Marche. Un'ex scuola di cucito diventa una casa-famiglia della Papa Giovanni XXIII
Nicoletta e Francesco assieme ai figli
«Vorrei essere come il filo di un vestito che tiene insieme i vari pezzi e che nessuno vede se non il sarto che ce lo ha messo, ovvero il Signore». La poesia della venerabile Madeleine Delbrêl sembra descrivere bene la vicenda del Pio sodalizio delle artigiane cristiane di Candelara a Pesaro.
Quel lungo filo intrecciato dalla Provvidenza alimenta ancora oggi nuove relazioni umane che hanno portato al recupero dell’ex scuola di cucito e ricamo, costruita circa un secolo fa. In questo istituto che ha avviato al lavoro centinaia di donne, si è trasferita ora “La perla preziosa”, una casa famiglia dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, nata 14 anni fa a Monte Santa Maria, sulle colline pesaresi. «Si è iniziato a pensare ad una nuova abitazione quando l’allora arcivescovo di Pesaro Piero Coccia ha coordinato l’opera di ristrutturazione come rappresentante dell’ente proprietario dello stabile – spiega l’avvocato Giorgio Paolucci, liquidatore del Pio sodalizio - si sono unite nell’intento la parrocchia di Candelara, l’associazione Pie artigiane cristiane e la Comunità Papa Giovanni XXIII». Per coprire gli ingenti costi di abbattimento delle barriere architettoniche del vecchio fabbricato, per il rifacimento del tetto e per l’allaccio dell’impianto fognario, sono state coinvolte alcune realtà tra cui il Rotary Club di Pesaro e le fondazioni Azimut di Milano, Meuccia Severi e Cassa di Risparmio di Pesaro. Fondamentale è stato l’intervento delle singole persone che hanno raccolto fondi per 50mila euro. Lo scorso 13 ottobre in centinaia erano presenti all’inaugurazione della nuova “Perla Preziosa” a cominciare dal sindaco di Pesaro Andrea Biancani. A seguire la Messa presieduta dall’arcivescovo Sandro Salvucci. Poi tutti stretti in un gigantesco abbraccio attorno Nicoletta Poderi e Francesco Simonetti, 42 e 44 anni, e ai loro figli naturali: Emanuele, Tommaso, Greta, Paolo e Agata di età compresa tra 15 e un anno. Completano la famiglia tre figli acquisiti: Stefano di 23 anni con fragilità dovuta ad abbandoni familiari, Antony di 22 anni con problematiche mentali e Great di 8 anni nigeriano tetraplegico. «Mentre questi tre figli fanno ormai parte stabile del nucleo familiare - spiega Francesco – nella storia della nostra casa famiglia sono passate diverse decine di persone quasi tutte con disabilità. Abbiamo accolto anche ragazze madri, adolescenti abusati, donne di strada e ragazzi con un passato di tossicodipendenza». Tutte storie che poi hanno continuato verso altri progetti. «Quello che sentiamo nelle nostre corde – spiega Francesco - è soprattutto il dialogo con i giovani, per questo incontriamo spesso gruppi scout e di catechismo per fare attività all’aria aperta e pregare insieme, aiutati anche da alcuni sacerdoti come don Enrico Giorgini che ci segue sempre». All’evento era presente anche Stefano Paradisi, responsabile di zona della Papa Giovanni XXIII di Fano. Presenti inoltre le altre due case famiglia di Pesaro mentre diversi fratelli da Riccione a Jesi che hanno animato la Messa. «L’anno prima di sposarci abbiamo viaggiato con don Oreste Benzi – hanno poi ricordato Francesco e Nicoletta - che ci ha esor tato a non mollare mai: “di fronte a tutto ciò che può accadere nella vita nessuno potrà mai impedirvi di fare del bene”. Parole che conserviamo nel cuore». Infine il bellissimo augurio dell’arcivescovo Salvucci che ha definito «la casa famiglia come il luogo dove Gesù fissa il suo sguardo d’amore e dove ciascuno diventa per l’altro segno di questo sguardo a cui è impossibile sottrarsi».