Università Cattolica. «Il senso religioso» di don Giussani prende voce con un podcast
L'incontro in Aula Magna all'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Da sinistra Zurlo, Sciarrone Alibrandi, Calabresi e l'arcivescovo Delpini
«L’esperienza religiosa è innanzitutto un fatto, un fenomeno obiettivo, un fatto reale, non è un’idea». E «non solo si tratta di un fatto, ma del fatto più imponente e più inestirpabile della storia dell’uomo». E «l’unica condizione per essere religiosi» è «vivere intensamente il reale senza preclusioni, cioè senza rinnegare e dimenticare nulla». Parola di don Luigi Giussani, docente all’Università Cattolica di Milano dalla metà degli anni ’60 ai primi anni ’90.
La voce piena, incalzante, che raggiunge il pubblico raccolto nell’Aula Magna dell’ateneo di largo Gemelli non è quella di un attore: è la voce del fondatore di Comunione e Liberazione. Che ora risuona là dove faceva lezione. E unisce nel medesimo atto di ascolto chi, allora, fu suo studente e chi non l’ha mai ascoltato e conosciuto di persona, come i molti giovani raccolti nell’aula gremita.
La circostanza: l’incontro dal titolo “A lezione da don Giussani”, organizzato da Cl, che ieri sera si è offerto come occasione di “ascolto e dialogo sul podcast Il senso religioso”. Antonella Sciarrone Alibrandi, sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’educazione della Santa Sede e professore di Diritto dell’economia della Cattolica, e Mario Calabresi, giornalista e amministratore delegato di Chora Media, moderati dal giornalista Stefano Zurlo, sono stati chiamati a dialogare partendo dall’ascolto di tre audio tratti dal podcast – voluto da Cl, curato da Roberto Fontolan e Michele Borghi, prodotto da Chora – che in tredici puntate ripercorre i contenuti del libro più celebre di don Giussani, “Il senso religioso”. Lo fa per la prima volta tramite la sua viva voce, registrata nelle lezioni tenute tra il 1978 e il 1985. Ad aprire l’incontro Cesare Pozzoli, vicepresidente della Fraternità di Cl, e Mario Gatti, direttore della sede milanese della Cattolica. Ad offrire le conclusioni l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini.
«Roberto Fontolan mi chiama e mi dice: abbiamo una scatola piena di cassette di don Giussani. Possiamo farne qualcosa? Le abbiamo ascoltate. E ho pensato: questa è una sfida bellissima, poter restituire un’esperienza che era nella memoria personale di alcuni, per altri un racconto riportato, per altri solo una lettura», spiega Calabresi raccontando la genesi del podcast.
«“Il senso religioso” non nasce come libro ma come lezioni in università. Col podcast restituiamo quella voce, quel modo di dire le cose, quell’incalzare di una necessità... La voce è difficile che inganni. E i giovani, oggi, preferiscono ascoltare che leggere».
Ha funzionato? «Le prima puntate hanno fatto decine di migliaia di ascolti, le successive anche di più – testimonia Calabresi –. È stato come riaprire l’aula di don Giussani decenni dopo». Un’aula senza confini. Dove generazioni diverse si sono trovate unite nell’ascolto. Com’è accaduto ieri. E sono risuonate espressioni chiave del pensiero di Giussani come metodo, esperienza elementare, ragionevolezza della fede. E l’affermazione che la scoperta in noi stessi del senso religioso «deriva da un impegno con la vita intera», dice uno dei passi commentati da Sciarrone Alibrandi, che ha rivolto ai giovani un invito appassionato a «misurarsi con questa realtà, anche se appare così inquietante», perché è «impegnandosi nella vita, nell’azione, nella realtà» che «comprendi te stesso e ti apri al destino».
Delpini, infine, a condividere «tre parole». La prima: «svegliati». L’incontro con don Giussani è «incontro che risveglia la persona». E sono tre, a loro volta, le vie di questo risveglio: «desiderio, inquietudine, stupore». La seconda parola: l’incontro con don Giussani è «incontro con un carisma che libera la tua libertà. Il carisma non deve creare dipendenza». La terza parola ha la forma di una domanda affidata in particolare ai giovani: «in cosa consiste l’attualità e l’inattualità di don Giussani?».
Con “inattualità” non si intende che don Giussani sia superato, ma che vi sono aspetti del suo pensiero che sembrano particolarmente provocatori e in contraddizione con la cultura e la mentalità d’oggi. Come, esemplifica l’arcivescovo, il suo invito a «entrare nella propria intimità» per «incontrare se stessi e Dio»: una sorta di «percorso agostiniano» inattuale, perciò provocatorio e potenzialmente fecondo, in un tempo in cui «evitiamo di entrare nella nostra intimità, temendo di trovarvi mostri e sensi di colpa, e vogliamo vivere solo fuori da noi stessi».
Iniziativa digitale. In 13 puntate il racconto di un'eredità preziosa
«Il senso religioso» non è solo il titolo del libro più celebre di don Luigi Giussani (Servo di Dio, 1922-2005), edito da Rizzoli, pubblicato nella sua forma definitiva nel 1997 e diventato un longseller oggi tradotto in oltre venti lingue. No: «Il senso religioso» è anche il titolo di un podcast disponibile su Spotify e su tutte le principali piattaforme digitali che in tredici puntate ripercorre i contenuti del libro e lo fa, per la prima volta, tramite la viva voce del fondatore di Comunione e Liberazione, registrata nelle lezioni tenute agli studenti dell’Università Cattolica tra il 1978 e il 1985.
Promosso in occasione del centenario della nascita di don Giussani, «Il senso religioso» è un podcast voluto dalla Fraternità di Comunione e Liberazione, curato da Roberto Fontolan e Michele Borghi (voce narrante). La produzione è stata affidata a Chora Media, “podcast company” fondata nel 2020 da Guido Brera, Mario Gianani, Roberto Zanco e Mario Calabresi (che ne è amministratore delegato).