8 dicembre. Illuminati dall'Immacolata in questo periodo di buio
Papa Francesco in preghiera davanti all'Immacolata in piazza di Spagna nel 2019. Quest'anno non sono previste cerimonie pubbliche a causa della pandemia
Oggi, come ogni 8 dicembre, la Chiesa celebra l’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, il dogma per cui la Madonna non è stata “toccata” dal peccato originale, ne è stata preservata sin dal primo istante del suo concepimento. «Dio – sottolinea il Catechismo – ha scelto gratuitamente Maria da tutta l’eternità perché fosse la Madre di suo Figlio; per compiere tale missione è stata concepita immacolata». A proclamare il dogma fu l’8 dicembre 1854 papa Pio IX con la bolla “Ineffabilis Deus”. A causa del Covid anche in questo 2021 il Papa rinuncerà all’omaggio pubblico alla statua della Madonna in piazza Mignanelli, vicino a piazza di Spagna, per sostiturilo con un atto di venerazione in forma privata. Alle 12 invece in piazza San Pietro, come sempre, la recita dell’Angelus.
Fame di luce, si , c’è tanta fame di luce nelle nostre città, nelle nostre strade, nelle case, specialmente dove si mette a stento il piatto a tavola e solo una volta al giorno, o dove è calato il buio della morte. Non l’avevo subito notato, ma lo sguardo attento di don Michele Autuoro, da poco vescovo ausiliare della diocesi di Napoli, ne ha dato riscontro in una sua omelia ai giovani del nostro Seminario.
Ha fatto notare, don Michele, che sia pur timidamente e in modo più sobrio, le immagini che giungono dalle nostre città e quartieri mostrano che quest’anno le luci natalizie sono sbucate prima del solito. Chissà, forse perché c’è buio e deserto attorno a noi e tutto questo rischia di scendere anche dentro, come una coltre che tutto copre e che offusca la speranza. Ma l’oscurità sempre si scontra e trova un argine proprio nel nostro profondo desiderio di luce , scritto nel Dna dal giorno della creazione: e Dio disse, sia la luce. E la luce fu!
Noi siamo fatti per la luce, siamo fatti della Luce dell’«Amor che move il sole e l’altre stelle» (Dante). Anche quando nasciamo si dice della mamma che ha dato alla luce un bambino. E l’angelo a Maria questo dirà…«darai alla luce un Figlio e lo chiamerai Gesù».
Allora, le luci di questo Natale atteso e temuto non sono solo segno ed espressione della società dei consumi che speriamo presto di lasciare alle spalle! Si, perché se stiamo imparando la lezione, non vorremo tornare alle luminarie come ballata dell’effimero, di ciò che brilla e luccica, ma sorprende, inganna, e poi cattura nella rete di quanto appare e serve solo a fa circolar moneta a chi già ne ha tanta. Proprio ora, in queste lunghe ore di nuova angoscia per la situazione del virus e delle sue varianti e mentre ci sembra di vagare ancora storditi in un tunnel senza uscita, qualcosa dice che nelle luminarie e negli addobbi natalizi, c’è un anelito, una sete, una fame, una ricerca di una luce che illumini, che orienti e riscaldi, che aiuti a ritrovare la bussola.
Allora le luminarie quasi come il Battista, puntano l’indice verso un ritornante anelito di Cristo, vera luce che non tramonta: Lumen Gentium! Lui il sole, Dio da Dio, Luce da Luce, seguendo il quale non si cammina nelle tenebre, ma si ha la luce della vita, anche fosse la piccola fiammella per fare il prossimo passo.
E dinanzi a noi la festa di Maria. Immacolata e luminosa; figlia del suo Figlio, «umile e alta, più che creatura», che risplende come segno di consolazione e stella di sicura speranza, perché accetta di essere come la luna che non brilla di luce propria, ma del Sole che è Cristo. A Lei ci rivolgiamo con gli occhi forse stanchi e appannati dalle lacrime e dalla caligine di questi tempi; è Lei che invochiamo come Madre della Luce. A Lei chiediamo che tutti noi, poveri cercatori anche solo dell’ombra della luce (Battiato), possiamo continuare a cercare, senza stancarci.
A Maria Immacolata sussurriamo il nostro desiderio di realizzare l’invito del Figlio «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al Padre che è nei cieli». A Lei, Madre dolcissima, tesoro dei più poveri, splendore delle stelle e stella del mattino; a Lei, «dei naufraghi l’ancora, del canto poesia, dei nostri sogni unica realtà; a Lei, chiarore delle stelle, immagine del cosmo che sarà» (Gen Rosso) ci rivolgiamo noi, pur sempre cercatori affamati e assetati di Luce. A Lei portiamo con discrezione e fiducia anche i tanti che hanno nel segreto del cuore l’invocazione attribuita a Nietzsche sul letto di morte: «Più luce, più luce»!
Lello Ponticelli è sacerdote e psicologo