Irlanda. L'Incontro mondiale delle famiglie inizia all'insegna dell'ecumenismo
L’intera cristianità di Irlanda unita in una liturgia serale di preghiera, con le ventisei diocesi dell’isola chiamate tutte a inaugurare l'Incontro mondiale delle famiglie con simultanee cerimonie d'apertura. Il tutto anche all’insegna dell’ecumenismo, invitando le realtà cristiane a suonare le campane nel momento in cui in ogni parte di Irlanda si elevava la preghiera: si apre così nella capitale, accolto nella suggestiva cornice della Royal Dublin Society, l’Incontro Mondiale delle Famiglie 2018.
La cerimonia “Le chéile le Críost” (“Insieme con Cristo” in lingua irlandese) ha radunato la Chiesa come “una famiglia di famiglie” e ha avuto inizio ricordando che il nostro cammino alla sequela di Cristo “calpesta le orme dei santi e di chi ci ha trasmesso la propria fede”.
Giunti alla nona edizione, gli Incontri mondiali hanno avuto il loro esordio nel 1994 a Roma, quando Giovanni Paolo II volle riunire le famiglie di tutto il mondo per restituire la speranza, mettere a fuoco i problemi, unire le forze e far sentire la voce di chi, nel silenzio e nella quotidianità, regge le sorti delle nostre società. Anche per papa Francesco quella di Dublino non è una prima volta, dopo che nel 2015 a Filadelfia ha dedicato l’Incontro Mondiale all’amore come missione.
La principale delle cerimonie a Dublino, dove l’arcivescovo Diarmuid Martin, primate d’Irlanda e presidente dell’Incontro, ha guidato la preghiera e ha invocato la protezione del patrono della nazione, san Patrizio, su tutti i presenti. Nella suggestione dei canti e degli incensi, ha avuto un suo ruolo la millenaria storia delle comunità irlandesi, che fin dai tempi di san Patrizio hanno saputo rinnovare gli antichi simboli pagani in una luce cristiana. Di particolare fascino e profondità, in questo senso, il logo dell’Incontro Mondiale, che da una parte rappresenta le diverse età e i diversi ruoli di chi forma la famiglia (le coppie, i figli, gli anziani, i singoli e i vedovi, nessuno escluso e nessuno dimenticato), dall’altra racchiude ogni realtà nell’abbraccio della croce, ma non scorda nemmeno le radici culturali, riproponendo l’antico simbolo celtico del “triskele”, rappresentato per secoli nell’arte rupestre dell’isola e successivamente convertito a simbolo della Trinità.
La scelta di coinvolgere nella cerimonia inaugurale tutte e 26 le diocesi irlandesi sottolinea la specificità di una Chiesa che conserva tratti distintivi tra le varie regioni del Paese e testimonia la volontà di chiamare a raccolta ogni realtà per questo evento planetario. Originalità che ieri sera sono emerse con grande evidenza nelle celebrazioni delle singole diocesi, ad esempio ad Achonry i fedeli si sono radunati nella cattedrale dei Santi Nathy, Ballaghaderreen e County Roscommon e hanno raggiunto in processione la chiesa, dove i giovani hanno portato la grande statua della Madonna, mentre nella diocesi di Kildare & Leighlin la solenne preghiera è stata guidata dal vescovo Denis Nulty con il cardinale Peter Turkson, accompagnati da un coro di oltre 150 elementi giunti in pellegrinaggio da Russia, Bielorussia e Polonia. La reliquia di San Carlo d’Austria, uno dei pochi santi che siano stati anche mariti e padri, è stata infine al centro delle cerimonie svoltesi a Galway, a sottolineare l’importanza dell’amore coniugale nella vita della Chiesa.