Giovedì 1° luglio. In preghiera per il Libano
Tutti gli ultimi Pontefici hanno avuto a cuore in modo particolare i destini del Libano. In questo solco papa Francesco ha indetto per il prossimo 1° luglio in Vaticano una Giornata di preghiera e riflessione insieme ai leader spirituali cristiani del Paese dei cedri. Un’iniziativa, ha spiegato il “ministro degli esteri” vaticano, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, per aiutare il Libano a «mantenere la sua identità unica, anche per assicurare un Medio Oriente pluralista, tollerante e diversificato», a «riprendersi economicamente e mantenersi fuori dai conflitti regionali», in quanto «rimane l’ultimo baluardo di una democrazia che accoglie, conosce e sperimenta quotidianamente il vivere insieme di comunità etnico-religiose che in diversi altri Paesi non riescono a vivere in pace».
Nel corso della presentazione dell’evento in Sala Stampa vaticana il presule ha ribadito che la Santa Sede «è fortemente preoccupata per il collasso del Paese, economico, finanziario, che colpisce in particolare modo la comunità cristiana e l’identità del Libano», ricordando che «è in atto una forte emigrazione dei giovani, soprattutto dei più preparati e della classe media». Senza contare il progressivo indebolimento della comunità cristiana che «rischia di distruggere l’equilibrio interno e la stessa realtà libanese, mettendo ulteriormente a rischio la presenza cristiana in Medio Oriente».
L’incontro, ha specificato Gallagher, «vorrebbe dare ai leader cristiani l’opportunità di condividere con il Santo Padre preoccupazione e prospettive per il futuro, evidenziare le sfide attuali, tracciare dei sentieri, avviare una collaborazione concreta, diventare un simbolo per i politici libanesi e un richiamo per le massime autorità religiose ad assumersi le proprie responsabilità, nonché ricordare alle potenze mondiali l’urgenza di aiutare il Libano».
Nel corso della conferenza stampa il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha ricordato le iniziative intraprese da san Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI a favore del Libano. E ha illustrato lo svolgimento della giornata del 1° luglio con tre sessioni di lavoro, a porte chiuse, ciascuna delle quali introdotta da un relatore. La preghiera conclusiva nella Basilica Vaticana vedrà la partecipazione degli ambasciatori della Santa Sede e sono state invitate tutte le comunità religiose maschili e femminili, oltre che i laici libanesi residenti a Roma.
Non saranno presenti esponenti politici, dal momento che si è voluto dare all’evento una dimensione esclusivamente religiosa. Al termine papa Francesco pronuncerà un discorso conclusivo. Il vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha da parte sua illustrato il profilo ecumenico dell’iniziativa. Spiegando tra l’altro che «la vita ecclesiale in Libano è fraterna e solidale, data la storia comune dei vari riti cristiani, il numero elevato dei matrimoni misti, la partecipazione attiva dei giovani che sempre più aderiscono ai movimenti parrocchiali ed ecclesiali, che spesso operano ecumenicamente».
Rispondendo ai giornalisti, Gallagher ha confermato l’intenzione del Papa di recarsi in Libano. Il viaggio apostolico potrebbe realizzarsi a fine anno o, più probabilmente, all’inizio del prossimo, preferibilmente dopo che a Beirut si sia insediato un nuovo governo con pieni poteri.