L'iniziativa. In Sardegna «guidati» dalla fede
Dalla Regione una proposta che va nel segno di un turismo “sostenibile ed esperienziale”, sulle orme, grazie alla collaborazione dell’episcopato, di testimoni della santità locale San Pietro di Sorres
Dimenticate il mare cristallino, le ville da favola e gli yacht milionari. E immaginate un cammino per borghi nascosti, su tracce di identità e santità. Come a Dorgali, tra incantevoli scenari naturali sulle orme della beata Maria Gabriella Sagheddu; o a Galtellì, per passare dalle pagine di Grazia Deledda alla “scalata” del monte del Cristo miracoloso; a Gesturi, Genoni e Laconi lungo la via Francescana; a Iglesias, Carbonia e Sant’Antioco per scoprire del martire Antioco; a Luogosanto, dai ruderi delle “cumbessias” alla “Porta Santa”; oppure a Orgosolo con i suoi murales e la devozione per la beata Antonia Mesina; e a Porto Torres, con le storie dei martiri Gavino, Proto e Gianuario e il paradiso dell’Asinara. Bene bennios, benvenuti, in un’altra Sardegna. Altra rispetto a quella da cartolina estiva a cui siamo abituati.
Una Sardegna intima e spirituale da percorrere “dolcemente” tutto l’anno. È la proposta di un modello di un turismo “lento, sostenibile ed esperienziale” che la Regione Sardegna sta implementando da qualche anno e che approda, da oggi a sabato, alla prima edizione di “Noi camminiamo in Sardegna”. «Sarà un viaggio nel cuore più autentico della Sardegna – assicura l’assessore regionale al Turismo, Gianni Chessa –, alla riscoperta delle vie storiche e identitarie percorse nel corso dei secoli dai pellegrini, ammirando paesaggi incontaminati e attraversando piccole realtà dove l’accoglienza è sacra». L’evento, presentato a Milano a marzo a “Fa’ la Cosa Giusta”, è promosso in collaborazione con la Conferenza episcopale sarda (Ces), Terre di Mezzo, le Camere di Commercio di Nuoro, Cagliari e Oristano e la Fondazione Destinazioni di Pellegrinaggio della Sardegna.
Camminatori, giornalisti, fotografi e videomaker, guide, esperti e rappresentanti delle istituzioni percorreranno “a passo lento”, in gruppi da 2025 persone, su sette diversi itinerari, alla scoperta delle destinazioni di pellegrinaggio più importanti dell’Isola, lungo il cammino minerario di Santa Barbara, i cammini di San Giorgio Vescovo di Suelli, di Santu Jacu, di Sant’Efisio, delle 100 Torri, la Via dei Santuari e il percorso francescano. «Il filo conduttore degli itinerari - spiega Renato Tomasi, responsabile del turismo culturale-religioso e cammini dell’Assessorato - è il legame spirituale tra luoghi, la storia e i personaggi dall’enorme fascino e radicata devozione, che spesso si intrecciano al folklore, alle tradizioni e all’enogastronomia delle comunità locali». Durante la mattinata di sabato i diversi gruppi confluiranno a Borutta, nel monastero di San Pietro di Sorres, unica abbazia benedettina della Sardegna, per un confronto sul cammino percorso e raccontare l’emozione del proprio viaggio in un’altra Sardegna.