Vicariato. Il Papa nomina don Ambarus ausiliare a Roma. Sarà il vescovo dei migranti
Don Benoni Ambarus, nominato dal Papa vescovo ausiliare della diocesi di Roma
Don Benoni Ambarus, della diocesi capitolina - parroco dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Valle Muricana e direttore della Caritas di Roma - è stato nominato vescovo ausiliare di Roma da papa Francesco che gli ha assegnato la Sede titolare di Tronto. Lo comunica la Sala Stampa della Santa Sede.
Nato il 22 settembre del 1974 in Romania a Somusca-Bacau e formatosi in seminario a Iaşi tra il 1990 e il 1994, don Ambarus nel 1996 ha continuato la formazione nel Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove ha ottenuto il Baccalaureato in Teologia, quindi nel 2001 la Licenza in Teologia Dogmatica presso la Pontificia Università Gregoriana. Come riporta Vatican News l'ordinazione sacerdotale nel 2000 per la Diocesi di Iaşi, poi il ministero sacerdotale esercitato a Roma, nella cui Diocesi don Benoni è stato incardinato nel 2007. Parroco nella capitale, nel 2017 ha poi ricoperto l’incarico di vice-Direttore della Caritas di Roma, che dirige dal 2018.
Don Ambarus: stupore e ringraziamento
Secondo quanto riportato dal Vicariato di Roma in un comunicato don Ambarus ha accolto la nomina con emozione e incredulità. "Non posso che confessarvi - si legge nel testo - il mio stupore per il fatto che il Signore, attraverso la Chiesa ed il nostro vescovo Francesco, abbia guardato alla mia povera persona per questo ministero". Quindi il suo ringraziamento al Signore e al Papa per la fiducia manifestata. Ancora, il nuovo vescovo ha ripercorso gli ultimi anni ed ha aggiunto: "In questi anni, avendo il privilegio di vivere il ministero nella Caritas diocesana, tante volte ho detto, negli incontri e negli interventi: siamo tutti poveri, e io sono il primo povero, cioè mancante, alla scuola del Vangelo dei poveri. Ecco, ho imparato cosa significa mancante, mendicante, cosa significa gridare la preghiera e aspettare la salvezza, cosa significa credere e affidarsi. Allo stesso tempo – ha concluso – ho imparato da loro, veri maestri di vita, che ogni morte e caduta è garanzia di risurrezione, di salvezza. Ecco, con tutti i doni abbondanti vissuti, vivo la consapevolezza che si aggiunge grazia su grazia rispetto al ministero a cui sono chiamato".