CONGRESSO EUCARISTICO. Il lavoro che non c'è, «ala nera sulla vita»
mercoledì 7 settembre 2011
Il
lavoro che non c’è si stende come un’«ala nera sulla vita di popoli
interi». E' entrato subito nel tema della giornata odierna del Congresso
eucaristico nazionale - il lavoro e la festa - mons. Luigi Negri,
vescovo di San Marino-Montefeltro. Durante la messa celebrata nella
chiesa del SS. Sacramento, ad Ancona, il presule ha detto che nella
storia il lavoro è stato sempre fonte di angoscia, anche se ha
conosciuto stagioni diverse. Nell’età odierna il lavoro era uno
strumento di realizzazione del potere dell’uomo sula realtà, poi è
diventato qualcosa di assolutamente meccanico, che non può obbedire a
nessuna legge, meno che mai morale e ha provocato un disastro umano”. Oggi,
per mons. Negri, “il lavoro è qualcosa che non si riesce a governare, o
si pretende di governare con leggi di tipo economico o politico. E poi
il lavoro manca, e proprio in questa fase in cui avremmo dovuto
assistere al trionfo tecnologico, diventa per molti qualcosa di cui non
si fa esperienza”. Di qui la necessità di riaffermare, sulla scorta
della dottrina sociale della Chiesa, che “il lavoro è dell’uomo e per
l’uomo, che attraverso il lavoro investe la realtà della sua cultura,
alla luce della presenza di Dio nella storia e della sua rivelazione”. Nelle
quattro sedi in cui si articola il Congresso Jesi, Fabriano, Ancona,
Falconara e Osimo, la mattina si sono svolte le celebrazioni
eucaristiche. Monsignor Carlo Mazza, a Jesi, ha notato
che "nel trapasso delle civiltà, il lavoro ha assunto e assume
significati, modalità, funzioni e organizzazioni differenziate,
costringendo l’uomo anche a forme di alienazione. Quando prevale la
merce sull’uomo, quando prevale il profitto sulla giustizia, quando
prevale lo sfruttamento della manodopera sull’equa distribuzione dei
redditi, allora il lavoro diventa una questione sociale, una questione
etica e, infine, una questione antropologica”. L’insegnamento della
Dottrina sociale della Chiesa, ha ricordato il vescovo, “istruisce una
visione del lavoro che privilegia i diritti umani delle persone, il
principio della sussidiarietà, della corresponsabile partecipazione alla
ricchezza prodotta”. Il lavoro “si adempie nella sua natura solo se si
adegua alla finalità dell’uomo e se promuove in lui la doviziosa varietà
delle sue dotazioni in funzione del bene della vita”. Il lavoro “è per
l’uomo e non l’uomo per il lavoro".Ad Ancona, invece, monsignor Pelvi
ha ricordato che “dal dono di amore di Cristo proviene la nostra
speciale responsabilità di cristiani nella costruzione di una società
solidale, giusta, fraterna. l’Eucaristia è l’invito a una mensa di
unione, di dolore e di amore. Chiama chi più soffre e fatica, chi è
povero e piange, chi è solo e senza aiuto, chi è piccolo e innocente”.
Con lui anche il vescovo di Ancona mons. Edoardo Menichelli.
Parlando ai circa 600 militari delle diverse Armi accompagnati da oltre
50 cappellani e alle Autorità cittadine presenti, il vescovo mons Pelvi
ha dichiarato che “alimentarsi di Gesù Cristo significa associare la
propria vita alla sua. Lui ha dato la sua carne per la vita del mondo e
vuole che ogni uomo dia se stesso per la vita del mondo”.Alle
messe sono seguite, nelle varie sedi, gli incontri di approfondimento
sul tema del giorno. Particolarmente sgeuito quello che si è svolto alla
Fiera di Ancona. "La vita dell’uomo è divisa in quattro
quadranti”: comincia così il “racconto di cosa sa un 72enne della vita”,
fatto da Pupi Avati. Dapprima vi è “una zona di
potenzialità enorme, meravigliosa”. È il tempo dell’infanzia e della
giovinezza, dove “la sera prima di addormentarsi si riesce a immaginare
qualunque cosa”. Il secondo quadrante è quello abitato da chi sta
salendo su una collina: “Durante la salita possiamo immaginare il
paesaggio, ma non sappiamo come è veramente. È l’età di mezzo, delle
somme e delle sottrazioni, dove si ama un sistema perché più si è
inseriti in esso e più ci si sente riconosciuti”. Arrivati in cima alla
collina, nel terzo quadrante “comincia il rientro a casa: c’è il rifugio
nel ricordo, la nostalgia per la giovinezza, non abbiamo più il
coraggio di dire ‘per sempre’. Ecco perché è importante la fede – ha
commentato – perché ci legittima a continuare a credere nel ‘per
sempre’”. L’ultimo quadrante è quello “dove si cominciano a intravvedere
i titoli di coda e si prova una nostalgia diversa, nei riguardi della
tua infanzia. Il massimo della nostalgia – ha concluso il regista – è il
ritorno nella casa del Padre, che non è soltanto Dio, ma è tuo padre.
Questo quadrante della vita dovrebbe essere riservato a tutti”.Quindi ha preso la parola il presidente del Coni, Gianni Petrucci.
“Ci si può santificare su questa terra anche attraverso lo sport, ad
esempio rispettando le leggi e l’etica. Lo sport oggi è una parte
importante del Paese - ha detto Petrucci – anche se nel momento di crisi
che stiamo vivendo ci sono priorità ben più importante”. Soffermandosi
poi sul ruolo svolto dalle associazioni ecclesiali impegnate nel mondo
dello sport, Petrucci ha sottolineato che “il loro ruolo è essenziale
per testimoniare che quella che si svolge in strutture come gli oratori
non è solo un’attività sportiva, ma anche etica, che si nutre degli
insegnamenti ispirati dalla fede. La domenica, ad esempio, si può andare
a messa, ma anche nella stessa giornata a giocare una partita di calcio
nel campetto dell’oratorio, come facevo io da piccolo”. A
Fabriano il tema è stato affrontato tra gli altro dall'economista
Stefano Zamagni, che ha parlato della necessità di “Includere” tutte le
persone offrendo possibilità di occupazione, fare in modo che il lavoro
sia “decente” in cui ciascuno si senta valorizzato, organizzare il
lavoro perché sia compatibile con la famiglia, gli affetti, la vita
comunitaria. Presente il card. Giovanni Battista Re, che ha notato come
“oggi stiamo vivendo una situazione difficile in campo economico e per
uscirne c’è bisogno dell’apporto di tutti, a partire dai cattolici col
loro patrimonio di valori sociali”, augurando che intervengano “con
creatività, coraggio, sobrietà e fiducia”. L’incontro ha visto una folta
presenza di personalità e cittadini nel Teatro Gentile, tra di loro
l’imprenditore fabrianese Francesco Merloni, ex-presidente nazionale
dell’Ucid (Unione cattolica imprenditori e dirigenti).