Le parole di Pietro. Il Papa: ringiovaniamo l'Europa stanca
Quasi come la goccia che, secondo il famoso detto latino, 'cavat lapidem ' Papa Francesco negli ultimi giorni ha insistito più volte, a ripetizione, nella sua denuncia verso la «cultura dello scarto» e l’«economia speculativa» che sembra dominare il mondo d’oggi. Lo ha fatto anche ieri parlando in Vaticano ai partecipanti al Convegno promosso dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace per riflettere su «una forma emergente di investimento responsabile», nota come impact investing. «È importante – ha ribadito il Pontefice – che l’etica ritrovi il suo spazio nella finanza e che i mercati si pongano al servizio degli interessi dei popoli e del bene comune dell’umanità». «Non possiamo tollerare più a lungo – ha aggiunto – che i mercati finanziari governino le sorti dei popoli piuttosto che servirne i bisogni, o che pochi prosperino ricorrendo alla speculazione finanziaria mentre molti ne subiscono pesantemente le conseguenze». Papa Francesco ha ricordato che «l’innovazione tecnologica ha aumentato la velocità delle transazioni finanziarie», ma ha osservato - «tale aumento trova senso nella misura in cui si dimostra in grado di migliorare la capacità di servire il bene comune». Invece assistiamo alla «speculazione sui prezzi alimentari », che è «uno scandalo che ha gravi conseguenze per l’accesso al cibo dei più poveri ». Anche per questo quindi, proprio per «contrastare l’economia dell’esclusione e dello scarto», - ha ammonito il Papa - è quanto mai urgente «che i governi di tutto il mondo si impegnino a sviluppare un quadro internazionale in grado di promuovere il mercato dell’investimento ad alto impatto sociale».
Ma contro «l’ideologia centrata sul dio denaro », che «mira a scartare due categorie di persone, i bambini, futuro della società, e i vecchi, memoria storica», Papa Francesco aveva parlato nei giorni fa ricevendo il Cda della Fondazione vaticana 'Populorum Progressio' (cfr. articolo a fianco), quando aveva anche sottolineato «il dramma della disoccupazione giovanile, che porta a generazioni di ragazzi senza avvenire, facili prede di dipendenze e criminalità».E parole particolarmente forti contro la «cultura dello scarto» Papa Francesco le ha usate anche domenica pomeriggio, nel discorso pronunciato davanti alla Comunità di Sant’Egidio nella Basilica romana di Santa Maria in Trastevere. Per mantenere un equilibrio «dove al centro dell’economia mondiale non ci sono l’uomo e la donna, ma c’è l’idolo denaro», è «necessario» infatti - ha constatato il Pontefice «scartare cose». Così «si scartano i bambini: niente bambini. Pensiamo soltanto alla quota di crescita dei bambini in Europa: in Italia, Spagna, Francia…». Così, ha proseguito il Papa, «si scartano gli anziani, con atteggiamenti dietro ai quali c’è un’eutanasia nascosta, una forma di eutanasia». Insomma: «Non servono, e quello che non serve si scarta. Quello che non produce si scarta». Ma oggi la crisi è tanto grande, ha aggiunto il vescovo di Roma, «che si scartano i giovani: quando pensiamo a questi 75 milioni di giovani dai 25 anni in giù, che sono “néné”: né lavoro, né studio». E questo «succede oggi, in questa Europa stanca», che - ha esortato il Papa, dobbiamo aiutare «a ringiovanire, a trovare le sue radici». «È vero – ha osservato –: ha rinnegato le sue radici. È vero. Ma dobbiamo aiutarla a ritrovarle».
Sempre parlando alla Comunità di Sant’Egidio il Pontefice ha ribadito che è «dai poveri e dagli anziani» che «si inizia a cambiare la società ». Ma se è vero che «i poveri sono in qualche modo “pietra d’angolo” per la costruzione della società», avviene che «oggi purtroppo un’economia speculativa li rende sempre più poveri, privandoli dell’essenziale, come la casa e il lavoro». «È inaccettabile!», ha esclamato Papa Francesco. E «chi vive la solidarietà non lo accetta e agisce». Ma «questa parola “solidarietà” tanti vogliono toglierla dal dizionario, perché a una certa cultura sembra una parolaccia ». «No! – ha detto chiaro e forte – È una parola cristiana, la solidarietà!».