste di un incontro con Dio e la santità di Gesù. Penso che questo incontro sia la sublimazione di un percorso compiuto da uomo, credente e pontefice in questo basso mondo nel quale alcuni spazi o centri prefigurano simbolicamente alcuni luoghi di sintesi, accordo e incontro spirituale. Ricordo un momento, nel 2011, quando papa Benedetto visita il sito del battesimo di Gesù sulle rive del fiume Giordano, ospite del re Hashemita AbdAllah II e del principe Ghazi bin Muhammad bin Talal custodi di questo luogo sacro per ebrei, cristiani e musulmani.
Il Corano dedica pochi versetti della Rivelazione a Giovanni il Battista, chiamato il profeta Yahya. Si narra che in comune con Gesù, chiamato Isa ibn Maryam”, figlio della vergine Maria, anche Giovanni il Battista testimonia Pace il giorno della nascita, morte e resurrezione. La tradizione islamica rispetta e crede nell’incontro tra Giovanni il Battista e Gesù e alcuni teologi e mistici musulmani si sono ispirati al simbolo dell’immersione nelle acque per meditare su alcune corrispondenze universali di questo incontro e rito cristiano.
Papa Benedetto XVI ha voluto visitare questo luogo particolare che segna un passaggio e l'inizio di una immersione e di una emersione da una condizione e da un ciclo ad un altro, un momento di rinnovamento spirituale in cui il beneficio è, seppure in forme e misure diverse, per ogni cuore dell’umanità. Come referente per l’Islam italiano del principe Ghazi ho avuto l’onore di seguire alcune tappe di preparazione a questa visita sulle rive del Giordano, dove ci si concentrava sul comandamento comune per cristiani e musulmani di amare Dio e amare il prossimo in una nobile iniziativa di 138 saggi musulmani internazionali intitolata” Una Parola Comune, A Common Word”.
Nel 2008 papa Ratzinger ha accolto e ospitato in Vaticano una delegazione del primo Forum cattolico-musulmano e, tre anni dopo, il Pontefice sarebbe stato ospitato nel Regno di Giordania per la seconda edizione dello stesso Forum visitando il sito del battesimo di Gesù. Da questi due incontri, insieme al terzo Forum avvenuto nuovamente in Vaticano nel 2014, alcuni teologi cristiani e musulmani hanno dato vita ad un confronto sull’amore e sulle reciproche e rispettive responsabilità religiose davanti agli inganni della secolarizzazione e delle strumentalizzazioni ideologiche nella società contemporanea.
Analizzare la crisi del mondo moderno, ragionare sulle sacre scritture e sulle fonti della dottrina islamica, ricercare un contributo teologico, filosofico e intellettuale per ispirare una mentalità tradizionale, preservare il sacro e arginare le potenze dell’illusione del materialismo e dell’individualismo che si infiltrano nelle comunità dei credenti in Occidente come in Oriente, sono stati alcuni lavori condivisi nell’arco di oltre un decennio tra cristiani e musulmani. Papa Benedetto XVI ha onorato queste tre tappe ma oggi amiamo tornare con lui sulle rive del Giordano per ricordare come egli si sia immerso nella fonte della chiamata all’identità cristiana.
Accanto a questa immersione del teologo cristiano vogliamo riconoscere la provvidenziale emersione di Papa Francesco richiamato dalla compagnia di Gesù per rappresentare pienamente la successione a San Pietro e l’eredità di San Giovanni Paolo II. La sua forza della fede nel dialogo con l’universo complesso delle comunità musulmane per un richiamo ad una attiva fratellanza ha favorito lo sviluppo di parte delle premesse teologiche che erano state benedette da Ratzinger.
Alcuni speculatori non cessano ostinatamente di negare il rispetto profondo che lega i due pontefici anche nell’economia spirituale della funzione per il bene della Chiesa Cattolica. Essi provocano una artificiosa polarizzazione contrapposta tra due personalità, come se il carattere teologico e quello ecumenico dovessero essere scelti o incarnati in esclusiva ed associati ad una persona contro l’altra. Si rischia di perdere la prospettiva di unione cristica soprattutto in tempi escatologici, mentre ciò che Papa Benedetto e adesso Papa Francesco cercano di interpretare sulla logica di Dio e sull’unità dei credenti nel Monoteismo non sono mai speculazioni teoriche o formalistiche ma autentici strumenti di ricerca, carità e incontro nella verità. Questa prospettiva assume un valore eccellente soprattutto per una declinazione qualificata della compagnia spirituale tra musulmani e cristiani che insieme hanno il dovere di custodire e ritrasmettere i semi di un’alleanza virtuosa nella preparazione del ritorno di Gesù per il nuovo ciclo che si deve realizzare.
Questa Alleanza nell’amore per la Rivelazione, nella preghiera di sostenere la fede nel mondo delle responsabilità e nella pratica del discernimento intellettuale tra le confusioni e le manipolazioni dei segni della creazione è un insegnamento che ogni credente può coltivare e verificare nell’insegnamento dei maestri e dei santi. Pace a Papa Benedetto!
Imam Yahya Pallavicini è vice presidente Coreis (Comunità Religiosa Islamica Italiana)