Savona. Il vescovo: il suono delle campane segno di libertà religiosa, ma non disturbi
L'immagine scelta dalla diocesi di Savona-Noli per illustrare la nota del vescovo Marino
«La voce delle campane esprime i sentimenti del popolo di Dio quando esulta e quando piange, rende grazie o eleva suppliche e riunendosi nello stesso luogo manifesta il mistero della sua unità in Cristo Signore», ma occorre che «non siano fonte di disturbo». Lo scrive il vescovo di Savona-Noli Calogero Marino in una nota nella quale dispone nuove regole perché le campane siano usate in modo sempre appropriato, con una piena riconoscibilità del loro significato e senza che un suono involontariamente molesto porti a fraintendimenti. «I rintocchi – scrive Marino – sono consentiti solo per indicare le celebrazioni liturgiche e le altre manifestazioni di preghiera e pietà popolare, essere il segno che accompagna le suddette celebrazioni in particolari circostanze, scandire i momenti più importanti della vita della comunità cristiana (feste, lutti, etc.) e richiamare al mattino, a mezzogiorno e alla sera il saluto a Maria. Altri utilizzi potranno essere richiesti e consentiti in via eccezionale» dal vescovo. Consapevole che la questione del ruolo e della simbologia delle campane e del loro rapporto con la comunità cristiana e civile comporta regole chiare e concrete, Marino spiega poi che «il suono delle campane è consentito nei giorni feriali dalle ore 7:30 alle ore 21 e nei festivi dalle 9 alle 21. Costituiscono eccezione la Veglia di Pasqua e la Notte di Natale. Gli orari devono essere rispettati anche per gli eventuali rintocchi dell’orologio campanario, qualora il suo utilizzo sia di competenza della parrocchia o altro ente ecclesiastico a cui spetta l’ufficiatura dell’edificio di culto. I rintocchi dovranno essere limitati alle ore o al più alle mezz’ore e non essere ripetuti». Ancor più nello specifico, la nota del vescovo indica che «la durata del suono per l’avviso delle celebrazioni non deve mai superare 1 minuto e 30 secondi, con eccezione delle solennità, in cui non si dovrà superare i 2 minuti. La durata per altri scopi (Angelus, particolari solennità, festa patronale, morte di un fedele, etc.) non deve sforare quella tradizionale e deve essere ispirata a criteri di moderazione. L’intensità deve essere, se possibile (ad esempio agendo sull’eventuale amplificazione), regolata in modo tale che, con attenzione al contesto in cui l’edificio di culto è inserito, le campane mantengano la funzione di segno (siano quindi percepibili da parte dei fedeli) ma non siano fonte di disturbo».
Perché le regole siano correttamente comprese nel loro senso ispirato alla missione della Chiesa nel mondo e in una società aperta e secolarizzata, monsignor Marino ricorda alcuni punti fermi: «Da tempo immemorabile – aggiunge – l’uso delle campane è espressione cultuale della comunità ecclesiale, strumento di richiamo per le celebrazioni liturgiche e altre manifestazioni della pietà popolare, nonché segno che caratterizza momenti significativi della vita della comunità cristiana e di singoli fedeli». Non va dimenticato poi un aspetto essenziale: «Esso rientra nell’ambito della libertà religiosa, secondo la concezione propria della Chiesa cattolica e gli accordi da essa stipulati con la Repubblica italiana. Come tale, la Chiesa intende tutelarlo e disciplinarlo in modo esclusivo, con attenzione alle odierne condizioni sociali. Anche nella nostra diocesi si rende opportuna una regolamentazione del suono delle campane, che ne salvaguardi le caratteristiche tipicamente religiose nel rispetto delle attuali esigenze della popolazione».