Chiesa

La memoria. Quando Macerata era una fucina di missionari «pionieri» in Asia

Fulvio Fulvi mercoledì 25 settembre 2024

Il beato Tommaso da Tolentino (1261-1321)


Un sacerdote dell’ordine dei frati minori, martire in India, e un gesuita che portò per la prima volta il cristianesimo in Cina: il beato Tommaso da Tolentino e il venerabile Matteo Ricci, nato a Macerata. Sono i due missionari marchigiani sulla via dell’Asia a cui, il 25 settembre (inizio ore 21.15), è dedicato un convegno che si svolgerà nella basilica di San Nicola a Tolentino. “Diplomatici del vangelo” è il tema della serata che sarà sviluppato negli interventi del sinologo padre Gianni Criveller, direttore del Centro missionario del Pime di Milano e del giornale online Asianews, e di Dario Grandoni, docente di business startup e corporate finance all’università Politecnica delle Marche, nonché presidente della Fondazione internazionale “Padre Matteo Ricci”.

Il gesuita maceratese è stato ricordato da papa Francesco nel suo recente viaggio apostolico a Singapore come un uomo coraggioso per la coerenza della sua vocazione e la «voglia di seguire Gesù Cristo»..«Il suo amore per il popolo cinese è un modello» ha precisato Bergoglio. Anche di questo si parlerà nell’incontro di Tolentino, organizzato dal comitato per le celebrazioni in memoria del beato Tommaso da Tolentino, dal santuario della basilica di san Nicola da Tolentino e dal Sermit odv (Servizio missionario Tolentino), che sostiene opere in Brasile, India e Burundi. L’appuntamento di mercoledì anticipa gli argomenti che saranno affrontati nel convegno internazionale su “Marco Polo e i Francescani in Oriente” in programma sempre nella cittadina in provincia di Macerata il 18 e 19 ottobre e prende spunto da una lettera di Matteo Ricci inviata al padre nel 1599, nella quale esprimeva il suo desiderio di entrare nell’ordine dei gesuiti per partire verso la Cina, proprio dopo aver letto del martirio di fra Tommaso, avvenuto nel XIV secolo nella città di Thane. «Mio padre non ha mai creduto che io fin da bambino sognavo di venire qua in Cina – scriverà in seguito il gesuita – il misterioso Katai di cui avevo letto nella nostra biblioteca scolastica su quel famoso libro “Il Milione” di Marco Polo e poi anche nelle “Memorie di viaggio” del francescano Odorico da Pordenone, memoria nelle quali avevo trovato il racconto, tra l’altro, del ritrovamento nel 1326 vicino a Bombay, del corpo incorrotto del beato Tommaso da Tolentino, martirizzato… l’11 aprile 1321». Quindi padre Ricci, seguendo l’esempio di Tommaso si è fatto un ponte tra Oriente ed Occidente, valido ancora oggi, come ha sottolineato ancora il Papa parlando a una quarantina di membri della Compagnia di Gesù nel Saint-Francis Xavier Retreat Center della città del sud-asiatico.

Tommaso da Tolentino entrò nell’ordine francescano nel 1275 e fu inviato insieme con i confratelli Angelo Clareno, fra Marco da Montelupone, Angelo da Tolentino e Pietro da Macerata come missionario nella Piccola Armenia (o Regno armeno di Cilicia). Qui i religiosi italiani svolsero una fruttuosa opera apostolica e pastorale che fu apprezzata da papa Niccolò IV. Tornò in Italia nel 1307 per chiedere sostegni a favore della missione in Cina di Giovanni da Montecorvino. Passato per Tabriz, in Persia, nel 1320, Tommaso si imbarcò per la Cina con altri francescani, Giacomo da Padova, Pietro da Siena e il georgiano Demetrio da Tbilisi: sbarcarono a Salsette, dove i missionari furono accolti e ospitati presso una famiglia. Convocati davanti al cadì (il giudice dei mussulmani) di Thane, i francescani illustrarono la dottrina cristiana e attaccarono quella islamica: per questo furono assassinati nel 1321.

Matteo Ricci in un ritratto di Emmanuele Yu Wen-Hui (detto Pereira), 1610. Roma, Chiesa del Gesù (anno 2009) - Agenzia Romano Siciliani