Chiesa

Gmg. Il pullman lo guida il "don" (che ha preso la patente apposta)

Daniela Pozzoli, inviata a Lisbona giovedì 3 agosto 2023

Don Cristiano Falchetto

L’ha guidato per 2.470 chilometri da Verona a Lisbona. Gliene toccheranno altrettanti al ritorno. A pieno carico, vale a dire con 50 ragazzi a bordo, è un “bestione” da 19 tonnellate. Ma don Cristiano Falchetto non è tipo da “marcia indietro” di fronte alla responsabilità: “Mettersi alla guida significa prendere in mano la vita di tanti giovani, occorre essere preparati”.

Don Cristiano è molte cose insieme: sacerdote, provicario generale ed economo della diocesi di Verona e anche autista. Da quando ha deciso di mettersi a disposizione per portare i ragazzi alla Gmg di Lisbona ha dovuto studiare per conseguire la “Certificazione di qualifica del conducente” (Cqc), patente internazionale.

Ha cominciato a macinare chilometri e chilometri su brevi tragitti, il sabato e la domenica, per far pratica. E da lì s’è scoperto, per così dire, un “driver dell’anima". Sorride al ricordo e racconta: “È stato durante queste uscite che alcuni passeggeri, colpiti dal mio doppio “incarico” mi hanno aperto il cuore, fatto domande che covavano dentro da anni e alcuni mi hanno anche chiesto di potersi confessare”.

Una singolare “pastorale itinerante”. E ha successo perché, sostiene lui, “le persone non si aspettano di trovare un sacerdote alla guida dell’autobus. Questo le spiazza, induce a fidarsi e confidarsi”. Per 16 anni segretario del cardinale Attilio Nicora (l’”inventore dell’8xmille”), don Falchetto, tornato in diocesi nel 2019, nel suo ruolo attuale ha spesso a che fare con i numeri e i bilanci da far quadrare.

Finché “un caro amico con cui sono cresciuto e che come me è appassionato guidatore, stava organizzando la trasferta veronese alla Gmg (16 pullman con 50 ragazzi ciascuno, ndr.) così mi ha proposto di essere uno dei 32 autisti. Ho accettato la sfida e non me ne pento. Con lui ci alterniamo alla guida, tre ore a testa. Capita nei lunghi, monotoni, tratti di autostrada che cali l’attenzione, allora tiro fuori questo piccolo Rosario di corda che tengo in tasca. E’ un regalo di alcune suore di quando sono diventato prete. Lo sgrano e mi dà la carica”.

Raggiungere in pullman il Portogallo a tappe ha messo a dura prova qualche giovane passeggero. “Da Verona a Saragozza non passava mai – ricorda Mattia, uno spilungone di 18 anni – e, costretti nei nostri posti stretti, guardavamo don Cristiano che era lì per portarci alla meta. Come un pastore con le sue pecore”. “La lentezza del viaggio – aggiunge Miriam che di anni ne ha 20 - ci ha costretto a stare fermi e condividere momenti di gioco, canto, preghiera. Ci siamo conosciuti meglio e abbiamo apprezzato il “don” che si è messo al nostro servizio. Fatica e sudore compresi”.

Come dire, a volte il percorso della fede è letteralmente, grazie a don Cristiano, un’autostrada.